Perfino tra i rifiuti si può trovare l’”oro” per provare ad uscire dalla povertà. E’ l’esperienza che accomuna molti catadores da rua in Brasile, i più poveri e discriminati tra i poveri, il cui unico mestiere informale è raccogliere l’alluminio per rivenderlo, per pochi reais, alle imprese che riciclano materiali. In Brasile sono stimati dagli 800 mila ad 1 milione di catadores de lixo che recuperano, rovistando tra la spazzatura, alluminio, vetro, plastica, carta, circa il 10 e il 20% dei rifiuti solidi urbani.
L’alluminio, in particolare, è considerato “l’oro del Brasile”: è infatti il primo riciclatore al mondo di alluminio. E’ in grado di dare nuova vita al 99% dell’alluminio in circolo nel Paese. Anche grazie a leggi e politiche nazionali orientate al recupero di materiali riciclabili, visto che dal 1989 al 2000, mentre la popolazione brasiliana è cresciuta del 16%, i rifiuti solidi urbani sono aumentati del 56%.
Pangea, fondata a Salvador da Bahia nel ’96, ha riunito nella rete CataBahia una decina di cooperative che danno lavoro a 300 catadores, e cercano di garantire loro il salario minimo di 700 reais (250 euro) al mese.
Molti ex catadores, nel tempo, sono riusciti ad emanciparsi dalla povertà e diventare leader delle cooperative. Risale al 2001 il primo convegno nazionale, che ne ospitò 1700. Da allora la categoria non ha smesso di lottare per rivendicare i diritti ad un salario dignitoso e al riconoscimento sociale. Invece di essere considerati lavoratori a tutti gli effetti vengono percepiti dalla popolazione come mendicanti o straccioni.
Purtroppo, invece, la maggior parte dei catadores che si incontrano sulle spiagge di Rio de Janeiro o di Salvador lavorano per conto proprio e guadagnano molto poco: per 1 kg di lattine ricevono dagli intermediari privati da 1 a 3 reais, a seconda dell’offerta. A Carnevale, quando è facile trovare lattine, il prezzo si abbassa.
Nella sola città di Salvador da Bahia – con i suoi 5 milioni di abitanti, di cui il 95% afro-brasiliani – durante la settimana di Carnevale, quando la birra quasi gratis scorre a fiumi come la musica e l’allegria, sono state raccolte 18 tonnellate di lattine. In una sola cooperativa di catadores arrivano circa 45 tonnellate al mese.
Un ambiente di lavoro duro e sporco, quello dei catadores de lixo, popolato di poveri spesso drogati o alcolizzati, ai quali basta rimediare i 5 reais al giorno (meno di due euro) per procurarsi la dose quotidiana di crack. Sporchi e vestiti di stracci, i catadores sono sempre curvi con lo sguardo rivolto a terra o impegnati a rovistare tra la spazzatura per cercare lattine. Anziani, giovani, bambini. Molti sono meninos da rua che vivono in strada per cercare di sfuggire ad abusi e violenze familiari. Invece di andare a scuola, cercano, in questo modo, di contribuire alla sopravvivenza delle famiglie. La maggior parte sono afro-brasiliani, in un Paese dove il razzismo contro i neri esiste oscuramente ma è sottaciuto.
“Ho lavorato due mesi tra 150 catadores nella città di Vitoria da Conquista”, racconta Roberto Paulo Souza, coordinatore del progetto di economia solidale per l’organizzazione brasiliana Pangea, una delle più importanti nello Stato di Bahia per il recupero di alluminio e PVC. “E’ stata una esperienza molto dura e triste. Mi sentivo sempre sporco. Però dovevo conquistare la loro fiducia. Alla fine mi sono abituato anche ai cattivi odori, non li percepivo più”.