di Roberta Tito – Quando si visita la Sardegna, in particolare l’arcipelago della Maddalena, la prima cosa che cattura l’attenzione è il maestoso mare e il panorama straordinariamente selvaggio che lo circonda. Mentre ti immergi in questo paradiso naturale, scopri che in quest’arcipelago si nasconde un prezioso pezzo di storia italiana: il Compendio Garibaldino, il luogo – azienda e terreno agricolo – dove visse per oltre 25 anni l’Eroe dei due mondi.
Costituito da più edifici e circondato da un suggestivo giardino di alberi monumentali, un sito ricco di fascino che racconta la vita, le occupazioni quotidiane e le vicende personali di Giuseppe Garibaldi. Per raggiungerlo, devi attraversare un suggestivo ponte che si estende sul mare. Mentre ti avvicini, la fragranza della macchia mediterranea ti avvolge, creando un’atmosfera unica. La fila per entrare nel museo può ricordarti quella dei musei nella capitale, ma è spesso più breve, offrendo un’esperienza più intima.
Appena varchi la soglia, sembra di essere catapultati indietro nel tempo, in un vecchio mulino. Le pareti sono adornate da immagini di Garibaldi, l’eroe dei due mondi che ha scelto l’isola di Caprera come sua dimora. Ci sono luoghi che, si dice, scelgono le persone, e questo è indubbiamente uno di essi.
Camminando silenziosamente, si possono esplorare gli ambienti dedicati alla famiglia di Garibaldi, curati nei minimi dettagli. Una grande foto cattura l’attenzione: quella di suo figlio, ultimogenito, Manlio, che si arruolò nella marina e morì prematuramente all’età di 26 anni a causa di una tubercolosi, come testimoniato dallo scrittore Edmondo De Amicis. La sua salma fu traslata a Caprera, dove le spoglie riposano accanto alla salma del padre.

Poi c’è l’albero genealogico, dove in cima spiccano i due nomi più celebri della storia italiana: Anita e Garibaldi. Anita, la donna tanto amata, che tuttavia non poté mai sposare Garibaldi poiché era stata data in sposa già all’età di 14 anni. Segue la storia delle sue diverse mogli e delle loro vite. L’ultima moglie, Francesca Armosino, morì dopo il Generale all’età di 92 anni. Fu lei che lo assistette fino all’ultimo respiro. In particolare, colpisce la sedia a rotelle che Garibaldi utilizzò dopo la ferita alla gamba, una testimonianza tangibile delle sfide che l’eroe affrontò nella sua vita.
La mostra continua ad esplorare gli ambienti utilizzati quotidianamente da Garibaldi, come la cucina e le suppellettili, offrendo una prospettiva intima sulla sua esistenza.
Ma è nell’ultima parte della mostra che l’emozione raggiunge il culmine, con il letto di Garibaldi, dove l’eroe si spense rivolto verso il mare che aveva tanto amato.

Un aspetto straordinario della vita di Garibaldi è la sua generosità. Desiderava offrire una casa famiglia ai ragazzi più poveri dell’isola, un progetto portato avanti con determinazione dalla sua ultima moglie. Uscendo dal museo, si ha il cuore gonfio di emozione mentre ci si dirige verso il cimitero dove riposano Garibaldi e i suoi figli, insieme alla sua ultima moglie.
Anita, la compagna tanto amata, trova riposo a Roma, al Gianicolo, ma il suo spirito permea ancora questa terra.
Il Museo di Garibaldi nell’arcipelago della Maddalena è un luogo che unisce la bellezza naturale di questa zona con il ricco patrimonio.
È un tuffo nel passato di un eroe nazionale, un uomo che ha segnato profondamente la storia del nostro Paese. La visita è un’esperienza che lascia un’impronta indelebile nella mente di chiunque abbia l’opportunità di viverla.