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Home L'altrove

La primavera nei Balcani, tradizioni e leggende

Nei Balcani si usa un piccolo ornamento simbolico chiamato Mărțișor (in Romania e Moldova) e Martenitza (in Bulgaria)

di Anna Radice Fossati
21 Marzo 2022
in L'altrove
Tempo di Lettura: 5 mins read
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©  Pixabay

©  Pixabay

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di Anna Radice Fossati – In alcuni paesi balcanici il primo giorno di primavera coincide con il primo marzo e  proprio in quest’occasione le persone care si scambiano – per festeggiare l’arrivo della bella stagione – un piccolo ornamento, chiamato Mărțișor in Romania e Moldova e Martenitza (мартеница) in Bulgaria.

La Martenitza/Mărțișor, in italiano “piccolo marzo”,  è un piccolo amuleto –  augurio di pace e salute, fortuna e amore – costituito da un filo rosso e un filo bianco che, intrecciati tra loro, possono formare dei bracciali, delle nappe o delle piccole bamboline.

Secondo la tradizione, il “piccolo marzo” si indossa a sinistra, sugli indumenti oppure attorno al polso.

© A. Radice Fossat

Dall’inizio del mese, esso va tenuto con sé finché non si vede un segno di primavera: una cicogna, un albero in fiore o una rondine.

A questo punto, a seconda della tradizione, la Martenitza/ Mărțișor deve essere appesa al ramo di un albero, gettata in un fiume o nascosta sotto ad un sasso, esprimendo un desiderio.

L’usanza di festeggiare l’arrivo della primavera il primo marzo e di scambiarsi la Martenitza/ Mărțișor risale a tempi antichi, probabilmente al IX secolo. Essa affonda le sue radici nelle pratiche e nelle credenze agricole.

Secondo il calendario romano, infatti, il primo mese dell’anno coincideva con marzo, il mese consacrato a Marte, dio della guerra e della primavera.

Le leggende relative a questa tradizione variano a seconda dei paesi. In Moldova, ad esempio, si narra del Sole che era solito scendere a ballare nei villaggi, assumendo le sembianze di un bellissimo giovane, e di un terribile drago che, invidioso di quest’ultimo, un giorno lo rapì e lo imprigionò sotto terra.

Su tutto il pianeta calarono così grande oscurità e tristezza. Dopo qualche tempo, un giovane intrepido decise di partire alla ricerca del drago, per liberare il Sole e ridonare luce e gioia al mondo intero. Passarono l’estate, l’autunno e tutto l’inverno prima che quest’ultimo trovasse la malvagia creatura.

Finalmente, dopo un feroce duello, il primo marzo, il giovane riuscì a liberare il Sole che saltò subito in cielo: la natura si risvegliò e le persone furono nuovamente felici. Purtroppo, tuttavia, l’eroico guerriero non poté assistere alla gioia della primavera e morì. Il sangue delle sue ferite cadde sulla neve e nel punto in cui egli si dissolse nacquero i bucaneve, simbolo della primavera moldava.

Da allora le fanciulle intrecciano un cordoncino di fili bianchi e rossi – il Mărțișor –  in suo onore e lo donano alle persone amate.

©  Pixabay

In Bulgaria, invece, una delle tante leggende sulla Martenitza racconta di Khan Kubrat, il re dei proto-bulgari, che poco prima di morire convocò i suoi cinque figli e fece promettere loro di non separarsi mai, perché solamente uniti avrebbero potuto sconfiggere ogni nemico.

Poco dopo il re morì e i Cazari attaccarono il regno dei proto-bulgari, rapendo la principessa Huba e il principe Bayan. Gli altri quattro fratelli decisero di partire alla ricerca di nuove terre in cui insediarsi con il loro popolo.

Uno di questi, Khan Asparuh – il mitico fondatore dello Stato Bulgaro (681 d.C) – prima di partire fece sapere a Huba e Bayan che, qualora avesse trovato un luogo propizio, avrebbe mandato loro un segnale di fuga: un uccello con un filo d’oro legato alla zampa.  Dopo qualche tempo, finalmente l’uccello arrivò e i due fratelli prigionieri scapparono per raggiungere Asparuh. Legato un filo bianco alla zampa dell’uccello perché indicasse loro la strada, lo seguirono fino al Danubio.

Sulla riva del fiume i Cazari ferirono Bayan con una freccia e il sangue del principe macchiò il filo bianco. Khan Asparuh arrivò proprio in quel momento con i suoi soldati e, dopo una lunga battaglia, riuscì a mettere in fuga i nemici. Il principe, portati in salvo i fratelli al suo accampamento, prese il filo dalle mani di Bayan e ne diede un pezzo a ciascuno dei suoi soldati, raccomandando loro di non strappare mai la parte bianca dalla parte rossa e rendendo così omaggio all’insegnamento del padre, Khan Kubrat.

Secondo la tradizione bulgara, pertanto, la Martenitza simboleggia l’unione di tutto il popolo bulgaro e il benvenuto alla primavera.

Essa, infatti, rappresenta anche un dono alla figura mitica di Baba Marta, in italiano “nonna Marta” : una lunatica vecchietta che, con i suoi cambiamenti repentini di umore, rappresenta il mese di marzo e il suo clima imprevedibile.

In Bulgaria le martenitsi a forma di bambola si chiamano Pizho, il maschio (bianca) e Penda, la femmina (rossa) – ©  Pixabay

Anche in Romania esiste una figura mitica legata alla primavera: Baba Dochia e le leggende che ruotano attorno a questa vecchina sono molteplici.

Una di queste, ad esempio, racconta di un giovane, Dragobete, che si sposò contro la volontà della madre, Baba Dochia. Quest’ultima, fin dai primi giorni di matrimonio, rese un inferno la vita della giovane nuora.

Una fredda mattina, Baba Dochia ordinò alla giovane di recarsi al fiume per lavare un panno nero fino a farlo tornare di un bianco splendente. La missione era impossibile e la giovane, disperata, si mise a piangere in riva al fiume. Gesù, vedendola, ne ebbe pietà e le donò un fiore rosso con cui lavare il panno che, così, tornò perfettamente pulito.

La ragazza fece quindi ritorno dalla suocera e Baba Dochia, vedendo il fiore rosso tra i capelli della nuora, pensò che la primavera fosse arrivata e partì per la montagna con le pecore, coprendosi con nove pelli. Durante la scalata faceva o troppo caldo o troppo freddo. Così, a causa della pioggia e della neve, le pelli di Baba Dochia si inzupparono ed ella fu costretta a togliersene una al giorno. Arrivata in cima al monte, rimasta ormai in camicia, Baba Dochia si congelò e si trasformò prima in ghiaccio e poi in roccia.

Del resto, i giorni dal primo al nove marzo – ovvero i giorni che corrispondono alla scalata di Baba Dochia – sono i più imprevedibili del mese e il tempo può cambiare da un momento all’altro.

Secondo la tradizione romena, inoltre, le donne il primo marzo devono scegliere uno tra questi nove giorni: se il giorno prescelto sarà soleggiato, allora invecchieranno serenamente e il loro spirito rimarrà per sempre giovane.

Milano, Martenitza appesa su uno zaino. © A. Radice Fossati

Queste tradizioni e leggende che accomunano, pur con qualche differenza, alcuni paesi balcanici sono tutt’oggi fortemente sentite dalla popolazione.

Anche in Italia, le comunità bulgare, romene e moldave festeggiano l’arrivo della primavera con balli e canti tradizionali ma, soprattutto, tramite lo scambio delle Martenitzi/Mărțișor. Pertanto, sono proprio questi i giorni giusti per tenere gli occhi aperti, sperando di scorgere uno di questi ornamenti bianchi e rossi appeso a un albero in fiore.

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Anna Radice Fossati

Anna Radice Fossati

Laureata in Filosofia e in Studi dell’Africa e dell’Asia. I romanzi della nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, in particolare “Metà di un sole giallo”, mi hanno fatto appassionare alla storia e cultura africana. Adoro il cinema e ho una passione oscura per le commedie natalizie a lieto fine. Io B-hop perché amo leggere e scrivere, ascoltare storie nuove e raccontarle.

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