Solo una dieta basata su alimenti vegetali procura e mantiene la salute: è questo, in estrema sintesi, il messaggio che T. Colin Campbell, professore di Nutritional Biochemistry alla Cornell University e collaboratore della National Academy of Scienze, trasmette in “The China Study” insieme al figlio e co-autore Thomas M. Campbell, un libro che con un linguaggio chiaro e comprensibile segna un punto fermo e scrupoloso, scientifico, nell’approccio al cibo.
Le pagine raccontano i risultati di uno studio epidemiologico durato 27 anni: realizzato in collaborazione con diverse università, fu avviato in seguito alla morte per cancro del capo del governo Zhou Enlai, con l’intento di raccogliere il maggior numero di informazioni e scoprire nessi e cause non conosciute della malattia; ha coinvolto 880 milioni di persone residenti in Cina e circa 650 mila operatori. Insomma, non bazzecole.

Dalla pubblicazione, risalente – in Italia – al 2011, il libro è diventato un caso letterario non soltanto per numero di copie vendute, soprattutto grazie al passa-parola, ma anche perché ha sollevato un ampio dibattito, tra interesse e critiche. Su questa scia, il Gruppo Macro (editore del volume) ha deciso di organizzare un Tour aperto al pubblico (che ha già toccato Torino e Rimini; le prossime date: Bari, 6 giugno; Milano, 14 giugno; Bologna, 12 settembre; Roma, 26 settembre; Abano Terme in ottobre, con la partecipazione di Campbell; per iscriversi ai prossimi appuntamenti o leggere i report di quelli passati, cliccare qui).
“Siamo quel che mangiamo”, affermava un paio di secoli fa il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Oggi possiamo sicuramente dire che il nostro benessere è fortemente collegato a quello che mettiamo nei nostri piatti: è “proprio il consumo delle proteine animali a far insorgere una serie di patologie che possono essere prevenute basando la propria alimentazione soprattutto su cibi vegetali”. La nostra “tavola” non potrà mai più essere la stessa (già è cambiata per oltre 1 milione di persone, diventate vegetariane; e l’Italia è il secondo paese al mondo per numero di veg, in proporzione alla popolazione complessiva, il primo è l’India).
Lo spiega Michela De Petris, uno degli ospiti del Tour, medico chirurgo: “Per ognuno di noi, la medicina più potente è il cibo. Possiamo sempre migliorare la nostra alimentazione e la prognosi migliora sempre, qualunque sia la situazione di partenza, una malattia oncologica piuttosto che il reflusso o la necessità di normalizzare la glicemia o regolare il colesterolo. Ovviamente non si tratta solo di togliere le proteine animali ma di inserire gli alimenti giusti: a base vegetale, integrali, naturali. Pochissimo sale e niente zucchero bianco (poco, di canna integrale). Ci si avvia così ad un’alimentazione sana, etica e pacifica”. Sulle critiche più comuni, è pronta a rispondere: “E’ un falso mito che le proteine animali siano ‘nobili’; in merito a latte e formaggi, è l’evidenza scientifica a dimostrare che favoriscono l’osteoporosi”. Onnivori si può essere, sì, ma l’incidenza delle malattie è maggiore e si dovranno quindi assumere più farmaci.

Rincara la dose, per così dire, il dott. Michele Riefoli esperto di educazione alla salute naturale e dei meccanismi fisici e mentali: informa che dal 2012 l’Asl di Milano ha inserito – come protocollo – la dieta vegana per trattare il diabete di tipo 2. E aggiunge: “Gli sportivi che seguono una dieta veg hanno complessivamente meno traumi e una maggiore velocità dei tempi di recupero. Non solo: registrano un incremento anche delle performance e della potenza”. Lo conferma Massimo Brunaccioni, classe 1985, bodybuilder, personal trainer certificato e atleta di crossfit, diventato vegano da quasi tre anni per scelta etica: “non solo, in effetti, sto meglio ma ho visto dei miglioramenti significativi, come un aumento di 5 kg di massa muscolare e un aumento esponenziale dei livelli di forza/performance”.
Un’avvertenza finale arriva dal dott. Luciano Proietti, pediatra che da anni si occupa di nutrizione e in particolare di vegetarismo, macrobiotica e igienismo: “Sappiamo molto ma non sappiamo tutto. Le linee guida vanno bene ma non bisogna scordare mai che l’alimentazione è, necessariamente, personalizzata. L’unica certezza è che tutti i lattanti hanno bisogno del latte della propria mamma (ovvero di un latte prodotto da un rappresentante della loro specie, non di altre), per il resto le indicazioni devono essere individualizzate, sulla base della storia personale. Le malattie hanno tutte una base infiammatoria e il cibo è un buon modo, sano e naturale, di mantenere il nostro ‘terreno’ non infiammato. Le proteine, specie quelle animali, creano acidosi. Ma anche stare in una stanza, con luce artificiale, ha un’azione “infiammante”“.
Riassumendo, ecco le indicazioni principali per mantenersi in buona salute e/o affrontare disturbi e malattie, emerse dal The China Study Tour: mangiando vegetale (l’ideale sarebbe 1 kg di verdura a testa al giorno) e integrale si assumono tutte le proteine necessarie; sono importanti sia la cottura (è giusto mangiare sia crudo che leggermente cotto) che l’abbinamento dei cibi; integrare la dieta con movimento fisico (l’ideale sarebbe arrivare ad un’oretta al giorno, anche solo di buona camminata) e vita all’aria aperta, approfittando del nutrimento del sole (che va oltre il favorire la sintesi della vitamina D). Sì all’acqua con basso residuo fisso (mangiando, se è un po’ acida non va male). Inoltre, nella nostra dieta complessiva, servirebbe (suggerisce il dott. Proietti) anche una dose di coccole.
[Ndr: per concludere, una – mia – precisazione è d’obbligo: le malattie hanno un senso e uno scopo evolutivo, portano con sé un messaggio per la nostra crescita emozionale e spirituale. Quindi a prescindere dai nostri “comportamenti quotidiani”, se un disagio di qualunque genere ci potrà essere utile per parlarci di noi, per farci vedere – attraverso il linguaggio del corpo – una direzione, un aspetto che non consideriamo o non conosciamo, non ci sarà cibo sano o altro che tenga: entrerà nella nostra vita. Ma nel complesso, mangiare bene e sano significa da un lato onorare la “casa” che abitiamo (ovvero il nostro corpo), trattandola nel modo migliore e più armonico; dall’altro prendersi cura dell’ambiente in senso lato, con un’attenzione amorevole, promuovendo con le proprie scelte di consumo chi si muove nella stessa direzione. Fatti, questi, che implicano una maggiore conoscenza dei fatti e “presenza attiva”, nella consapevolezza della propria responsabilità personale e sociale e della realtà del “tutto è uno”].