di Agnese Malatesta – Perché una donna al Colle non è una pretesa lagnosa. Eh già, perché è così che sottintendono i tanti e le tante che ‘ma ancora…’, ‘chi impedisce alle donne di aspirare e concorrere?’, ‘che cosa stupida… non conta il sesso, contano le competenze…’, ‘le solite femministe settarie…’.
Si sa già tutto, ce l’hanno insegnato le quote rosa. Come se il patriarcato e il maschilismo fossero delle invenzioni fantasiose e il tetto di cristallo non fosse una vera questione, da combattere con tutti gli strumenti possibili; come se nelle alte sfere dei partiti, praticamente col segno maschile, non si giocasse tutto al loro interno.
Insomma, siamo una società moderna, ripetono infastidite queste menti illuminate, più o meno in buona fede, rilanciando il fatto che le donne non vanno offese con presunte benevolenze solo per via del proprio sesso, si diano da fare invece di chiedere e, quindi, lascino lavorare il manovratore, tanto le donne in gamba non hanno bisogno di appelli e istanze.
Eppure – accanto alla sacrosanta battaglia per la giusta rappresentanza di genere – c’è anche una questione non proprio marginale della vita collettiva che va tenuta presente in questa prossima elezione della più alta carica dello Stato, il fattore culturale.
Cosa potrebbe ‘insegnare’ una donna Presidente?
Mi piace pensare che
potrebbe contribuire ad avviare quel cambiamento culturale che tutti auspicano (a parole) quando c’è un femminicidio, quando si parla di violenza sulle donne e si rivendica (a parole) pieno rispetto per loro.
I cambiamenti culturali però non arrivano dall’alto, hanno bisogno di esempi coraggiosi, di testimonianze e trasformazioni positive, di consuetudini da rompere perché diventino norme e valori interiorizzati.
Ecco, l’elezione di una Presidente donna, potrebbe avere questo valore aggiunto,
quello di spezzare a livello culturale l’immagine sessista della donna, ancora viva e vegeta, che penalizza le pari opportunità.
La presenza dell’autorevolezza di una donna al Quirinale non può che fare bene alla formazione dei nostri figli, soprattutto se maschi.
Sarebbe proprio un bel cambiamento culturale, oltre che politico.
Ma non basta essere donna per diventare Capo dello Stato; questo ovviamente vale anche per gli uomini.
Ma donne competenti, autorevoli e affidabili ce ne sono, eccome. Basta alzare gli occhi e guardare oltre un limite che vorrebbe ancora imporsi come invalicabile.