di Margherita Vetrano – Adagiato tra le colline laziali, in provincia di Viterbo, il “Parco dei mostri di Bomarzo” o “Sacro Bosco” è un luogo magico, dal fascino ancestrale.
Voluto da Pier Francesco Orsini, nella prima metà del XVI secolo è un giardino disseminato di figure surreali, scolpite nelle rocce di basalto direttamente in loco, progettato dall’architetto Pirro Ligorio.
Il parco fu abbandonato nel 1585 e riscoperto nella seconda metà del Novecento dalla coppia Giancarlo e Tina Severi Bettini, che si occupò del restauro. Non esiste una effettiva coerenza tra i soggetti scelti né una proporzione tra di loro.

L’enigma intorno all’origine del bosco incantato non è ancora stato sciolto.
L’ipotesi più avvalorata è quella che lo vuole a commemorazione della perdita dell’amata moglie del Signore di quella terra.

Sembra che, Pier Francesco Orsini, detto Vicino, infatti, commissionò il giardino allo scopo di “sol per sfogare il core” rotto (?) per la morte della moglie Giulia Farnese …”
Si differenzia dai giardini all’italiana pur inserendosi nella concezione architettonica-naturalistica dell’epoca. Rimane comunque un’opera monumentale unica nel suo genere.
Il Parco è poco distante dall’omonimo Comune ma l’accesso è consentito agevolmente con mezzi propri.
Sempre nei dintorni di Bomarzo si trova Villa Lante a Bagnaia, coeva del Parco, che sembra avere con esso un legame. Il mistero e la magia sull’origine e la connessione che ammantano questi luoghi ne accrescono fama e fascino.
La visita al Bosco, immersi nella natura, diventa un’esperienza piacevole in ogni momento dell’anno.

Ombreggiato e lussureggiante è un piacevole ristoro dalla calura estiva ma visitato nella bruma autunnale offre una suggestione emotiva unica. Una differente faccia per diverse stagioni.
La visita al labirinto è dettagliata con un percorso ad itinerario, non obbligatorio, che consente al visitatore un’esperienza in linea con l’intenzione del progettista di natura alchemica.
Da Sfinge e Giano ad Ercole e Caco, passando per il Drago, fino al Tempio e alla Rotonda, il Bosco si mostra in un crescendo di bizzarrie che conducono per mano il visitatore.
La casa pendente merita una sosta accurata, sperimentando la prodezza architettonica e la solidità della struttura che ha sfidato secoli ed intemperie.

A metà percorso altra sosta obbligata merita l‘Orco. Scelto come immagine del parco si tratta di una grande testa umana con occhi e bocca spalancati per incutere terrore e rispetto.
La testa cava risulta essere una potente cassa di risonanza per suoni che animano la scultura allontanando i curiosi (!).
L’incisione “Qui ogni pensiero vola“, all’ingresso, rimanda a suggestioni di emotività incontrollata.
Dall’abbandono ai sensi in cui la razionalità è perduta ad un impatto emotivo forte e pauroso in cui la mente non è più in grado di controllare le emozioni, la scelta resta al visitatore.

Diverse altre sono le iscrizioni in sintonia con le sculture e con il senso epico di libertà del luogo.
La visita completa del bosco è quantificabile nelle due ore che possono spaziare oltre, affascinati da un luogo senza tempo.
“Il Parco dei mostri di Bomarzo” è una visita piacevole, a metà strada tra la magia dell’infanzia e l’eroismo dell’età adulta che affascina grandi e piccini.
All’ingresso del Parco, accanto ad un’area picnic, si trova uno spazio per i piccoli, in tema con l’ambiente circostante.
