Il 20 novembre, salvo ulteriori proroghe, il Teatro Eliseo di Roma, in via Nazionale, subirà lo sfratto.
Non vogliamo entrare nel merito della questione, non vogliamo cercare di capire di chi sono le responsabilità, le eventuali colpe, quali e se di qualità le prospettive.
Vogliamo solamente domandarci come può uno dei più importanti teatri italiani rischi di morire nella quasi totale indifferenza delle istituzioni e della opinione pubblica.
La crisi, si dice. Ma quando una acciaieria è in difficoltà giustamente intervengono le istituzioni, le parti sociali, l’opinione pubblica, si scende in piazza per salvaguardare l’occupazione e la produzione.
E perché quando questo accade per una delle più alte eccellenze della cultura italiana, per un luogo dove si fonda la coscienza civile di una nazione esiste solo silenzio e rassegnazione? E’ forse perché, come postulava un ex ministro dell’Economia, “la cultura non si mangia” ?
O forse perché si ignora ciò che non si conosce?
E allora approfondiamo insieme la conoscenza della gloriosa storia di questo teatro. Già dal nome dovremmo intuirne l’importanza trascendente: “Eliseo” in ebraico sta a significare “Dio è salvezza” . Un posto, quindi, dove si curano le anime. Un posto nato nel 1900 come teatro all’aperto, successivamente trasformato, in occasione della Esposizione Universale, in un vero teatro in muratura. Ma il grande sviluppo arriva nel 1938 quando diventa una sala di 1300 posti.
E’ proprio in quegli anni che ha inizio la storia prestigiosa dell’Eliseo, con la fondazione della prima compagnia stabile privata. Compongono quella compagnia, che debutta il 1 dicembre 1938 con “La Dodicesima notte” di Shakespeare, i maggiori protagonisti della prosa italiana a partire dagli anni quaranta: Gino Cervi, Andreina Pagnani, Rina Morelli, Paolo Stoppa, Aroldo Tieri. Contestualmente viene intrapresa un’altra importante innovazione: vengono costituite le “Stanze del Teatro”. Con l’idea di sottrarre gli attori alla loro vita nomade, l’impresario Torraca compra l’intero stabile per costruire una casa dedicata agli attori. Sorgono quindi piccoli appartamenti, ma confortevoli: all’attico, per esempio, abitava Gino Cervi, il Don Peppone di televisiva memoria. Le stanze divennero un piacevole punto d’incontro per tanti artisti ed intellettuali ma anche un centro dell’antifascismo romano e durante la Resistenza anche rifugio clandestino per oppositori ed ebrei.
Nel 1945 un allora trentanovenne giovane promettente regista fa il suo esordio all’Eliseo: si chiama Luchino Visconti e il successo del suo primo allestimento “I parenti terribili” di Jean Cocteau è straordinario. Si inaugura così un lungo sodalizio che durerà fino agli anni ’60 e che aprirà la strada, insieme a Giorgio Strehler a Milano, alla figura del regista artefice dell’intero percorso creativo.
Altra presenza fondamentale e di antica data è stata quella di Eduardo De Filippo, che per oltre quarant’anni ha calcato le assi di questo palcoscenico. Dagli anni trenta fino agli anni settanta Eduardo fu quasi ospite fisso con un suo allestimento ogni anno. “Napoli Milionaria”, “Questi Fantasmi”, la “Filumena Marturano” interpretata magistralmente dalla sorella Titina, “Natale in casa Cupiello” e tutti gli altri grandi successi del grande maestro partenopeo furono accolti trionfalmente all’Eliseo. Talmente forte il rapporto di Eduardo con questo teatro che nel 1977 festeggiò nel foyer le sue nozze con Isabella Quarantotti.
Ma ancora più legata ed importante per la storia del Teatro Eliseo fu la “Compagnia dei Giovani”. Nacque nel 1954 dall’idea di tre discepoli di Visconti: Rossella Falck, Giorgio De Lullo e Marcello Mastroianni ma successivamente quest’ultimo venne assorbito dal cinema. Si aggiunsero invece presto Romolo Valli, Anna Maria Guarnieri ed Enrico Maria Salerno. Gli allestimenti, firmati prevalentemente da Giorgio De Lullo per oltre un ventennio, rappresentano una traccia indelebile nella storia del teatro italiano.
Tante altre stelle del teatro di ogni epoca e tempo sono stati ospiti con i loro spettacoli dell’ Eliseo di Roma: Proclemer ed Albertazzi, Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi, Luigi Squarzina, Umberto Orsini, Gabriele Lavia, Valentina Cortese, Nino Manfredi, Luca Ronconi Mariangela Melato, Maurizio Scaparro.
Basterebbe forse già tutto questo per sollecitare un moto di profonda indignazione da parte dell’opinione pubblica per ciò che sta accadendo oggi. Ma è anche fondamentale ricordare la storia, i volti, l’intelligenza, la creatività delle tante maestranze che negli oltre cento anni di vita con la loro passione lo hanno reso vivo. Dai macchinisti, alle maschere, ai tecnici luce, alle cassiere. Tutti hanno contribuito nella stessa misura affinché il sipario del Teatro Eliseo continui ad alzarsi ogni sera “per rendere verosimile ciò che è inverosimile “.