di Patrizia Caiffa – Marettimo, nell’arcipelago siciliano delle Egadi, è una piccola isola “che non si fa conquistare facilmente”, come amano dire gli isolani. E questa sua caratteristica l’ha preservata finora dalle incursioni della storia e dal turismo di massa attuale, quel mordi e fuggi che consuma i luoghi senza troppo apprezzarli né preservarli.
Perché Marettimo sembra un pezzo di Dolomiti o del Gran Sasso che si innalza sorprendentemente nel blu assoluto del Mediterraneo.

Il suo nome in greco in greco “Jera” e in romano “Hiera” significa “l’isola sacra” e la morfologia così montuosa rende evidente il perché di poche conquiste. L’etimologia attuale probabilmente proviene dall’arabo o anche dal timo sull’isola. Lo scrittore inglese Samuel Butler pensava che Marettimo fosse l’immaginaria Itaca dell’Odissea di Omero, mentre certa è la fugace presenza romana, greco-bizantina e normanna che si scopre percorrendo i tanti bei sentieri per il trekking.
Il delizioso agglomerato urbano di case bianche con porte e finestre blu ricorda un po’ la vicina Tunisia ed è concentrato in un unico punto, tra il porto vecchio e il porto nuovo.

Poco più di un centinaio i residenti in inverno, mentre tutti gli altri (circa 450) si trasferiscono a Trapani per far studiare i figli e per una vita con più facile accesso ai servizi sociali e sanitari. Per poi tornare in estate per lavorare intensamente durante la stagione turistica, che qui dura da maggio ai primi di novembre.
L’isola più lontana delle Egadi – dopo Favignana, Levanzo e la piccola Formica (sede di Mondo X, comunità di accoglienza per tossicodipendenze) – è anche quella che più risente dei venti che soffiano da tutte le direzioni e più smuovono il mare, a tratti è molto profondo e quindi più agitato. Gli aliscafi ci arrivano ondeggiando molto, anche in estate.
In inverno è frequente che i traghetti non arrivino – e con essi i rifornimenti di beni essenziali – e le forti mareggiate raggiungono quasi le case. Per fortuna c’è un centro medico, un elisoccorso e una caserma dei carabinieri, ma i bisogni delle isole minori sono sempre tanti.
Nella bella stagione, invece, Marettimo viene tirata a lucido per ospitare un turismo rispettoso e amante della natura a tutto tondo (mare e montagna), con la possibilità di percorrere itinerari per il trekking più o meno impegnativi tra pini, lentischi e piante endemiche che conducono a panorami strepitosi (il castello normanno di Punta Troia dove fu rinchiuso il patriota Guglielmo Pepe, le case romane con annessa chiesina greco-bizantina, la vetta più alta di Punta Falcone o il sentiero costiero della Carcaredda).

Si possono fare gite in barca intorno all’isola alla scoperta delle numerose e affascinanti grotte che racchiudono le leggende locali e del suggestivo faro di Punta Levante che fino a pochi anni fa era ancora abitato da una famiglia.
Si può arrivare a piedi in poche isolate calette per fare il bagno in un mare azzurrissimo che contrasta con il rosa, il beige e il grigio delle rocce carsiche. Per le spiagge migliori e più difficilmente raggiungibili c’è un servizio di taxi del mare.

Molti marettimani hanno tratti normanni e un parlare pacato e sommesso che si differenzia un po’ dai caratteristici modi siciliani, quasi a incarnare la tipicità di un’isola montuosa orgogliosa e inaccessibile, che conserva storie di pescatori e fère (così venivano chiamati i delfini, temutissimi dai pescatori perché distruggevano le reti ed erano una minaccia alla sopravvivenza di intere famiglie), di foche monache – qui chiamate mammarino – di cui sono rimasti (pare) pochissimi esemplari che vanno a rifugiarsi in una grotta con spiaggetta tutta loro, mentre voli di aironi a stormi o volteggi di falchi pellegrini e aquile regalano momenti indimenticabili ai turisti-viaggiatori, incantati da tanta bellezza improvvisa.

Dopo una giornata di mare e trekking sui sentieri – le poche automobili consentite sono solo quelle dei residenti – si può passeggiare tra i vicoli immacolati e fioriti del borgo e poi in serata coccolarsi con piatti tipici del trapanese e pesce nei ristoranti locali, tutti di buon livello. Si alloggia in b&b, case vacanze e residence e si prenotano gite in barca con facilità.
I nostri (collaudati) consigli:
Come arrivare: aliscafi frequenti dal porto di Trapani, durata della traversata un’ora e mezza circa.
Dove alloggiare: B&B “I Delfini” con una bella terrazza sul mare per la colazione;
Cosa fare: “La rosa dei venti”, “Marettimo con Pippo” o “Taxi a mare” per il giro in barca (ma ci sono molti altri barcaioli e le tariffe sono simili). Prezzi: medio-alti rispetto agli standard siciliani ma l’accoglienza e l’ospitalità è buona ovunque. Fuori stagione sicuramente è ancora meglio.