di Margherita Vetrano – Al momento possono rientrare a scuola in presenza solo gli studenti con bisogni speciali. Nell’articolo 43 del decreto del 2 marzo 2021 si fa espresso riferimento a questa opportunità. Il rientro in presenza per i soli “bambini H” è previsto con educatore ed insegnante di sostegno.
Venerdì 19 marzo 2021 il presidente del governo Mario Draghi, in conferenza stampa aveva dichiarato: “Per quanto mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire non appena le condizioni lo permetteranno”. Ha precisato però che si parla della riapertura delle scuole per infanzia, scuola primaria e primo anno di secondaria di primo grado.
Con nota 662 del 12 marzo 2021 la Direzione Generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico ha chiarito le modalità per lo svolgimento delle lezioni in presenza per i bambini H recuperando l‘aspetto sociale ed inclusivo precedentemente dimenticato.
I bambini sono riammessi in piccoli gruppi insieme ad alcuni compagni mentre la restante parte della classe continuerà a seguire le lezioni on line.
La norma esiste dunque ma l’applicazione è delegata ai Dirigenti scolastici e alla richiesta da parte delle famiglie che a volte ne ignorano l’esistenza o si perdono nell’iter burocratico.

“Ho dovuto lottare giorno e notte per far ammettere in presenza mia figlia, coordinando le famiglie e interagendo con la scuola” esclama Isabella, madre di Anna, 6 anni, sorda.
“Mia figlia Ginevra si è trovata da sola in classe perché gli altri bambini convocati non si sono presentati”, le fa eco Floriana: “Pur in presenza ha seguito le maestre di sezione in DAD, con uno smartphone, poichè assistita dalla OEPA e dal personale Covid“.
Può capitare infatti che la presenza degli insegnanti di ruolo in classe non sia garantita.
“Mio figlio di 8 anni è tornato a scuola con i soli compagni BES” dichiara Barbara:” Lui è stato contento ma per me è inaccettabile poichè si sottolinea la loro emarginazione!”
In alcuni casi, a tutela degli studenti, intervengono gli insegnanti stessi.
“E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta ed oggi rientriamo in classe coi nostri bambini”, dichiara Manuela, maestra elementare di Roma: “Sono intervenuta in Commissione deliberante con la forza e la coesione del mio team ma abbiamo dovuto lottare per essere autorizzati alla presenza in piccolo gruppo. Conosco questo bambino e la sua storia da due anni e voglio seguirlo personalmente!”
“Ho affrontato un intervento qualche settimana fa ma adesso mi sento bene e sono rientrata per il mio bambino speciale!” sorride Laura, insegnante di sostegno in una seconda elementare.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui si sta affrontando il lockdown con le scuole chiuse.
Nel resto d’Europa la scuola è considerata servizio necessario e pertanto le scuole sono aperte anche in zona rossa.
Domenica 21 marzo 30 piazze italiane si sono unite simbolicamente per difendere i diritti degli studenti. In Piazza del Popolo, a Roma erano in tanti, nonostante il lockdown.
Genitori, ragazzi e bambini hanno ascoltato interventi da parte di virologi, psicologi e giuristi a tutela del diritto allo studio (art. 34 della Costituzione italiana) per riuscire a trovare, insieme, un modo per riprendere una didattica in presenza.

E’ intervenuto anche lo psicologo Paolo Crepet in video messaggio a sostegno della manifestazione.
E’ il secondo anno scolastico di seguito che la scuola viene negata, attribuendole responsabilità non sue.
“La scuola è un luogo sicuro poiché impone protocolli rigidi e scrupolosi, relativamente al distanziamento sociale e all’utilizzo di supporti sanitari protettivi”
è stato ribadito durante la manifestazione: “è molto più semplice controllare i ragazzi a scuola sotto il punto di vista del contact tracing piuttosto che in DAD”
“Quello che più mi ha colpito è la rassegnazione di molti genitori” racconta a B-hop magazine Francesca, mamma di Lavinia e Flavio, presente alla manifestazione. “Sono in tanti ad aver smesso di battersi per una scuola idonea e i figli si adeguano, trovando una zona di confort. Ma sono in pochi a parlare dei danni sociali che si stanno sedimentando.
Il fenomeno degli hikikomori è in crescita, così come i casi di autolesionismo soprattutto nella fascia adolescenziale e nei giovani.

Dalla scuola alle famiglie il movimento per la difesa del diritto allo studio sta crescendo e lo chiarisce la nascita della Rete Nazionale Scuola in Presenza, comitato nel quale stanno confluendo gruppi e famiglie da tutta Italia.
Un’altra scuola è possibile, possiamo ripartire da qui!