Stiamo vivendo un’epoca piena di incertezze e le persone, impaurite, sono in cerca di modelli rassicuranti. Purtroppo i modelli rassicuranti propinati dalle nostre società industrializzate tendono a cancellare ogni traccia di individualità per meglio pilotare le masse nelle onde dei mercati.
Cancellare l’individualità significa farci dimenticare chi siamo oppure farci credere che la nostra individualità sia una minaccia o una cosa brutta. Se non pensiamo come gli altri siamo subito etichettati e messi da parte.
La scuola è il primo luogo dove ai bambini non si insegna più a pensare e ad usare la propria intelligenza e creatività. Imbottiti di nozioni preconfezionate dal programma ministeriale, un vero e proprio “software”, essi diventano creature docili, configurate per essere le future rotelline del sistema economico.
Nelle università dove si dovrebbe coltivare l’eccellenza e il genio degli individui, grazie ai finanziamenti delle grandi multinazionali, si preparano milioni di studenti a creare “ricchezza” secondo il modello imposto.
I templi della conoscenza non adempiono più alla loro missione di educare, ovvero di tirare fuori l’unicità, il talento, il genio degli individui.
Diventano i luoghi dove si compie l’omologazione e la cancellazione della creatività, e quindi non possiamo più meravigliarci dell’infelicità dilagante e del mondo che gira come un meccanismo.
Quando un bambino iperattivo ha la sua mente che va a mille giri oppure quando la sua intuizione lo porta lontano dalle molte cose noiose insegnate a scuola, che li si dia il Ritalin! Quando il bambino o il giovane non è motivato a studiare e non interagisce, è considerato “ritardato” oppure “asociale”.
Cosa si fa in questo caso? I genitori un po’ vergognosi, li mettono a lavorare e quindi a produrre, e la ruota continua a girare con grande sollievo da parte di tutti. Questa è la storia di come un potenziale umano diventa un umanoide e entra nella grande fabbrica dei fedeli servitori della “normalità”.
Le istituzioni non vogliono sapere cosa pensano i giovani di loro, né si chiedono se hanno soluzioni alternative da proporre. Boyan Slat, un ragazzo olandese di 19 anni, nel 2013 ha deciso di lasciare gli studi in ingegneria aerospaziale per lanciare The Ocean Cleanup Project, un progetto sullo sviluppo di tecnologie avanzate per contrastare il problema della plastica negli oceani. Attraverso il crowfunding, sta raccogliendo i soldi per potere creare il prototipo perché nessuna università né lo Stato lo sostiene. Emerso con la forza della sua visione e della sua individualità, egli porta una soluzione ai problemi ambientali.
La vera evoluzione delle società viene innescata da individui non-identificati col sistema. Inducono un salto di qualità con dei cambiamenti significativi, con delle soluzioni innovative per quanto scomode.
Penso alle rivoluzioni sociali di un Ghandi o di un Nelson Mandela, a quelle tecnologiche di un Tesla in grado di fornire elettricità gratuitamente a intere città. La Scienza e l’Arte offrono contributi immensi per emanciparci dall’omologazione.
Per quanto un distratto giovane Einstein fu considerato a scuola un “ritardato”, se lui e numerosi altri scienziati del suo tempo non si fossero imposti controcorrente, saremmo ancora all’età della pietra.
Non si confonda individualità con individualismo che è sinonimo di egoismo. L’individualità è la manifestazione dell’unicità dell’individuo, della sua autonomia di pensiero, della sua libertà dai condizionamenti imposti. Non teme di andare controcorrente perché è guidato dalla sua intuizione e visione del futuro, dal suo desiderio di progresso.
In questi tempi incerti, diventa imperativo recuperare la nostra individualità, ovvero la nostra capacità di pensare autonomamente e di esprimere la nostra creatività.
Mai come ora il nostro pensiero è paralizzato dalla televisione e dagli spot pubblicitari. Mai come adesso si corre a fare branco, anche se il branco ideologico, politico, sociale, religioso, medico, economico, sportivo finirà per modellarci a sua immagine, affogando la nostra individualità senza dolore e forse con piacere.
Tutta la nostra storia embriologica mostra il percorso della differenziazione cellulare. Il cancro è la perdita dell’individualità: le cellule tumorali non sanno più a quale foglietto embrionale appartengono, non sanno più chi sono. Ogni organo del nostro corpo collabora con l’altro grazie alla sua unicità e specificità. Insieme sostengono la vita.
Per costruire un destino diverso da quello dell’umanoide, dobbiamo riappropriarci della nostra unicità e dei nostri talenti.
Dobbiamo avere il coraggio dei giganti che l’hanno fatto prima di noi e testimoniare le capacità straordinarie del potenziale umano. Consapevoli della nostra individualità, diventiamo creatori di nuovi mondi.
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