(di Michela Balbi, corrispondente b-hop a Johannesburg) – In Sudafrica, per i bambini disabili della fattoria Elvira Rota village della Ong “Little Eden” vent’anni fa accadde un piccolo miracolo. Che, come tutti i miracoli, nasce da un desiderio: quello di poter creare qualcosa con le loro mani.
I bimbi della fattoria nella savana si muovono in un modo un po’ disarticolato, a volte convulso, a volte frenato da qualche ostacolo che si frappone tra il loro gracile corpo e il cervello.
Peter, il vecchietto tuttofare che gestisce la fattoria, ricorda che quando nacque la Ong (Organizzazione non governativa) provarono ad insegnare ai bimbi ogni tipo di lavoretto. Ma la manualità di questi bambini non consente loro di tagliare carta o stoffa, oppure cucinare: frutta e verdura sono troppo fragili nelle loro mani.

Cosí Peter e i fondatori di “Little Eden” pensarono:
“Ci vorrebbe un frutto duro, su cui i bambini possano intervenire senza spappolarlo… Come le mandorle, o ancora meglio le noci”.
Ma in Sudafrica non ci sono alberi di noci.
Eppure…
Peter decise di chiedere consiglio al proprietario terriero che possedeva moltissime terre nei dintorni della fattoria. Lui conosceva bene i terreni locali e le coltivazioni…
Andò a trovarlo. Presero insieme un tè, chiacchierarono… e alla fine la domanda che stava tanto a cuore a Peter: “Credi che possano crescere alberi di noci nei nostri terreni?”. La risposta, dura e secca:
“Impossibile. Non è il terreno adatto”.
Mentre Peter si stava avviando verso l’uscita della proprietà, incontrò un giovane uomo che, proprio in quel momento, stava entrando. Sorrideva. Si sono salutati senza conoscersi.
“Non hai l’accento di queste parti. Cosa ti ha portato sino a qua?”, domandò Peter.
“Sono un ricercatore americano. Sto facendo un dottorato come agronomo. Studio alberi particolari e vorrei chiedere al proprietario di questi terreni se mi dà il permesso di fare un esperimento”‘.
“Quale esperimento?”‘.
“Vorrei provare a piantare qui degli alberi di noci americane”‘.
Peter sgranò i suoi grandi occhi azzurri, velati di un luccicore intenso, mentre tutto il viso allargò in un enorme sorriso. Ancora, dopo tanti anni, al ricordo di quel miracolo, si commuove.
Oggi la sua jeep infangata si ferma davanti a un grande bosco, poco lontano da dove dormono i bimbi autistici della fattoria.
Un enorme, bellissimo, incantato bosco di alberi di noci.