Della “Carmen” di Enzo Moscato, adattata e diretta da Mario Martone, che in queste settimane è in tournée nei principali teatri italiani, di tutto si può dire tranne che non sia uno spettacolo perfetto. Lo è già entrando in teatro e cercando il proprio posto.
Un dolce suono di risacca vi avvolgerà e vi racconterà subito che sarete ospiti di Napoli, del suo splendido golfo, dei suoi bassi, della sua gente, della sua anima ammaliante e perduta. Lo è quando gli undici elementi dell’Orchestra di Piazza Vittorio, diretti magnificamente dal maestro Mario Tronco, vi entusiasmeranno con la trascinante ouverture di Bizet. E gli stessi musicisti, che come noto sono provenienti da paesi diversi e che quindi apportano all’orchestra le loro diverse culture musicali, riusciranno anche a sorprendervi, saltando all’improvviso dalla buca dell’orchestra al palco per trasformarsi, alla bisogna, in perfetti attori.
Sorprese che regaleranno anche le scene di Sergio Tramonti, con il loro movimento, con quinte e controporte pronte a trasformarsi nei diversi ambienti o con una torre abitata da cantanti, suonatori e da gente in festa che dalla profondità del palco si muoverà, imponente e quasi danzante, verso il pubblico.
Uno spettacolo come questo, ovviamente, si avvale anche di un cast di assoluto valore. In particolar modo è giusto sottolineare la prova di Roberto De Francesco (Cosè) , nel ruolo di uno smarrito soldatino dalla parlata veneta (il De Francesco peraltro è di Caserta), vittima sacrificale di un amore folle nonché totalizzante; e della protagonista assoluta, Iaia Forte, nella parte di Carmen. Una Carmen a cui la Forte dona sensualità, forza, vitalità, una donna passionale che accetta il suo destino finale, diverso da quello dell’opera di Bizet, con il fatalismo che è di Napoli e dei suoi abitanti. Per tutti i 75 minuti dello spettacolo Iaia Forte recita, balla, canta, dando ancora una volta prova generosa della sua versatilità e padronanza dei diversi linguaggi espressivi.
A dirigere questo fantasmagorico helzapoppin, questo ensemble di melodramma, sceneggiata, tragedia greca, musical con sconfinamenti nel teatro di Raffaele Viviani è Mario Martone.
Un mix difficile da armonizzare ma che invece Martone riesce ad ottenere con esperienza e consolidata maestria, aiutato in questo anche dalla colta arte drammaturgica di Enzo Moscato.
E quindi, dove trovare l’imperfezione citata nel titolo? L’imperfezione sta nella ormai sempre più consolidata operazione di recuperare classici, aggiornarli, adattarli per raccontare tematiche attuali.
In questo, come in tanti altri casi, l’operazione, pur funzionando benissimo, lascia comunque l’impressione di non avere regalato allo spettatore nessuna nuova emozione e in particolar modo evidenzia la grande difficoltà che incontra la drammaturgia contemporanea di trovare palcoscenici importanti.
E’ inevitabile chiedersi allora se si tratta di una crisi, peraltro ormai atavica, di autori in grado di raccontare, interpretare l’oggi o se è solo una pura ragione mercantile a far sì che, ad ottenere lo spazio teatrale importante, sia quasi esclusivamente ciò che è facilmente riconoscibile dal grande pubblico piuttosto che il nuovo autore sconosciuto ai più.
Chiunque frequenti oggi il fervido circuito dei teatri off la risposta già la conosce. In questi teatri spesso si trovano proposte drammaturgiche che nulla hanno a che invidiare agli spettacoli presenti nei cartelloni del circuito istituzionale e a cui è necessario offrire la grande occasione.
E’ fondamentale per creare una nuova generazione di grandi drammaturghi e, soprattutto, è urgente, per fare uscire il teatro italiano da una forma di sclerotizzazione, di immobilismo, di paura che rischia di lasciarlo ancora per decenni nella condizione di “bello addormentato nel bosco”.
AAA – Cercasi principessa per il bacio.