di Margherita Vetrano – “Da ragazza il mio interesse erano i giochi della gioventù, non avevo mai pensato di fare l’attrice. Nessuno nella mia famiglia fa questo mestiere. Ho approcciato il teatro al liceo”. Inizia così il racconto di Raffaella Rea, napoletana, che oggi 21 ottobre presenta alla Festa del Cinema di Roma il film Educazione fisica.
Per la regia di Stefano Cipani, “Educazione fisica” rappresenta il suo ritorno sul grande schermo, in un cast all star.
In un Carnage tutto italiano, Raffaella divide la scena con attori del calibro di Claudio Santamaria, Sergio Rubini, Angela Finocchiaro e Giovanna Mezzogiorno.

“L’insegnante di teatro mi parlò dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma e i miei genitori non si opposero a farmi provare, convinti, forse, che non ce l’avrei mai fatta, data la selettività della scuola e l’alta domanda di aspiranti attori” racconta Raffaella a B-Hop magazine. “E invece, dopo alcune fasi di selezione, entrai ed iniziò così la mia avventura nel mondo della recitazione”.
Raffaella ama sottolineare la differenza che c’è tra fare l’attrice ed essere un’attrice, sottile ma sostanziale, perché si considera di una scuola “un po’ artigianale”.
“Combatto tutto ciò che prevede l’arte come sregolatezza e genialità senza dimenticare che in me c’è sempre quel briciolo di follia che mi fa abbandonare certezze e sicurezze e seguire cose che un po’ mi spaventano”.
Raffaella attrice è quella parte più coraggiosa che un po’ scava dentro di sé e un po’ guarda negli altri, si fa tante domande e inizia ogni volta un viaggio diverso. Cerca sempre di avere un paracadute pronto; rischia coraggiosamente mantenendo sempre quella prudenza alla quale è tanto affezionata.

Raffaella è madre di Anna, 7 anni, e Paolo, 3. Quando si parla dei suoi bambini il suo sguardo cambia luce e sorride spontaneamente: “Rispetto i miei figli da quando sono nati. Da subito ho sentito di aver partorito una persona e lascio che siano loro a tracciare la direzione da seguire”.
Se l’amore per i figli è uguale, l’atteggiamento va sintonizzato su ognuno di loro. Raffaella è una madre curiosa, ha seguito corsi di Daniele Novara e altri pedagogisti importanti ed ha studiato per avere delle conoscenze anche scientifiche per riuscire a seguire al meglio i figli.
Come la gran parte delle madri, ama poco delegare: “Mi reputo fortunata ad essere madre e nel mio mestiere, avere una famiglia e dei figli, mi aiuta a dare il giusto peso alle cose. I buoni propositi per l’immediato futuro però sono quelli di riprendermi l’aspetto giocoso ed essere un po’ più leggera”, confida.
Trasferitasi a 18 anni nella capitale, per seguire gli studi in Accademia, Raffaella si misura con un ambiente nuovo ed oscuro. Le certezze e le dinamiche del conosciuto lasciavano spazio all’impatto con una vita adulta che scopriva giorno dopo giorno.
Il mestiere di attrice sposta rapidamente la sua attenzione su aspetti fino ad allora inesplorati.
L’esposizione al giudizio degli altri, a volte esule dalla performance, la manda in crisi fin quando, giorno dopo giorno, riesce a riorganizzare la sua vita.
“Sono una persona che ama la routine e la gentilezza;
nel mio ambiente, in cui cambi continuamente colleghi di lavoro e spazi fisici, non è semplice adattarsi.”
Diplomatasi all’Accademia, viene scelta per un ruolo cinematografico e la sua carriera spicca il volo. Lavora per Carlo Mazzacurati in “L’amore ritrovato”, diventa protagonista in una fiction in TV e la sua relazione con la macchina da presa la rassicura e la incoraggia.
“La macchina da presa è per me una donna accogliente. E’ un luogo protettivo e la propensione è scattata naturalmente.”
Acquietati i dubbi lavorativi e rinfrancata dalle opportunità che le vengono offerte, arriva Anna, sua figlia.
“Anna è stata una gioia immensa, seppur non ragionata. E’ stata una scoperta talmente forte che ha messo in crisi tutto il resto”.
Per circa due anni Raffaella si concentra solo sulla figlia. La sua scelta consapevole ma dettata da uno stato d’animo un po’ deviato dalla situazione contingente le fa dimenticare tutto, anche la recitazione, fino a quel momento sua unica ragione di vita.
Torna al cinema per caso, con “Nour” in cui recita accanto a Sergio Castellitto e porta la figlia con sé, consapevole che quella dimensione può funzionare, conciliando la vita di madre con il lavoro di attrice.
Con la seconda gravidanza le cose cambiano; condividendo con Paolo, poco più che neonato, il lockdown del 2020 il loro legame si rafforza ancor di più.
“Mi sono raccontata che non mi andava di tornare al lavoro ma in realtà avevo paura di cambiare la situazione che si era creata, nella quale stavo bene e mi sentivo protetta!”
Raffaella allontana quella voce interiore che la spinge a riprendere in mano la sua carriera per continuare a fare la mamma. Ci pensa la vita a riportarla al suo primo amore:
“Facevo dei provini per accontentare la mia agente, non ci credevo davvero”, racconta. ” Un giorno vengo chiamata per un ruolo di coprotagonista nel nuovo film di Stefano Cipani, scritto dai Fratelli D’Innocenzo“. Si tratta di “Educazione fisica” con il quale debutta oggi alla Festa del Cinema di Roma.

“Ho avuto subito la sensazione che fosse un momento speciale. Durante il provino mi sentivo bene. Mi piaceva il testo che stavo leggendo; era un copione pazzesco. Gli artisti che lavoravano a quel film mi hanno conquistata e mentre ero lì, ho sentito che si è acceso in me qualcosa ed ho ritrovato la voglia di fare!”
Educazione fisica è un film importante anche per i contenuti. Parla dell’essere genitori e di pregiudizi.
Raffaella interpreta la madre borghese di un ragazzo difficile; si confronta così con il ruolo di madre sul set e in famiglia.
La grande gioia interpretativa, però, riporta a galla i suoi fantasmi.
“Lavorare al film è stata un’esperienza fortissima che mi ha portata ad un punto di rottura. Non riuscivo a far dialogare le due parti di me: l’attrice e la madre. E’ nato un fortissimo senso di colpa, come se, durante la giornata, dimenticassi chi fossi. Non mi riconoscevo più”.

Le difficoltà personali, incontrate sul set, le hanno insegnato a dare spazio ad entrambe. Ha capito che quando una parte prende il sopravvento non significa che l’altra debba necessariamente sparire. Non vuol dire che la prima sia più importante o più vera. Devono semplicemente coesistere.
“La vita ci porta in luoghi diversi, in momenti diversi e non bisogna spaventarsi. Non si deve aver paura nemmeno di ammettere che vogliamo fare una cosa perché ci piace.
Non c’è colpa nel voler fare una cosa per noi stessi e penso che questo sia un esercizio che soprattutto noi madri dobbiamo fare. Prima o poi, ciò che trascuri, chiede il conto”.
Se c’è un augurio che Raffaella vorrebbe farsi, è quello di poter fare delle cose che abbiano un valore per i suoi cari ed essere ricordata da chi ama. “Se proprio dovessi scegliere i momenti in cui essere ricordata, vorrei che fossero quelli di gioia!” conclude.
