di Rinaldo Felli – Il teatro è chiuso, il teatro è morto! E’ il grido che sale da gran parte degli operatori del settore. La pandemia ha sparato il colpo letale su di un corpo che era già agonizzante. Ma non tutti sono d’accordo su questa narrazione e c’è anche qualche “eroe” che si ribella alla stessa.
E’ sicuramente il caso di Elio Germano che in collaborazione con l’artista e regista Omar Rashid e a cura della Fondazione “Piemonte dal vivo” propone uno dei primi esperimenti mondiali di teatro virtuale.
Oggi i cittadini della Valsusa potranno recarsi presso la libreria “La città del Sole” di Bussoleno per noleggiare, al modico costo di 10 euro, un visore che permetterà loro di assistere allo spettacolo “Segnale d’allarme – Smart watching“, trasposizione in un film di realtà virtuale del testo scritto dallo stesso Elio Germano e Chiara Lagani “La mia battaglia“.
Quindi Teatro che si fa cinema ma che grazie alla realtà virtuale permetterà allo spettatore di assistere ad uno spettacolo disturbante – interpretato ovviamente da Germano e con la regia di Omar Rashid -, comodamente seduto sul proprio divano.

Ma grazie alla visione a 360° gradi ed alle cuffie il tranquillo salotto di casa si trasformerà nella liturgica sala di un teatro, si avrà la sensazione di tornare finalmente a vedere uno spettacolo insieme ad altre persone, spettatori di
un’esperienza innovativa ed unica nel panorama teatrale italiano,
con l’opportunità di cogliere nuovamente l’energia che sprigiona una sala teatrale affollata di sentimenti ed emozioni.
“L’allarme” al quale il fortunato spettatore della Valsusa potrà assistere è quello del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata che si sta rapidamente diffondendo e di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico.

E’ in questo contesto che Elio Germano utilizza ed allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto.
“Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano -. Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili.
Per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì”.
Forse, grazie ad Elio Germano e a tutti coloro che interpreteranno la pandemia non come la sconfitta definitiva ma piuttosto l’occasione per rimettersi completamente in gioco, il Teatro potrà recuperare il suo ruolo fisico e non virtuale tornando a raccontare il nostro tempo attraverso nuovi linguaggi e innovative tecnologie.
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