E’ la musica la grande protagonista del progetto “Music improves the world”, “La musica migliora il mondo”, messo in opera dalla Caritas di Udine. Un progetto che nasce da un gemellaggio che vedeva protagonisti liceali udinesi, israeliani e arabo-israeliani; i ragazzi, da tempo coinvolti in uno scambio culturale, hanno condiviso nel corso degli anni attività didattiche ed esperienze di vita quotidiana nelle rispettive famiglie di accoglienza, in un percorso comune di riflessione ed educazione alla pace.
Quest’anno la Caritas udinese ha deciso di evolvere e rilanciare il progetto, estendendolo a diversi licei locali, e a studenti greci (già legati alla diocesi di Udine grazie al programma “Gemellaggi solidali”, www.gemellaggisolidali.it) usando la musica come terreno di dialogo. I giovani coinvolti sono studenti musicisti, giovani orchestrali, studenti di conservatorio, coristi, che per dieci giorni, dal 6 al 16 agosto, nella splendida cornice dell’isola di Corfù, vivranno, studieranno e suoneranno insieme sotto la guida di esperti maestri di conservatorio italiani e israeliani che li trasformeranno in una vera e proprio orchestra cosmopolita.
Musica, dal greco moysa, l’arte per antonomasia delle Muse, le Divine. Musica, un tessuto connettivo fatto di note, fili intangibili che uniscono il mondo. Una lingua viva comune, un esperanto di scale armoniche che permette a Paesi, realtà, persone lontane di camminare gli uni verso gli altri e di dialogare, conoscersi, crescere.
E la musica è una sorta di chiave passepartout, un nobile lasciapassare che permette di arrivare al cuore del progetto; il dialogo, il confronto fra giovani provenienti da aree di conflitto, e giovani, italiani e greci, che nel cuore dell’Europa vivono situazioni di profonda fatica generata da una crisi economica che dura ormai da anni. Grazie alla musica i ragazzi potranno parlarsi, riconoscersi l’uno nell’altro, scoprire che si è parte della stessa umanità in cammino altalenante fra dolore e gioia, povertà e ricchezza, non senso e verità profonda.
“La musica da sempre riveste un ruolo educativo nella storia delle società e delle civiltà. Sia perché è strumento di espressione collettiva e di trasmissione della tradizione culturale; sia perchè momento di formazione personale”, racconta a b-hop Davide Pittis, professore di conservatorio, uno dei responsabili del progetto. “E solo la musica poteva realizzare la magia di unire realtà così diverse”, continua sorridendo. “I ragazzi suoneranno brani della tradizione classica italiana, che avranno la funzione di creare un “terreno” musicale comune. Ma verranno realizzati anche pezzi con strumenti tradizionali locali. Ad esempio il buzok, un mandolino a sei corde con una lunga canna, è uno degli strumenti fondanti la musica palestinese. Che poi è identico al bouzuki greco, che è alla base della splendida musica popolare greca, in particolare del rebetiko. La musica è davvero un minimo comune denominatore umano; permette di trovare delle uguaglianze inaspettate che ci rendono più vicini, e quindi più umani”.
Alla fine dei dieci giorni del campo musicale, la sera di ferragosto, si terrà nella cattedrale cattolica della bella Kerkyra, capoluogo di Corfù un concerto conclusivo aperto al pubblico, dedicato alla pace. Un concerto che sarà uno scambio di amicizia, un dono gratuito, fatto di corde pizzicate, di tasti battuti, di anime nate dai polmoni e spinte nelle canne degli a strumenti a fiato, che per magia diventano suoni perfetti.
“Music improves the world” è davvero un grande progetto; perché mette insieme persone diverse, alcune delle quali appartenenti a popoli in conflitto. Perché appiana le differenze con segni simbolici come le note. Perché svolge la sua naturale funzione di armonia, il cui ruolo è quello di connettere, di collegare in una proporzione raffinata. Perché la musica migliora il mondo.