di Alessandra Tarquini – Uno sforzo di memoria. Torniamo al periodo in cui non potevamo uscire, dovevamo indossare una mascherina, non potevamo andare in un cinema o in un teatro, non potevamo raccogliere un oggetto caduto inavvertitamente a qualcuno in strada, o stringere la mano a chi ci stava di fronte. Follia pensare di conoscere qualcuno in un bar e un autentico azzardo lasciarsi andare ad un bacio con uno sconosciuto.
Tutte situazioni in cui ci siamo sentiti a disagio; la nostra rabbia e frustrazione salivano e ci rendevamo conto di quanto la pandemia ci stesse togliendo e quanto dovessimo recuperare appena fosse stato possibile. E allora, oggi che sembra essere tornata una certa dose di normalità è arrivato il tempo di chiederci: quanto siamo riusciti a tornare vicini? Quali azioni ancora non siamo tornati a compiere?
Alcune risposte arrivano dal libro “Di nuovo vicini” (titolo originale “We will be close again”) scritto e illustrato – durante la crisi pandemica- da Ella Frances Sanders; tradotto in italiano da Ilaria Piperno, è pubblicato in Italia da Marcos y Marcos.
Ci troverete disegnate con infinita grazia, azioni del tutto normali prima della pandemia – come andare al cinema, aspettare vicini ad altri alla fermata del bus, dare conforto ad uno sconosciuto, incrociare inavvertitamente le mani di un’altra persona mentre si afferra lo stesso frutto al banco di un mercato, scambiarsi una stretta di mano, abbracciarsi.
Il libro della Sanders è una delle opere poetiche nate dalla crisi. E anche se nel frattempo le distanze si sono accorciate e siamo quasi tornati ad una normalità, l’elenco della Sanders può aiutarci a guardare con occhi nuovi quelle azioni e tornare ad appropriarcene, recuperandone il valore. Ecco l’intervista esclusiva a B-Hop magazine.
Questo libro nasce quando avevi una sorta di dolore nel petto. E la scrittura, insieme alla creazione dei disegni, ti hanno aiutato a lenirlo. C’è ancora quel dolore? Puoi spiegare ai nostri lettori le ragioni di quella sofferenza?
Questo libro è nato nella primavera 2021, in un periodo strano. Tutto iniziava a diventare irreale, e senza fine, e anche se non ero drammaticamente disperata, c’erano giorni in cui mi sembrava di poter a malapena ricordare cosa provavo nel fare alcune cose, compiere alcune azioni. Sentivo di non avere la certezza che alcune di loro sarebbero potute accadere ancora.
Siamo soliti pensare che la “mancanza” riguardi il passato, invece io sentivo in modo schiacciante che mi mancava il futuro.
E questo era una grande parte del dolore a cui mi riferisco nel libro. Il dolore si è certamente attenuato – semplicemente pensando con più speranza e energia al nostro futuro – alla possibilità che ciò a cui arriveremo dopo tutto questo sarà così diverso, più gentile.
Quale delle azioni raccontate nel libro sei riuscita a fare di nuovo?
Un paio di volte sono stata in una piccola libreria, che anche se ridotta nelle dimensioni riesce ad ospitare un bel po’ di persone senza sentirsi schiacciati o intrappolati. Hanno libri sia nuovi che di seconda mano, ed è stato meraviglioso – anche se con un po’ di ansia – iniziare a “srotolarsi” e “districarsi” così.
Quale manca ancora all’appello?
Ce ne sono alcune che non mi sento ancora in grado di fare. Sicuramente quelle in cui siamo troppo vicini l’uno all’altra per un tempo prolungato. Non sono ancora mai tornata in treno, o in bus. Da quasi due anni ormai. Oppure a teatro o in un grande museo o una galleria. Questa situazione ci fa chiedere quanto di ciò che desideriamo veramente sia necessario alle nostre vite.
Sicuramente ti fa capire quando iniziano ad apparire dei “buchi” nella percezione di se stessi.
Da progetto personale questo libro è diventato progetto globale, tradotto in tante lingue diverse. Che effetto ti fa?
L’effetto è strano, poiché ho sempre pensato che ci sarebbero state solo 200 copie di questo libro. Come dici tu, è stato invece tradotto, e attualmente ci sono edizioni americane, giapponesi, tedesche e italiane, tutte con titoli diversi dal mio originale. E’ sempre un grande privilegio quando i tuoi pensieri vengono tradotti in qualcosa che più persone possono capire, e soprattutto spero che il fatto che si trovino a leggere questo libro si traduca in un numero maggiore di persone che riescono a dare concretezza ai propri pensieri. E’ importante trovare le parole da assegnare alle cose poiché anche questa è una forma di cura.
Nella precedente intervista a B-Hop stavi lavorando ad un progetto sulla bellezza. Come procede? Il tuo senso di bellezza è cambiato negli ultimi due anni?
L’ho fatto, sì! Ci ho lavorato molto intensamente e l’ho finito nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Uscirà il 9 agosto con il titolo “Everything, Beautiful: A Guide to Finding Hidden Beauty in the World”). Nelle pagine ho messo tutta me stessa e il mio pensiero.
E’ stato molto strano scrivere di bellezza in questi anni di pandemia.
Ricordo di aver redatto alcune prime idee durante il primo confinamento in Francia, poi quando ho potuto trasferirmi più tardi nel 2020, tutto ha iniziato a diventare molto sfocato in termini di ciò che sarebbe potuto essere: ci è voluto fino a settembre 2021 perché facessi chiarezza e prendesse la forma giusta. Penso, davvero, che in questo momento non dobbiamo metterci fretta.