(di Francesco Paniè) – Il forno sociale come chiave di volta per il recupero di tradizioni virtuose, spazi e forme del vivere collettivo di fronte a un’attualità parcellizzata e globalizzata. È La risposta della bioazienda San Giacomo, a Sambuca di Sicilia (Agrigento), che ha collaborato con il Comune mettendo in piedi un forno a disposizione della comunità.
L’idea del forno sociale ha radici antichissime: risale addirittura a tremila anni fa, all’epoca degli Etruschi. La pratica di costruire forni in terra cruda si era diffusa anche in Sicilia, ma dal dopoguerra è andata perdendosi. L’iniziativa della comunità di Sambuca è un tentativo per riscoprirla e riallacciare un legame con le tradizioni contadine di autoproduzione e sostenibilità.
I protagonisti del progetto si chiamano Mauro Priano e Marcella Tomasino, titolari della bioazienda San Giacomo. Sono riusciti a coinvolgere l’assessorato all’ambiente del Comune. Il sindaco ora detiene le “chiavi” del forno, cioè una pergamena scritta dai ragazzi della scuola. Essa contiene le regole per l’utilizzo della struttura, e impegna l’amministrazione a fare in modo che venga utilizzata almeno una volta al mese per panificare con farina di grano antico siciliano, biologico e a km quasi zero (il fornitore infatti è la Molini del Ponte di Castelvetrano). La speranza è che le famiglie dei cortili in cui sorgerà la adoperino con più frequenza, tornando a scoprire forme di socialità attraverso l’impasto e la cottura del pane, elemento simbolo dell’incontro e della condivisione. Inoltre, il forno sociale di Sambuca trova posto accanto al museo etnoantropologico del grano: una scelta non casuale, che intende dar vita ad un percorso tematico capace di valorizzare entrambi i luoghi.
Il forno è stato costruito da Andrea Magnolini, giovane artigiano e pedagogista, esperto, fra le altre cose, nella costruzione di forni in terra cruda. Si è formato alla scuola di Gianfranco Zavalloni, fondatore dell’Ecoistituto di Cesena e autore del fortunato “La filosofia della lumaca”. Ma l’idea di Mauro e Marcella va oltre: “La nostra comunità ha compiuto un passo verso la sostenibilità e la valorizzazione della sua terra, ma è solo il primo. Sarebbe bello proseguire su questa strada: aprire un mercato delle farine, così da valorizzare il nostro grano biologico e coinvolgere imprenditori locali attivi nel settore per la costruzione di un mulino. Noi abbiamo molte idee, e con un aiuto da parte delle Istituzioni non è detto che col tempo non si riesca a realizzarne qualcuna”.
La coppia tenta di avviare una riscoperta del territorio attraverso una economia rilocalizzata e progetti culturali per i suoi abitanti. L’azienda didattica, che svolge anche la funzione di agriturismo, esiste ormai da otto anni e cura programmi con le scuole, l’ultimo dei quali è stato propedeutico alla costruzione del forno. Ai bambini è stato raccontato il percorso del grano dalla spiga al seme alla molitura, per scoprire la crusca, la semola e la farina.
Esistono poi attività di educazione ambientale per i più piccoli, con un centro estivo confezionato in modo da proporre laboratori ludico-educativi. I temi di fondo sono sempre il rapporto con la terra, la relazione fra uomo e ambiente e la sostenibilità. Osservazione, narrazione, canto, disegno e giochi permettono ai ragazzi di approcciare alla vita dell’azienda agricola, la stagionalità delle colture e dei prodotti tipici del territorio. Fra le offerte formative anche un corso per educatori agro-ambientali e la possibilità di effettuare settimane alla pari in cui prestare il proprio servizio in azienda.
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