di Nadia Boccale – Conoscere la penisola balcanica viaggiando sulle ferrovie secondarie. Sono viaggi originali, pieni di fascino e poesia, ricchi, inoltre, di incontri sorprendenti: è l’esperienza particolare proposta da Marco Carlone. Classe 1989, nato a Torino ma attualmente residente a Firenze, Carlone è autore del libro “Binario Est”, giornalista, video reporter e fotografo (le sue pubblicazioni appaiono su più di 20 testate italiane e straniere). Ma è, soprattutto, un appassionato di treni e ferrovie.

E’ proprio a bordo di un treno, il diretto Veliko Tarnovo-Sofia (Bulgaria), che Marco racconta a B-Hop magazine come è nata la sua passione: “Da bambino andavo in vacanza a Monterosso al Mare, nelle cinque terre; lì c’è una piazzetta bellissima che si affaccia sul mare; proprio sopra la piazza c’è un viadotto ad archi della ferrovia che da Genova va verso Ventimiglia. Io la sera stavo lì, con mia nonna e con un gelato in mano,
mi sedevo su una panchina della piazzetta e guardavo i treni passare sul viadotto, immaginavo dove potessero andare e avevo imparato anche a riconoscerli”.
La sua passione si sopisce durante il ciclo delle scuole medie ma riprende con vigore negli anni delle scuole superiori quando inizia a viaggiare sulle ferrovie italiane.
“Quando uno è appassionato di treni o li progetta o ci viaggia o li fotografa. Io ho iniziato a fotografarli che è la cosa che più mi piace. Ho iniziato a girare prima l’Italia e poi l’Europa per fotografare i treni più vecchi, più strani, più colorati che esistono, insieme al paesaggio, sia naturale che ‘umano’, che essi attraversano”.
Molti dei reportage di Marco si occupano dei paesi della penisola balcanica o dell’Europa Centrale (li ha visitati tutti tranne la Bielorussia).

Come mai questo interesse così specifico?
“Qui, nei Balcani, la maggior parte dei treni e delle infrastrutture richiedono ancora tanto lavoro in cui è necessario l’essere umano, cosa che, in altri paesi, non esiste più. Qui ci sono professioni che in Italia sono scomparse: c’è chi si occupa del passaggio a livello, chi regola gli scambi, chi provvede alla manutenzione delle traversine, chi batte con martelli dal manico lunghissimo i ceppi dei freni, ecc. Ci sono ancora tutta una serie di competenze necessarie per utilizzare rotabili che altrove, in Europa, sono accantonati o demoliti da anni.
Il mio intento di partenza è stato documentare, vedere, toccare con mano i treni che non avrei mai più potuto vedere in Italia”.
Laureato alla triennale in Studi Internazionali (Scienze Politiche) e alla magistrale in Scienze della Comunicazione Pubblica e Politica, Marco, nei suoi lavori giornalistici, insieme ai treni, si occupa anche di ambiente, piccole comunità, conflitti sociali e geografie. Grazie al suo ampio sguardo, che unisce l’interesse per le ferrovie con l’interesse per l’ambiente geo-politico in cui sono inserite, dall’estate del 2020 è diventato accompagnatore di piccoli gruppi con l’agenzia di Turismo Responsabile “Viaggi e Miraggi”.
Le sue proposte si possono trovare nella sezione “Viaggi avventura zaino in spalla” (va bene anche un piccolo trolley da cabina aereo), curati da Filippo Cazzaro. La caratteristica dei viaggi di questa sezione è quella di far conoscere un paese utilizzando mezzi di spostamento locali che, nel caso delle esperienze guidate da Marco, sono, per lo più, treni.

“Nei Balcani ho individuato 4 itinerari che mi sono tutti molto cari e che corrispondono a delle particolari rotte ferroviarie. Sono: Da Venezia a Sarajevo attraverso le montagne della Slovenia, Croazia, Dalmazia e Bosnia Erzegovina; La Romania occidentale; la prima rotta dell’Orient Express; la Bulgaria”.
In Bulgaria la ferrovia speciale protagonista del viaggio si chiama Dobrinishte- Septemvri, dal nome dei due capolinea anche se, dai bulgari, viene chiamata la “Tesnolineika” che vuol dire, sostanzialmente, ferrovia a scartamento ridotto. Attraversa i Monti Rodopi, situati nella parte sud-occidentale del paese. E’ una ferrovia che nasce nel 1915 per ragioni strategiche. L’obiettivo era unire una città che si chiamava Nevrokop (era stata tolta di mano all’Impero Ottomano e inserita, dopo le guerre balcaniche, nel territorio bulgaro) con l’ampio fondovalle del fiume Maritsa.
Per costruire questa ferrovia gli operai impiegarono circa 24 anni lavorando a mano
su ogni metro di linea, come dei veri artigiani, tanto che ancora oggi, nei tunnel, si possono vedere le picconate con cui furono sbriciolate le rocce. Sono 120 km di binari che partono dalla pianura della Tracia (Septemvri) e serpeggiano tra le montagne dei Rodopi impiegando, oggi, circa 5 ore per coprire tutta la tratta. Il percorso non arrivò mai a Nevrokop (oggi Gotse Delchev) ma si fermò prima, a Dobrinishte, ai piedi dei monti Pirin.
Dovendo attraversare un territorio scosceso venne scelto uno scartamento ridotto a 760 mm, ideale per le linee di montagna e ad alta pendenza. Ci sono tantissimi ponti, viadotti, gallerie con delle curve strettissime elicoidali, ovvero curve che si arrotolano su loro stesse come un cavatappi o come alcuni scivoli degli acquapark e che permettono di superare forti dislivelli in pochi kilometri.

La linea ha il primato di avere la stazione ferroviaria più alta di tutti i Balcani, Avramovo, 1267 metri sul livello del mare.
In effetti viaggiare su questa ferrovia è molto emozionante, sembra di essere fuori dal tempo, immersi completamente nel paesaggio e con la possibilità di goderlo pienamente stando nei “balconcini” che si trovano tra un vagone e l’altro, sulla soglia della porta o affacciati al finestrino con il suono del treno che diventa un mantra e il profumo di resina dei boschi che inebria l’anima.
Sulla Tesnolineika, condotti da una vecchia Henschel 75, non si è solamente a contatto con la natura ma anche con la popolazione dei tanti villaggi rurali sparsi nei monti Rodopi.

“Ci sono tante persone che, grazie alla ferrovia, possono vivere e lavorare – prosegue Marco -. Tra le tante storie ce n’è una che mi sta molto a cuore e che, secondo me, è significativa. Nel villaggio di Tsvetino ci sono circa una ventina di donne che ogni mattina si alzano all’alba, mungono le proprie mucche, mettono il latte nelle bottiglie di plastica, se le mettono in spalla e scendono giù alla stazione per prendere il trenino dei Rodopi. Vanno nella prima cittadina più vicina che si chiama Velingrad e distribuiscono tutto il latte che hanno portato.
Fanno il porta a porta, lasciano le bottiglie di latte pieno, prendono quelle vuote e, una volta finito il loro giro, ritornano al loro villaggio con il trenino.
Ogni giorno si portano circa 25/30 litri di latte sulle spalle, una fatica non da poco.
La Tesnolineika che per noi italiani sembra folcloristica, così antica e antiquata, molto lenta (ha una velocità media di 30 km all’ora), per loro è una risorsa essenziale per avere un piccolo reddito.
Per molte persone che vivono nei villaggi dei Rodopi, il treno è l’unica forma di comunicazione”.
Lungo il percorso, nelle varie stazioni, in effetti, c’è un continuo salire e scendere di persone di varie età che portano pacchi e contenitori di tutte le forme e grandezze insieme a cartoni di uova ben posti sui sedili.

E’ usuale ascoltare il capostazione che saluta per nome i viaggiatori come fossero vecchi amici
così come vedere le cicogne a guardia dei loro nidi posti sui pali della luce attorno alle stazioni. La sensazione è che la ferrovia sia un’appendice della vita semplice e quotidiana della gente dei villaggi montani e che sia molto amata tanto da aver attivato, negli anni passati, una battaglia di resistenza.

“Come la maggior parte delle linee regionali a basso traffico, è una linea economicamente in perdita. Le ferrovie bulgare hanno provato più volte a chiuderla. Due ragazzi, Krystian e Ivaylo, due studenti 25enni di ingegneria, appassionati, come me, di treni e di ferrovie, hanno fondato un’associazione per la preservazione di questa linea. Nel 2014 hanno fatto 121 interviste ai passeggeri che prendevano il treno. Hanno poi modellato una tabella oraria che andasse bene per queste persone, per fare in modo che non perdessero il loro essenziale servizio di trasporto. Inizialmente i ragazzi hanno portato la loro proposta ai vari enti territoriali che si occupano della ferrovia ma nessuno li ha ascoltati. Hanno deciso, allora, di puntare più in alto e hanno portato
la loro richiesta al Ministro dei Trasporti che, come in una favola, ha premiato il loro impegno con una medaglia e ha consentito il mantenimento in servizio della linea ferroviaria.
Oggi è una delle poche linee ferroviarie bulgare economicamente in attivo dato che anche nel turismo, pian piano, si sta diffondendo la notizia della sua bellezza”.

Marco Carlone è anche autore di “Binario Est” (Bottega Errante Editore, 2022), un libro nato nel 2020 durante il Covid “quando, in tanti, abbiamo avuto, forzatamente, del tempo libero. Mi ripromettevo da tanto tempo di riordinare gli appunti dei viaggi ferroviari che avevo fatto e nei mesi di lockdown sono riuscito a farlo”. Il libro raccoglie circa otto anni di viaggi ferroviari e di reportage.
“Non volevo parlare agli appassionati di treni – puntualizza – ma raccontare le persone che vivono attorno a questi treni particolari;
raccontare piccole storie legate soprattutto a luoghi di cui nessuno parla, attraverso la lente della ferrovia”.

In treno si viaggia, si incontrano delle persone, si conoscono delle belle storie. La ferrovia, per quanto possa sembrare assurdo, offre uno spaccato potente del paese all’interno del quale è inserita, una sorta di “case study”, passando da uno sguardo micro a uno sguardo macro”.
In Bulgaria, in effetti, la Tesnolineika ha svolto egregiamente la funzione di “case study”. La passione e le competenze di Marco unite ai principi di turismo etico di Viaggi e Miraggi, con la sua rete di contatti con associazioni locali, sono stati un connubio perfetto per conoscere in modo sorprendente un paese di cui non sapevo nulla.
Gli spostamenti in treno si sono uniti ad incontri con centri culturali, all’esperienza di cucinare con le donne del presidio slow food di Kurtovo Konare, alla visita ad una delle più grandi comunità Rom dei Balcani (distretto di Stolipinovo a Plovdiv), alle visite condotte da esperti locali nelle città più grandi.
La Bulgaria, meta ancora lontana dai grandi flussi del turismo, ha una storia ricchissima perché è stata terra di traci, romani, slavi, bizantini e ottomani e oggi offre un caleidoscopio di esperienze ed immagini che vanno dall’archeologia tracia e romana ai monasteri ortodossi, dalle moschee alle imponenti opere brutaliste del periodo comunista, dalle splendide abitazioni del periodo della “Rinascenza” alla street art contemporanea.
Ma soprattutto è terra di relazioni con persone accoglienti e semplici dove ogni incontro è motivo per cantare e danzare.
L’unico problema è che viaggiare crea dipendenza e viaggiare in treno ancora di più.