(di Giulia Segna) – “L’improvvisazione teatrale non si improvvisa”: così esordisce Danila Stalteri, attrice professionista, fondatrice dell’Associazione StArt Lab e insegnante di teatro. La incontriamo assieme ad alcuni dei protagonisti del corso di improvvisazione, per conoscere meglio questa peculiare modalità di fare teatro.
StArt Lab è al quartiere Tufello di Roma. Costituita nel 2017, si offre al pubblico come spazio culturale e ricreativo, con corsi di teatro, pittura, yoga, lingue straniere e informatica, lezioni di canto, arte terapia, trucco, cucito, tessitura, fitoterapia, laboratori per bambini e tanto altro.
“Improvvisare non è lasciar andare le persone allo sbaraglio e farle esprimere in maniera incontrollata, ma saperle guidare sulla base di un canovaccio indicativo”.
“Ognuno dei corsisti – racconta a B-hop – porta con sé una storia, un vissuto personale che non sempre è in grado di gestire a livello emozionale quando è in scena“.
Romano, Giada, Gabriella, Alessio e Antonella: ognuno di loro ha un modo personale di vivere la recitazione, ciascuno motivato da precise ragioni e desideroso di migliorare certi aspetti del proprio carattere.
In effetti, l’improvvisazione è una modalità recitativa che fa emergere i sentimenti più profondi e tocca determinate corde emotive, per questo bisogna modulare le lezioni in base alle personalità del gruppo.
Per Romano, caporeparto in un’azienda pubblica, il teatro è una costante sfida con se stesso.
“Non sono mai stato molto bravo ad esprimere emozioni e sentimenti – dice – ma da quando frequento il corso di improvvisazione mi sento migliorato. Il mio modo di comunicare è più efficace, perché sto imparando a gestire l’emotività e ad ascoltare l’altro. L’improvvisazione teatrale, che è principalmente saper stare in gruppo, mi sta insegnando il confronto sincero e costruttivo”.
Giada, giovane impiegata, racconta di aver conosciuto il teatro da piccola, ma solo poco tempo fa ha sperimentato l’improvvisazione.
“Per me, che ho problemi con la memoria, questo corso è un aiuto incredibile!” ammette un po’ timidamente. “In effetti, tra le attività più difficili ci sono quelle degli esercizi mnemonici: uno fra tutti, il coordinamento di gesti, suoni e parole che ogni membro del gruppo esprime e che bisogna poi ricordare in sequenza precisa, a distanza di tempo. Difficilissimo ma stimolante. Se ripenso alla vergogna e all’imbarazzo con cui sono arrivata qui, capisco di aver fatto passi da gigante”.
Oggi si dice sicura di sé e molto più rilassata di fronte a situazioni nuove.
L’arte dell’improvvisazione, se ben coordinata, può arrecare sorprendenti benefici:
allevia lo stress, stimola la concentrazione, la memoria e la fantasia, modula la voce, allena la mimica fisica e facciale.
“In ognuno di noi”, prosegue Danila Stalteri, “ci sono limiti e punti di forza che il teatro è in grado di attenuare o potenziare. L’improvvisatore, attraverso gli strumenti del corpo e della voce, deve riuscire a creare una sinergia profonda con i suoi compagni: un buon risultato dipende dalla capacità di ascolto e supporto reciproco, coordinamento, reattività”.
Dunque, se da una parte è rafforzata l’individualità attraverso il consolidamento dell’autostima e dell’autocontrollo, dall’altra è accresciuta la capacità di stare in gruppo, di collaborare, qualsiasi cosa accada in scena.
Gabriella, che si definisce moglie e mamma a tempo pieno, confida che sono stati i suoi figli a spingerla verso questo hobby.
“Un giorno mi hanno presa da parte e mi hanno detto che meritavo un po’ di tempo per me: negli ultimi anni mi sono dedicata quasi solo alla casa e alla famiglia, dimenticando me stessa. Ho finito per trascurare la donna che è in me”.
Gabriella, con aria gioiosa, racconta che questo nuovo modo di mettersi in gioco le sta facendo (ri)scoprire dei lati meravigliosi del suo carattere e della sua personalità.
“L’improvvisazione teatrale sta avendo un effetto quasi terapeutico: qui riesco a concentrarmi in maniera profonda e totalizzante sul mio corpo, le mie emozioni, la mia voce”.
“Suonerà assurdo”, commenta ridendo, “ma anche il rapporto con i miei figli è migliorato! Non solo mi percepiscono più serena e quindi si approcciano in maniera più affettuosa, ma stanno imparando ad essere sempre più autonomi vista la mia assenza”.
Alessio frequenta il liceo, è uno studente di informatica. Alle medie è stato vittima di bullismo, con brutti episodi di violenze verbali e fisiche.
“Mi sentivo debole e inerme, timido ed impaurito. Ciò che mi ha spinto ad avvicinarmi al teatro, e in particolare all’improvvisazione, è stata la voglia di riscatto che ardeva dentro di me: immaginavo che la recitazione potesse aiutarmi nel potenziare l’autostima, ma i risultati sono andati ben oltre le mie aspettative!”.
“Essere al centro della scena come protagonista, accolto e coinvolto dal resto del gruppo calma tutte le mie paure – prosegue -, perché sento di poter esprimere me stesso senza essere giudicato. Libero da ogni ansia, ho l’impressione di essere protetto, in un luogo dove posso manifestare davvero chi sono e cosa penso”.
Oggi, quando cammina per strada o si confronta con qualcuno, è molto più sicuro di sé. “Al teatro devo molto”.
Antonella, insegnante nella scuola dell’infanzia, rivela che ha scelto il teatro perché la tiene occupata e lontana da casa.
“Rappresenta, più o meno metaforicamente, quella tappa fondamentale del tragitto lavoro-casa che mi fa sentire viva: la routine quotidiana, le preoccupazioni e la gestione familiare mi stavano soffocando”.
Giocare le è sempre piaciuto, quindi ha pensato all’improvvisazione teatrale come un modo interessante per divertirsi e migliorarsi, un passatempo educativo, un hobby costruttivo.
“Quando sono qui in teatro e recito, i pensieri negativi scivolano via, abbandono ogni ansia e sprigiono tutte le mie energie positive. Alla fine della lezione mi sento davvero rigenerata”.
L’arte teatrale, in particolare quella dell’improvvisazione, può rappresentare una sfida davvero interessante con se stessi.
Sulla base di un canovaccio molto generico, ognuno dei partecipanti è regista e attore al tempo stesso.
Sceglie il ruolo, la mimica e i discorsi più adatti a quel momento, costruisce e modifica di continuo le relazioni con l’altro, immagina oggetti, inventa situazioni.
Ma non è solo. E sa bene che per raggiungere una performance di qualità, dovrà osservare ogni movimento dei compagni, ed ascoltare ogni loro parola. Tutte le storie messe in scena richiedono un inizio, uno sviluppo ed una conclusione ben definiti.
- Leggi anche l’articolo Alla scoperta dell’improvvisazione teatrale e dei suoi benefici, frutto del lavoro finale di “inchiesta di comunità” realizzato da due partecipanti al corso “Dalle news tossiche al giornalismo di comunità” organizzato dall’associazione B-hop il 10 e 11 maggio 2019 a Roma.