di Patrizia Caiffa – Sulla tutela dei diritti umani nel mondo sembra di retrocedere, anziché avanzare. In tanti Paesi aumentano le proteste della popolazione per il caro vita o per chiedere libertà e diritti ma molti governi adottano norme per impedirle o reprimerle con la forza. E’ un mondo dominato ancora dal patriarcato che produce conflitti e repressione e che adotta una doppia morale a seconda delle situazioni. E’ quanto emerge dal Rapporto 2022-2023 di Amnesty international (Infinito edizioni), reso noto oggi. In 575 pagine presenta una panoramica puntuale su 156 Paesi del mondo.
Nel 2022 in 87 Stati (56%) ci sono state proteste di massa per l’aumento dei prezzi e i tagli alla spesa pubblica. In 80 Paesi su 156, il 54%, è stata usata illegalmente la forza nei confronti dei manifestanti pacifici e in almeno 94 Stati (60%) maltrattamenti in molti casi equivalenti a torture.
In 29 Stati sono state emesse nuove norme per limitare le proteste, che si aggiungono ai 67 Paesi del 2021. Sono stati arrestati manifestanti in almeno 79 Stati (51%), ci sono state uccisioni illegali in almeno 33 Stati (21%) e usate armi legali durante le proteste in almeno 35 Stati (22%). Pari preoccupazione c’è per l’uso di armi meno letali in 67 Stati (43%).
E c’è una “ipocrisia degli Stati occidentali” e “doppi standard” nelle risposte ai conflitti e alle crisi umanitarie, all’accoglienza dei profughi e alle violazioni dei diritti umani.
La guerra in Ucraina, ad esempio, ha messo in luce il “doppio standard” dei governi occidentali. La risposta è stata rapida: gli Stati occidentali hanno imposto sanzioni economiche a Mosca e inviato assistenza militare a Kyiv, la Corte penale internazionale ha avviato un’indagine sui crimini di guerra in Ucraina e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato l’invasione russa come atto di aggressione.
“Quello che l’Occidente è stato capace di fare nei confronti dell’aggressione russa e nei confronti della popolazione con grande fermezza e unità di intenti – ha detto Emanuele Russo, presidente di Amnesty international Italia durante la conferenza stampa a Roma – non l’abbiamo mai visto in altri contesti”. Gli Stati dell’Unione europea, ad esempio, hanno aperto le frontiere alle persone in fuga dall’Ucraina dimostrando di essere in grado di ricevere grandi numeri di persone in cerca di salvezza e di dar loro l’accesso alla salute, all’educazione e all’alloggio:
“Al contrario, molti di quegli Stati hanno chiuso le porte a chi fuggiva dalla guerra e dalla repressione in Siria, Afghanistan e Libia”.
Eppure in questo panorama sconsolante sono state almeno 220 le belle notizie accadute nel 2022: eccone 12, simbolicamente una al mese.
1. Egitto, 8 gennaio
Rami Shaat, prigioniero di coscienza egiziano-palestinese, torna in libertà dopo oltre 900 giorni di detenzione senza processo. Protagonista della rivoluzione del 2011, fondatore della sezione locale del movimento “Disinvestimento, boicottaggio e sanzioni”, era stato arrestato il 5 luglio 2019 e accusato di sostegno a gruppo terrorista, minaccia alla sicurezza dello stato e diffusione di notizie false.
2. El Salvador, 9 febbraio
“Elsy”, una donna condannata a 30 anni per un aborto spontaneo, è scarcerata dopo aver scontato un terzo della pena; è la quinta donna condannata per aborto a essere tornata in libertà dal dicembre 2021.
3. Iran, 16 marzo
Nazanin Zaghari-Ratcliffe e Anoosheh Ashoori, cittadini con passaporto britannico e iraniano, vengono scarcerati e partono per il Regno Unito. Erano stati arrestati rispettivamente nel 2016 e nel 2017 e condannati a pene detentive per inesistenti reati contro la sicurezza nazionale.
4. Italia, 4 aprile
La Corte di cassazione conferma, con pena ridotta da 13 a 12 anni, le condanne nei confronti di due carabinieri colpevoli di omicidio preterintenzionale per l’uccisione di Stefano Cucchi, avvenuta nel 2009.
5. Germania, 4 maggio
La Corte di giustizia federale respinge l’appello dell’ex funzionario del governo della Siria Eyad al-Gharib confermando la condanna a quattro anni e mezzo di carcere per aver preso parte a 30 casi di tortura e di grave privazione della libertà ai danni di prigionieri siriani.
6. Ucraina, 20 giugno
Il parlamento ratifica la Convenzione di Istanbul, l’importantissimo trattato internazionale sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e la violenza domestica.
7. Liberia, 7 luglio
Il Senato approva all’unanimità l’abolizione della pena di morte. L’ultima esecuzione nello stato africano risaliva al 2000.
8. Spagna, 25 agosto
Il Congresso approva definitivamente la legge conosciuta come “Solo sì è sì”. La legge ha al suo centro il consenso, che è definito tale “solo quando sia stato liberamente manifestato attraverso atti che, a seconda delle circostanze del caso, esprimono in maniera chiara la volontà della persona”.
9. Cuba, 26 settembre
Con oltre il 65 per cento dei voti favorevoli, un referendum approva la riforma del codice della famiglia, che prevede il matrimonio ugualitario e le adozioni da parte di coppie omosessuali.
10. India, 14 ottobre
L’Alta corte di Bombay assolve il difensore dei diritti umani Gokaraonda Naga Saibaba, ordinando la sua scarcerazione. Arrestato nel 2014, tre anni dopo Saibaba era stato condannato all’ergastolo ai sensi della Legge sulla prevenzione delle attività illegali, solo per aver denunciato la discriminazione ai danni delle comunità native e dei dalit.
11. Russia, 22 novembre
Al termine di una vicenda giudiziaria durata tre anni in parte trascorsi agli arresti domiciliari, la corte d’appello di Komsomolsk-on-Amur conferma l’assoluzione dell’artista femminista Yulia Tsvetkova dall’accusa di “diffusione di materiale pornografico”, per aver creato illustrazioni positive del corpo femminile.
12. Zambia, 23 dicembre
Il 23 presidente dello Zambia Hakainde Hachilema firma l’emendamento n. 25 del 2022 al codice penale, abolendo così la pena di morte nello stato africano. Con lo stesso provvedimento viene anche abrogato il reato, risalente all’epoca coloniale, di diffamazione nei confronti del presidente.