di Daniele Poto – Lo sport italiano, parte della società civile, non è meno immune dalle contraddizioni del vivere quotidiano in Italia.
L’assenza di una vera strutturale pratica sportiva nelle scuole, non affidata al rifugio del privato, i contrasti tra il Coni e Sport e Salute, la problematica messa a regime dell’Olimpiade bianca di Milano-Cortina del 2026 (con la prefigurazione del’escalation di costi non previsti), sono solo alcune delle contraddizioni di un sistema che pure è vitale.
Se proviamo a dimenticarci del calcio (mancata ammissione ai recenti mondiali, scandalo Juve, ricatti degli ultrà, situazione pre-fallimentare dei bilanci dei principali club di serie A) l’isola felice viene dalle sacche dello sport dilettantistico con diretto riferimento ai giovani talenti a quello che potrà essere il risultato per la nazione all’Olimpiade 2024.
E qui i motivi di soddisfazione non mancano, in gran parte ancorati alla sana provincia dove è più facile allenarsi, gareggiare, far convivere un’attività studentesca e/o lavorativa con una pratica sportiva ad alto livello.
Non è un caso che provenga dal vivaio della feracissime Marche Sofia Raffaeli, l’asso pigliatutto della ginnastica ritmica, la prima italiana a vincere una medaglia mondiale nella ritmica, poco più che diciottenne, onusta di podi e di riconoscimenti.

E’ una ragazza semplice che dedica al suo sport sette ore al giorno. Praticamente si allena tre volte di più di un calciatore professionista senza approdare che ad una piccolissima infinitesimale particella dei suoi guadagni. Memorizzate questo nome perché farà parlare ancora molto di sé, anche vista la giovane età.
Sua coetanea ma in diverso contesto è Benedetta Pilato, nuotatrice, ranista, emersa da un contesto impiantistico molto più complesso, in Puglia. Fenomeno delle brevi distanze che si sta progressivamente trapiantando su quelle olimpiche in previsione 2024.

TELEREGIONE COLOR, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=121895787
Per il taglio naif, per l’improvvisa esplosione della pubertà, è il soggetto che più ricorda la Novella Calligaris degli anni ‘70. Ovviamente vista la maggiore universalità del nuoto il compito della Pilato per farsi largo nel ranking mondiale sarà enormemente più impegnativo, quasi una montagna da scalare, ma non del tutto proibitivo.
Dopo un anno di stasi tra i giovani fenomeni in sboccio inseriamo anche Larissa Iapichino, poco più che ventenne saltatrice in lungo, figlia d’arte (sua madre è Fiona May) che ha recentemente sfiorato i sette metri tornando perentoriamente alla ribalta. Un altro talento puro incondizionabile che, sotto le cure del padre, promette una stagione all’altezza delle aspettative.

Come si legge per le citazioni precedenti lo sport femminile sopravanza quello maschile come mostra anche la ripartizione delle medaglie nei grandi contesti internazionali.
Ma qui vogliamo citare, per pari opportunità, anche un grande talento maschile, ancora del tutto emerso, che nella scherma mostra una irresistibile crescita esponenziale nel fioretto.
Tommaso Marini, 23 anni, è meno noto dei tre precedenti fenomeni ma, a detta dei tecnici, è in grande crescita, rimontando ranking e gerarchie non solo italiane.

Con l’occhio ai Giochi 2024 conservate questo pezzo nel cassetto per controllare se siamo stati buoni profeti!
Con imparzialità di appassionati e non solo di semplici tifosi. Componenti del fenomeno sportivo all’Italiana.