“Il sentiero dei profumi” (Garzanti, 2014, 14,90 euro) è uno di quei romanzi che ti fanno sognare, che racconta una storia che ti sembra di conoscere da sempre, che cattura pagina dopo pagina. Una storia che parla di natura, di lavoro e di speranza, in cui antichi mestieri e sogni ti danno quella forza necessaria per guardare al futuro con ottimismo.
Elena, la protagonista, vive a Firenze dove è stata cresciuta da una nonna che le ha tramandato l’antica arte profumiera, insegnandole i segreti delle spezie, la magia dei fiori. E’ una ragazza volitiva e romantica che nasconde però un dolore ed una perdita. Per un capriccio del destino, finirà a Parigi, la città in cui potrà ricominciare a vivere grazie ad un nuovo lavoro e un amore tenace. Il romanzo sottolinea la sua scelta (dedicarsi ad un antico mestiere in via di estinzione, l’arte del profumo, preferendolo alle lusinghe della modernità) e ci ricorda, tra le righe, che questa è una vita possibile, una scelta coraggiosa ma fattibile.
Pagina dopo pagina, si viene rapiti immediatamente da uno stile semplice ed accogliente, che trascina il lettore e lo intriga così tanto da non lasciargli scampo fino all’ultima riga. Si sente il profumo (in tutto il doppio senso) di Suskind, così come anche qualche nota del francese Nicolas Barreau. Ma non solo. E’ vero, è solo un racconto di fantasia, c’è sempre una sorta di finzione scenica… eppure, intervistando la sua autrice, Cristina Caboni, scopriamo che c’è anche molta verità autobiografica.

Cristina vive in provincia di Cagliari con il marito e i tre figli. Spiega: “Devo confessare che Il sentiero dei profumi racchiude un po’ della mia vita. Infatti l’idea del romanzo nasce dal mio lavoro e dalla consapevolezza che il profumo di cui siamo circondati sia un linguaggio straordinario e privo di barriere linguistiche. Volevo dirlo a tutti, perché ne sono rimasta incantata”.
Da qualche anno lei vive in campagna dove ha scelto di dedicarsi ad una vita di tranquillità insieme alla famiglia, lontano dalle grandi città. Oltre a scrivere di cosa si occupa?
“Allevo api regine, mi occupo del loro sviluppo e dell’inserimento nelle arnie dove saranno accolte e diventeranno il cuore dell’alveare. Noi siamo una famiglia di apicoltori, il nostro è uno stile di vita che gira intorno alle api, alle fioriture, ai ritmi lenti della natura che vive di sussurri. E che spesso proprio per questo riesce a mostrare qualcosa che nel mondo “squillante” di oggi passerebbe inosservato; in pratica un ritorno al passato, alla vita autentica, che sfrutta le potenzialità della natura”.
Profumi, api, natura: ha sempre vissuto in campagna? Quando, come e perché le è venuta voglia di dedicarsi ad una vita sana, lontana dal caos metropolitano?
“In campagna ci sono cresciuta. I miei nonni erano contadini e io ho potuto respirare il profumo degli aranceti in fiore, correre tra i campi, raccogliere i frutti e fermarmi a prendere il sole o a passare lunghe serate a guardare le stelle. Una volta adulta, insieme a mio marito, ho scelto la campagna come luogo nel quale trascorrere la mia vita e allevare i miei figli. La campagna offre moltissimo per chi riesce a scorgerne la bellezza. È emozione costante, lavoro duro, e allo stesso tempo soddisfacente e creativo. Spesso le variabili del tempo meteorologico distruggono, ma altre volte ti accompagnano rendendo tutto facile, dandogli un sapore unico: quello dato dal lavoro compiuto con le proprie mani. La campagna per me è sinonimo di concretezza, e creazione. E di nuova economia”
Come pensa si possa conciliare il modo di vivere nella natura con i ritmi frenetici che la nostra economia ci impone? Pensa sia un modello possibile? Com’è cambiata la sua vita?
“Sono stata molto fortunata a crescere in campagna, perché il ricordo di quel periodo mi ha dato la percezione esatta di ciò che mi poteva offrire in termini di serenità e equilibrio. Dunque la scelta è stata semplice. Volevo spazio, aria e profumi, volevo sole e tempo da trascorrere con i miei figli. Il tempo è ciò che più manca nelle nostre vite. In campagna invece il tempo assume una dimensione diversa. Credevo, e ho avuto ragione, che una casa circondata da tanta terra nella quale piantare ortaggi, fiori, e allevare api, fosse un luogo adatto a crescere dei bambini. C’è sempre da fare, ma si trova il modo di riposare, leggere, passeggiare. Nonostante io abbia tre figli e un lavoro molto impegnativo, sono riuscita a scrivere un libro. Questo di per sé è già un esempio. Mi alzo all’alba. Le prime ore del mattino le dedico alla scrittura, poi ci sono i ragazzi da accompagnare a scuola, la spesa e il lavoro. Alcuni giorni si va in postazione dalle api appena fa luce e si lavora ad oltranza fino all’ora di pranzo, o anche oltre. I fiori scandiscono i tempi delle api, e di conseguenza anche i nostri, così ti trovi ad osservare quello che diversamente non avresti degnato di uno sguardo. E la bellezza è così tanta da riempirti il cuore di emozione. Credo che la campagna offra, a chi intende lavorarci, una risposta onesta e adeguata al proprio impegno, dove tanto ti dà tanto. Certo, queste sono tutte vittorie personali, ma per quanto mi riguarda ciò che conta davvero è stare bene con se stessi. E riuscire nell’impresa di una vita economica possibile, nonostante tutto quello che sta succedendo nel nostro Paese”.
Ha in cantiere un nuovo libro? Qualche anticipazione per b-hop?
“Sì, sto scrivendo un altro romanzo. Una storia di famiglia, di donne e uomini forti, alle prese con le difficoltà e le gioie della vita. Magari ne parleremo ancora. Mi piacerebbe moltissimo”.