TeleStrada press è il primo, e anche l’unico al momento, “giornale di strada” siciliano. La redazione di TeleStrada Press è composta da un gruppo di persone senza dimora o in condizione di povertà e disagio, che si trovano ospitate presso la casa di accoglienza “Locanda del Samaritano” gestita dai Missionari Vincenziani di Catania, coordinate dal direttore responsabile, la giornalista Gabriella Virgillito e da un team di volontari.
L’idea di realizzare un mensile di strada, nasce dall’esigenza di fornire alle persone senza dimora o in condizione di disagio legato alla povertà, che fanno parte del progetto un’occasione di riscatto sociale e di riabilitazione al lavoro, oltre che di espressione personale.
Il gruppo della redazione si occupa di redigere gli articoli pubblicati sul giornale, gli argomenti vertono soprattutto sul mondo della solidarietà e del sociale, ma su TeleStrada press si parla anche di cronaca da un punto di vista privilegiato, quello della strada.
I “redattori di strada”, così si sono autobattezzati, sono in grado di raccontare le delicate situazioni di disagio con la sensibilità derivante dal fatto di vivere quello stesso disagio sulla propria pelle. Sono quindi giornalisti attendibili e competenti.
TeleStrada press è un progetto, promosso dalla Locanda del Samaritano, ma totalmente autofinanziato, il giornale viene ceduto a offerta libera: indicativamente la richiesta è di 2 euro, che servono per sostenere e finanziare le spese di stampa, il laboratorio e le attività della redazione, compreso l’aiuto alle persone senza dimora che ne fanno parte e fornire loro un aiuto concreto anche da punto di vista economico.
Acquistando una copia del giornale si compie un gesto di solidarietà concreto, diretto e trasparente nei confronti della povertà estrema a Catania. Da poco TeleStrada Press esiste anche a Palermo, grazie all’Associazione La Danza delle Ombre: altre 3 persone senza dimora ricevono aiuto e sostegno grazie a questo progetto.
La distribuzione del giornale avviene soprattutto nelle parrocchie durante la messa e durante eventi particolari e mercatini. I distributori sono le stesse persone che usufruiscono del progetto, si recano presso il luogo di vendita muniti di un cartellino di riconoscimento e propongono autonomamente l’acquisto di una copia, spiegando la destinazione dei fondi raccolti.
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fonte: TeleStrada press
“Pillole di vernacolo siciliano”
di Vittorio La Rosa (dall’ultimo numero di TeleStrada press)
Rassegna di quei “Modi di dire” che vengono comunemente utilizzati nella parlata corrente e di cui, spesso, se ne ignora l’esatto significato. Di essi ne verrà spiegata l’origine e gli eventuali detti ad essi correlati, seguirà un proverbio e un antico indovinello. Il tutto in dialetto siciliano.
Modo di dire:
Cu’ voli ‘u spassu s’accatta ‘a signa!
Se vuoi qualcosa di bello, di buono, di piacevole, qualcosa che possa arrecarti benefici e/o utilità, disponiti a compiere qualche sacrificio, finanziario o di altro genere. Niente si ottiene con niente e tutto ha un prezzo…
Questo, in sintesi, il significato del modo di dire in analisi; un detto decisamente comune e assai ricorrente nella colorita parlata siciliana.
L’etimo sarebbe legato all’ abitudine in uso all’incirca fino agli anni ’40 del secolo scorso, allorquando, specie nelle famiglie più agiate, non era raro trovare una scimmietta, tenuta a mo’ di animale domestico. Ma, parimenti, c’è da ricordare l’uso di certi spettacoli, allestiti da “artisti da strada”, che prevedevano l’esibizione di animali, in particolare di scimmie, in qualche modo addestrate, per il sollazzo del pubblico presente.
Detto ciò, sappiamo tutti quanto le scimmie siano spesso naturalmente comiche nel loro fare e nelle loro dinoccolante movenze; pertanto l’animale costituiva un autentico e assodato motivo di “spasso” e divertimento per quanti lo osservassero: e ciò valeva tanto per gli abitanti delle case private che possedessero l’animale quanto per le folle di avventori che assistevano agli spettacoli in strada.
Ma di fronte a questo aspetto simpatico e foriero d’ilarità, tenere una scimmia comportava degli oneri: alimentazione, pulizia, visite mediche, etc. tutto ciò, oltre il costo d’acquisto iniziale.
E’ dalla summa di queste considerazioni che deriva il nostro modo di dire.
(da: “Torna parrinu e ciuscia…!!! ” di C. Sapienza)
Proverbio:
“Nun ti fari cumannari mai, pirchì cu è cumannatu è chiu tintu rò vastuniatu”
“Non ti fare comandare mai, perché chi è comandato è peggio del bastonato”
La libertà dei propri pensieri e delle proprie azioni è il bene più prezioso per l’uomo. Mai, dunque, farsi comandare come le bestie; meglio essere bastonati (o torturati) per le nostre idee che camminare con la cavezza come i muli.
(da: “Munnu ha statu e munnu è. La saggezza della Sciabbica” di C.Di Pietro e V.Lucca)