di Agnese Malatesta – Due ferri da maglia e via: un dritto e un rovescio, un diritto e un rovescio, verso punti intrecciati o traforati, punti a coste o ondulati. Qualunque sia il modello prescelto, il lavoro a maglia apre ad un universo di pace. Prende forma una pratica meditativa che lascia fuori stanchezza e stress, favorisce il recupero mentale.
Un viaggio creativo che predispone al relax, già a partire dal momento in cui si sceglie il colore e il tipo di filo, che sia lana o cotone, su cui si lavorerà. All’estero lo chiamano mindful knitting. Una terapia? Forse, chissà.
Di sicuro sferruzzare a maglia aiuta a meditare e a ritrovarsi in se stessi.
Della “meditazione con le mani” hanno avuto una prova pratica un gruppo di signore, affatto esperte di maglia, che per iniziativa di un’associazione culturale, Le Caprolatte (con sede a Caprarola-Viterbo), hanno partecipato ad un laboratorio di maglia e meditazione, guidate da un’insegnante di yoga.
Un’esperienza di quattro incontri che oltre a provare lo stato meditativo, alla fine realizza anche un maglione.

“Il lavoro a maglia – dice a B-Hop magazine l’insegnante di yoga, Teresa Montalto – è una pratica ripetitiva e proprio come le camminate nel verde si presta alla pratica meditativa.
Si presta cioè ad una concentrazione sulla propria presenza e su ciò che si sta facendo, che come in questo caso è anche qualcosa di concreto, un maglione.
Se ci si riflette, già questo approccio è una sorta di rivoluzione tenendo conto del mondo in cui si vive in cui regna l’immediatezza ad ottenere delle cose e la frenesia”.
Teresa, trentenne, pratica lo yoga da quando aveva 11 anni ed “è stato amore a prima vista”. Una pratica che ha condiviso allora con la mamma per caso: “perché volevamo fare qualcosa insieme”.

Meditando facendo la maglia, è questo fondamentale, si rallentano i ritmi: “In questo modo si può apprendere il riabituarsi a fare una cosa per volta, non tutto insieme come spesso avviene. E’ come una rieducazione a fermarsi. Si sta su sé stessi, sulla propria presenza e basta. Si segue un processo in cui il risultato non è immediato. Va coltivato.
Meditare con la maglia è un concentrarsi sulla lentezza”.
L’apporto più significativo, una volta finita la meditazione nel laboratorio, è come questa esperienza possa essere riportata nel proprio mondo: “questa è la cosa più interessante”, e si vedrà col tempo e con la pratica, sottolinea Teresa.
Lavorare a maglia è un mondo ricco ed affascinante: c’è un ritmo, una ritualità del gesto, che facilita la meditazione; c’è la ripetività dei punti; c’è il contatto tattile con un filo. C’è il silenzio, uno spazio in cu il pensiero rallenta.
E c’è l’oggetto autocostruito, una gran soddisfazione. C’è il vivere nel presente, il “qui ed ora”, prezioso insegnamento yogico.