Sognare è vivere – di Natalie Portman
Arriva nella nostre sale dopo dieci anni di gestazione Sognare è vivere, adattamento cinematografico di Una Storia di amore e di tenebra del grande scrittore israeliano Amos Oz.
Natalie Portman, qui anche regista e sceneggiatrice oltre che carismatica interprete principale, racconta una storia che non riproduce fedelmente il percorso del libro nelle oltre seicento pagine che intrecciano le vicissitudini dello scrittore, allora bambino, con quelle del novello stato di Israele, sospeso tra tradizioni, cultura, speranze e guerra.
Il film esce dal tracciato del romanzo per costruire un affresco fatto di istanti e di metafore, privilegiando il vissuto materno e l’empatia non solo familiare, ma quasi psico-antropologica tra madre e figlio.
È un lavoro che parla all’anima, in un rimando continuo anche se subliminale al dramma del suicidio della donna, e lo fa con grande trasporto. Nella Gerusalemme dell’immediato dopoguerra, la regista fotografa il non detto, immagina un Oz ancora più intimo di quello che traspare nelle pagine del libro, vede cose che forse neanche lui aveva visto.
Parlando di sguardi, attimi, emozioni, sogni e rimpianti, la Portman non ci consegna la trasposizione del libro, che è tutt’altra cosa, ma ci regala con maestria l’unico film possibile.