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A Gerano, un piccolo borgo a una quarantina di km da Roma, nel comprensorio Parco dell’Aniene, si svolge ogni anno l’infiorata più antica d’Italia. Risale infatti al 1749 la tradizione di realizzare un tappeto di 350 metri quadrati con petali di fiori e foglie di tutti i colori e generi, una vera e propria opera d’arte in omaggio alla Madonna del Cuore, che qui si venera nella chiesa di S.Maria. Si crede che l’infiorata sia legata al dipinto del 1727 di Sebastiano Conca di Gaeta, ritenuto miracoloso.
Domenica scorsa, 26 aprile, il rito si è ripetuto, tra suoni di campane e al grido di “W Maria”. Meno famosa di altre infiorate come quella di Genzano, ai Castelli Romani, mantiene però intatte le sue caratteristiche di folklore vero, non contaminato dal turismo di massa.
Gli artisti dei fiori compiono i loro disegni la notte tra sabato e domenica. I temi cambiano ogni anno, tranne il rosone con il cuore e il nome di Maria in cima all’infiorata. Quest’anno era dedicata all’Expo 2015, con riferimenti, anche letterari, al cibo e alla natura.
Nel pomeriggio l’immagine di Maria era stata “calata” dall’altare in cui è deposta, incastonata tra quattro colonne e chiusa durante tutto l’anno. Al mattino della prima domenica dopo la festa di San Marco il parroco di Santa Maria, insieme al priore della Confraternita della Madonna del cuore e ai suoi membri – tutti vestiti di bianco con una mantellina celeste – portano il quadro in processione lungo le irte vie del paese, guidati dal vescovo di Tivoli.
Il momento culminante è il “passaggio della Santa” sopra il tappeto di fiori, con la benedizione finale a mezzogiorno. Ancora più suggestivo è il finale serale, la cosiddetta “sciarrata”: i bambini vengono lasciati liberi di giocare sul tappeto, lanciandosi petali e foglie tra risa e gride. Ma il loro compito non sarà solo quello di distruggere la singolare opera: il giorno dopo gli adulti insegneranno loro l’arte dell’infiorata, per tramandare l’antica tradizione.