di Kenji Albani – Nel 2007 è uscito al cinema il film “Into the wild” diretto da Sean Penn, con Emile Hirsch come protagonista. Il film è tratto dal libro di Jon Krakauer “Nelle terre estreme” e parla degli ultimi anni di vita di Christopher McCandless.
E’ una storia vera. Nei primi anni ’90 Chris viaggiò nel Nordamerica con lo pseudonimo Alexander Supertramp.
“Nelle terre estreme”: Jon Krakauer è un giornalista e alpinista statunitense, nei primi anni ’90 lavora per la rivista Outside. Si imbatte in questa storia strana: un rampollo della buona borghesia della capitale federale rinuncia a una carriera in legge per abbandonare la civiltà e girovagare per il continente americano fino a trovare la morte per fame (o avvelenamento) in Alaska all’interno di un autobus abbandonato.

Perché il libro
Krakauer scrisse un articolo in proposito e notando l’interesse del pubblico, oltre che la propria personale curiosità, decise di approfondire l’argomento.
Da questo input scrisse altri articoli finché a metà del decennio fece nuove ricerche e indagini, conobbe i genitori e la sorella di Chris oltre che le persone che l’avevano conosciuto durante il suo viaggio e gli si erano affezionati, e scrisse il libro.
“Nelle terre estreme” è stato pubblicato in Italia dall’editore Corbaccio nella collana “Exploits”, pensata per i libri d’avventura non-fiction, meglio ancora se su biografie di personaggi conosciuti che hanno compiuto viaggi estremi. Oltre all’elegante copertina e alla rilegatura, il libro entusiasma.

Di cosa parla
La narrazione parte dalla morte di Chris nel “Magic Bus” (l’autobus in cui bivaccò nell’estate del 1992 e dove morì) passando per le sue avventure tra i deserti della zona occidentale degli Stati Uniti, il Messico fino al Midwest. E da lì il suo viaggio in autostop per raggiungere il luogo dei suoi sogni: l’Alaska.
Oltre che ad alcune esperienze di vita dell’autore (le sue avventure in montagna),
il libro specula sui motivi che portarono un rampollo di buona famiglia a vivere come un vagabondo.
Chris non era un disadattato, come tiene a precisare Krakauer paragonando il suo esempio a persone che vivevano ai margini della società. Si era appena laureato in un’università privata di Atlanta, lo attendevano gli studi in legge, aveva 24.000 dollari e un’automobile. Ma senza dire nulla ai suoi genitori, da cui si sentiva soffocato e, ispirato dalla lettura di Lev Tolstoj e Jack London, bruciò i soldi e iniziò una vita da nomade.
I genitori di Chris
I genitori, Walt e Billie, non avendo più sue notizie si preoccuparono e ingaggiarono un investigatore privato perché lo ritrovasse. Senza risultato. Solo sua sorella, Carine, sapeva qual era l’animo di Chris ma neanche lei fu rese partecipe dei suoi piani.

La vita di Chris
Chris per due anni (dal 1990 al 1992) visse facendo lavoretti vari, vagando da una comunità di hippy a un’altra. Simpatico e gradevole, a tratti brillante, non raccontava mai di sé. Si presentava come Alex Supertramp. E non solo: paradossalmente, se aveva rotto ogni legame con i genitori, alle persone che conobbe durante le sue peregrinazioni inviava lettere e cartoline.
Alla fine, Chris visse isolato in un pullman abbandonato nel cuore della natura dell’Alaska.
Morì in solitudine di fame quando, a quanto sembra dalle intenzioni che mostrava nel suo diario, voleva tornare alla civiltà e riconciliarsi con i genitori.
La conclusione e il commento
Il libro termina con una spiegazione scientifica di come un giovane sveglio come lui, che si era premunito da ogni rischio, fosse morto di fame: sembra avesse mangiato delle bacche che lo portarono all’avvelenamento fino alla morte per fame seppur mangiasse a volontà.
Commento finale: il libro entusiasma all’inizio, poi dopo un po’ l’attenzione scema, ma resta pur sempre un prodotto godibile come del resto sono i libri nelle terre… letterarie.