E’ strano come i popoli si riconoscano già dagli atteggiamenti e comportamenti in volo. Verso est, India o Thailandia che sia, tutti siedono composti e tranquilli, scambiando chiacchiere o silenzi assonnati. Verso ovest, più tropici che equatore, le poltrone dell’aeromobile si trasformano in una “fiesta” di paese movimentata e chiassosa, nella più totale noncuranza dei restanti passeggeri, che subiscono amaramente il caos. L’aereo più pazzo del mondo, secondo la mia esperienza, è popolato di allegri dominicani.
Volo intercontinentale low cost Madrid-Santo Domingo; si lascia l’Europa e si solca l’oceano verso l’isola caraibica, frastornati da un guazzabuglio di voci, risate, liti, urla e pianti di bambini, treccine e orecchini, pance nude e seni in vista, strepiti da mercato aereo innaffiato da lattine e lattine di cerveza a 2 euro e mezzo cadauna.
Il ventenne in treccine, maglietta nera e jeans calati, ha voluto battere il record di birre bevute tra le nuvole, decine e decine. Caro gli deve essere costato, visto che nel low cost intercontinentale gli extra alcolici si pagano. Ondeggia avanti e indietro, passeggia, si siede, ride di una risata assente, gioca con il più piccolo della truppa, ricciolini astuti su un visino ambrato a pochi centimetri dal pannolone.
La giovane madre, capello liscio addomesticato dalla piastra e sguardo adolescente, ogni tanto rovescia il bimbo sui sedili e lo cambia o lo allatta senza il minimo pudore, spiaccicandolo contro la poltrona come fosse un orsacchiotto nero di peluche. Nemmeno l’ozono spruzzato negli aerei contro gli odori riesce ad arginare l’esplodere improvviso di cotanto olezzo post-natale.
Il grassone con la maglietta arancione e il cappello a visiera rovesciato contribuisce invece ai giochi dei più grandicelli, maschi e femmine: ne spuntano a frotte, due, tre, quattro, sei, sette, tanti, troppi…e scorrazzano vocianti lungo i corridoi.
Ma è la dominicana rauca più matura a fare da capobanda a questa orda di unni caraibici. Parla, raglia, si stende a dormire su quattro sedili vuoti, si rialza, chiama un amica ad alta voce, finché non conclude la sua performance con un irato litigio in diretta con la donna del bigodino.
Sì, ho detto proprio bigodino. Un bigodino giallo arrotolato su poche ciocche e issato come un trofeo solitario sulla sua testa di trentenne dai lunghi capelli e finto sorriso seducente. Le hostess e lo steward la ascoltano dire frasi insensate nel suo spagnolo creolo, fissando increduli il bigodino.
Qualcosa mi dice che non è una situazione eccezionale quella che si è creata. Faccio il pieno di tutta la pazienza che posso finché, finalmente, l’aereo atterra serenamente attraversando un tramonto giallo-rosato che si immerge tra le nuvole.
Bienvenidos a Santo Domingo!