Per Giulia era l’occasione che attendeva da settimane, mesi, forse da sempre. Quella notte, la notte del 14 agosto sarebbe stata la sua. La motocicletta era pronta, nascosta sotto un grande telone verde militare. La teneva custodita nel box di famiglia dove, da anni, ormai scendeva solo lei. Ciò le aveva permesso di custodire il suo grande segreto.
Il sogno di una vita, la tanto desiderata Harley Davidson Sportster, con il suo black tirato a lucido, era davanti a lei e, finalmente, le si stava presentando la grande occasione di cavalcarla per la prima uscita in solitaria. La legge di Murphy, almeno in questo caso, aveva funzionato al rovescio: “Se qualcosa può andar male, andrà male”. E tutto, invece, era andato magnificamente bene.
Ad iniziare da Luca, l’amico che dopo averle venduto la moto di seconda mano, le aveva finito di insegnare i rudimenti per domarla da appena un paio di giorni. Ma anche papà Antonio e mamma Lina, i suoi cari ma severi genitori, avevano accettato, dopo parecchi anni di insistenze, un invito da parte di zia Checca per trascorrere qualche giorno al mare, a Ladispoli.
Le abitavano proprio di fronte e sicuramente papà Antonio, che da buon pensionato trascorreva buona parte della sua giornata chiacchierando con il “fidato portiere Salvatore”, l’avrebbe vista sfrecciare e si sarebbe infuriato. Anche il “fidato portiere Salvatore” non c’era, aveva chiuso la portineria e raggiunto la sua famiglia al paese per festeggiare, a base di Pasta Chjina, il Ferragosto. E soprattutto, Ringo, il suo unico amato figlio “nerd”, avuto con l’ inutile ex marito, aveva, inaspettatamente, deciso di interrompere la preparazione all’esame di filosofia morale per partecipare alla festa di una sua compagna di studi. Fuori da ogni sua consolidata abitudine sarebbe addirittura rientrato la mattina seguente. Si erano salutati con l’abituale bacio e le rituali raccomandazioni.
Ma non da parte di Giulia, no, quelle erano tutte di proprietà del nerd Ringo: “Mamma, non dimenticarti di…., telefona a….., innaffiami i …. , etc, etc”. Dopo essersi assicurata di averlo visto salire sull’autobus, era andata di corsa ad effettuare la trasformazione. Ne era uscita dopo una mezz’ora che aveva una vaga rassomiglianza con Beatrix, il personaggio interpretato da Uma Thurman in Kill Bill.
La tuta gialla e nera, comprata anch’essa di seconda mano, non l’aveva mai convinta, troppo vistosa e anche troppo stretta per le sue forme ormai generose, però aveva un pregio fondamentale: quello di non mettere a rischio i magri risparmi accantonati dal magro stipendio di impiegata alle Poste.
Invece il casco integrale, rigorosamente nero e dallo sguardo misterioso, Luca glielo aveva generosamente compreso nell’acquisto della moto. Le tremavano un pò le mani mentre, con un poco di difficoltà, lo infilava. Le tremavano perché l’emozione cominciava a presentare il suo conto.
Lo aveva sempre immaginato quel momento, ma ora che stava per affrontarla, ora che a 53 anni stava per dominare le strade di Roma con la sua Sportster, ora che stava per rivedere Aldo, l’ansia cominciava a giocare il suo perfido ruolo.
Era soprattutto l’incontro con Aldo, dopo anni di lunghe ed intime telefonate, ad agitarla. Giulia, all’epoca, era poco più che un’adolescente. L’aveva conosciuto durante un’altra estate, quella del ’79, in un’altra notte clandestina. Era rimasta quasi sconvolta quando quel bellissimo ragazzo beat, di pochi anni più grande di lei, dai lunghi capelli corvini, con il quale aveva chiacchierato e scherzato tutta la serata, si era alzato ed era andato a lanciare la sua invettiva poetica da quel microfono che, pochi istanti prima, aveva raccolto le parole di un poeta come Ginsberg.
Quando era tornato a sedersi al suo fianco, Giulia era rimasta a fissarlo incantata e già innamorata in religioso silenzio per un tempo che le sembrò essere infinito. Quella notte si erano scambiati ancora tante parole, tante idee, tanti sogni, tante promesse e anche un numero di telefono. Ma la vita, è noto, ha i suoi percorsi imperscrutabili. Non si erano più incontrati, si erano raccontati le loro vite a quel numero di telefono, promettendosi reciprocamente che un giorno, anzi una notte, si sarebbero nuovamente incontrati là dove si erano conosciuti.
E quella notte era finalmente arrivata.
Continua domani…