di Maria Esposito – Ci sono luoghi avvolti dal mistero dove il tempo sembra essersi fermato e il contatto con il mondo abitato pare non esistere più. I borghi fantasma sono delle realtà presenti in tutta Italia che ultimamente stanno suscitando l’interesse di turisti e appassionati di trekking.
La Calabria è una regione particolarmente segnata dalle emigrazioni e dalle calamità naturali, che hanno spinto gli abitanti ad abbandonare le loro realtà e spostarsi verso luoghi più sicuri.
Chi visita la Calabria spesso si sofferma sulle località di mare, senza sapere che l’entroterra cela dei meravigliosi borghi abbandonati che sembrano catapultarci nel passato.
Due dei borghi fantasma più suggestivi sono Africo e Roghudi, entrambi situati nell’area grecanica e arroccati nell’Aspromonte.

Africo, il “borgo della perduta gente”
Africo è un borgo di origine grecanica che si trova nel cuore dell’Aspromonte. Il suo nome potrebbe derivare dal greco “apricus”, che vuol dire arioso e soleggiato. Il borgo è stato fondato a 700 metri sul livello del mare, posizione che garantiva una particolare protezione dagli attacchi nemici.
Oggi Africo è completamente deserto e immerso nella vegetazione. Dal 14 al 18 ottobre del 1951, il borgo fu colpito da una fortissima alluvione che spazzò via il centro abitato e costrinse gli africesi a fuggire verso il mare, dove fondarono Africo Nuovo. Colpito dalle condizioni di vita aspre dei suoi abitanti, il meridionalista Zanotti Bianco definì Africo il borgo “della perduta gente”.
Recarsi ad Africo dà la sensazione che il filo tra il borgo e il mondo abitato sia stato irrimediabilmente tagliato. Il centro abitato più vicino è Bova superiore, che dista 15 km.
Camminare tra le vie di questo borgo fantasma ci fa piombare in un silenzio totale. Le querce e i castagni secolari dominano il paesaggio, e la natura si insidia indisturbata tra i ruderi.
La piccola chiesa in pietra di San Leo, unico monumento rimasto del borgo, accoglie ogni maggio il pellegrinaggio dei devoti al santo.
Raggiungere Africo non è affatto semplice: negli ultimi chilometri la strada è sterrata e tortuosa e impedisce il passaggio a qualsiasi tipo di veicolo. L’unico modo di raggiungerlo è a piedi.
Seppur abbandonato e difficile da raggiungere, Africo Vecchio non è mai stato dimenticato. L’inaccessibilità di Africo, infatti, non ha fatto che aumentarne il fascino: oltre ad essere meta favorita dagli escursionisti, è stato anche inserito nel Cammino Basiliano e nel Sentiero del Brigante.

Roghudi, terra di leggende
Roghudi è arroccato sulle pendici meridionali dell’Aspromonte. Il suo nome deriva dal greco “rogodes”, pieno di crepacci, o da “rhekhodes”, aspro: è stato infatti edificato in una zona rocciosa e scoscesa. Nel 1971, il borgo fu sgomberato a causa di un’alluvione che fece precipitare in una notte l’equivalente di pioggia che normalmente cadeva in un anno. Rimasero pochi irriducibili, che furono costretti a fuggire nel 1973 a causa di un’alluvione ancor più violenta. Da allora, Roghudi è deserto.
Il borgo di Roghudi è carico di un’atmosfera che intreccia il fascino dell’Aspromonte, l’asprezza della vita locale e le storie tramandate dagli anziani. Non è solo la suggestività del luogo ad attirare i turisti a Roghudi, ma anche le numerose leggende di cui si fa teatro.
Uno dei luoghi più suggestivi è la Rocca del Drago, un grosso monolite che presenta due incisioni circolari descritte dalla leggenda come “Vastarùcia”, caldaie del latte. Queste sarebbero servite a nutrire un drago che custodiva un tesoro.
Camminando per Roghudi, si possono osservare dei grossi chiodi fissati ai muri esterni delle abitazioni, ai quali venivano fissate delle corde che sarebbero servite ad afferrare i bambini dalle gambe per evitare che cadessero dai dirupi. Si narra che molti bambini morirono precipitando dalle rupi prima che venisse adottato questo stratagemma, e alcuni visitatori dicono di aver sentito i loro lamenti durante la notte.
Incantati dalla carica suggestiva del luogo, delle sue storie e delle sue leggende, molti turisti percorrono le strade scoscese che portano a Roghudi. Il borgo può essere raggiunto in auto a partire da Melito di Porto Salvo.
Un’opportunità di andare oltre
Africo e Roghudi non sono gli unici borghi fantasma presenti sul territorio calabrese. L’entroterra ci regala decine di altri luoghi completamente abbandonati che attendono di essere visitati e rivalutati.
Visitare i borghi fantasma ci dà la possibilità di immergerci in luoghi che intrecciano bellezza e abbandono, silenzi e storie che popolano migliaia di anni.
Sebbene non siano semplici da raggiungere, il loro fascino richiama ogni anno turisti che non amano soffermarsi sulle solite mete balneari e hanno voglia di immergersi in luoghi pregni di storia e significato.
Questi luoghi sono profondamente segnati dall’abbandono, ma continuano a vivere grazie alle persone che li visitano.
Chi va in vacanza in Calabria non può perdere la preziosa occasione di visitare questi posti che regalano silenzio, natura incontaminata e storie del passato.