Cristiani, buddisti, musulmani, induisti, ebrei hanno marciato insieme lungo il Decumano dell’Expo per pregare insieme per la pace. E’ avvenuto ieri a Milano, per ricordare quando il 27 ottobre di ventinove anni fa i leader delle grandi religioni del mondo si incontrarono per la prima volta ad Assisi, città di San Francesco, a pregare insieme per la pace.
Ogni tradizione religiosa ha dimostrato la volontà di mettersi in relazione, tramite parole, danza, canto, musica, immagini. Il pensiero di Papa Francesco, tratto dall’Enciclica “Laudato si’”, ha fatto da cornice all’evento e cucito i passaggi da un intervento all’altro. L’evento è stato organizzato dalla diocesi di Milano e dal Padiglione della Santa Sede.
La tradizione induista, con l’intervento di Svamini Shuddhananda Giri ha illustrato il rapporto Uomo-Dio, attraverso una danza eseguita da una religiosa appartenente a un antichissimo ordine monastico: “La danza è una forma di preghiera e meditazione, pregare e meditare è entrare nel rapporto con il divino. Questo è un momento di dialogo e di confronto e di conoscenza reciproca che fa sparire ogni tipo di ombra. Il cibo non è solo nutrimento del corpo, ma anche il nutrimento dell’anima”.
“Le religioni sono un cibo essenziale e aiutano a costruire la pace e l’armonia tra i popoli che tutti stiamo cercando”, ha detto a nome dei cattolici monsignor Luca Bressan, della diocesi di Milano. Lo spirito dell’evento, ha proseguito, è “la volontà delle diverse religioni di lavorare assieme”.
Il tema del rapporto tra Uomo-creato è stato affrontato dal rabbino della comunità ebraica di Milano Elia Richetti. “Finora abbiamo parlato soltanto di ciò che riguarda l’alimentazione – ha detto Richetti – adesso parliamo del rapporto dell’uomo con tutto ciò che lo circonda, con il creato, la natura e la società utilizzando anche dei testi che fanno parte delle rispettive tradizioni”.
Il pastore della Chiesa evangelica valdese, Giuseppe Platone, ha illustrato il rapporto Uomo-lavoro attraverso l’arte di Van Gogh, il contenuto dei suoi dipinti, la sua storia, ciò a cui rimanda: nel quadro “I mangiatori di patate”, ad esempio, “c’è il mondo intero: questo mancato pastore protestante, pittore, solo negli ultimi dieci anni della sua vita, ha saputo rileggere il lavoro dell’uomo e della donna contadini e ci ripropone l’essenzialità della vita”.
Per i musulmani Mouelhi Mohsen, della Confraternita Jerrahi Halveti, ha parlato degli uomini che Dio manda sulla terra come guide all’uomo, per indicare come comportarsi sulla terra: “Basta andare alla Stazione centrale di Milano e vedere i profughi, o guardare le zattere: sono segnali che Dio ci manda, non manda più profeti siamo noi che interpretiamo i suoi segni. Nutrimento è anche nutrimento delle coscienze per eliminare l’ignoranza su tutto, nutrimento di questo modo di interpretare il nostro ruolo sulla terra”.
Il tema Uomo-corpo è stato affrontato, con l’ausilio delle immagini e delle parole dei sutra, dai monaci buddisti di diverse tradizioni, a partire dagli insegnamenti di Buddha Shakyamuni. Elena Jigetsu Ciocca, Dojo Zen Higan-L’Altra Riva: “Lo spirito che ha animato l’evento è quello di una condivisione volta a generare una maggiore comprensione reciproca e scoprire con l’ausilio dell’espressione non verbale affinità profonde tra espressioni religiose diverse”.