(di Maria Ilaria De Bonis) – «Non possiamo cambiare certa narrazione dominante, né quello che i bambini vedono dentro e fuori casa. Ma da cittadini attivi possiamo intervenire, facendo da contraltare» e anche da monitoraggio a tutto ciò che suona discriminatorio e anticostituzionale. E’ una sorta di “antidoto all’intolleranza” quello descritta da Simone Rizza, responsabile di Amnesty International Lombardia, interpellato da B-hop sulla vicenda della mensa negata ai bambini stranieri a Lodi.
Ma sono molti i gruppi della società civile organizzata che operano contro la discriminazione, i discorsi d’odio, la banalizzazione del male. Il network che si crea tra loro e gli enti intermedi è di per sé già l’”antidoto”.
«Quello che noi verifichiamo, andando nelle scuole a realizzare progetti d’integrazione e divulgazione dei diritti, come con l’iniziativa Amnesty Kids – spiega Rizza – o con la rassegna Generare Futuro, è anzitutto l’enorme sforzo fatto da certi presidi e insegnanti per integrare i bambini. C’è davvero un desiderio di collaborazione, sono loro che ci chiamano, che ci invitano nelle classi».
Il tarlo dell’intolleranza viene da fuori: qualche volta è trasmesso dalle famiglie stesse, più spesso dalla politica.
«Grandi tensioni tra i bambini, nelle classi, noi non le vediamo – spiega – Magari i bambini possono riunirsi in gruppi per assonanza etnica, ma poi fanno la stessa cosa per assonanza con la loro squadra del cuore!».
Qualche volta i bambini riportano le parole dei genitori che vanno in direzione contraria, e allora gli operatori di Amnesty rispondono coinvolgendoli in giochi di ruolo che li mettano concretamente “nei panni dell’altro”.
«Ma in generale la discriminazione etnica nelle scuole non c’è», conferma Rizza. A meno che non venga imposta dall’esterno o istillata in qualche altra forma.
«Quello di Lodi non è un caso isolato – dice Rizza – Ci sono altri episodi preoccupanti in tutta la regione Lombardia. Come quando siamo intervenuti contro gli sportelli anti-gender aperti in alcune amministrazioni comunali che di fatto spingevano verso l’omofobia; o per fermare i discorsi d’odio pronunciati proprio dal governatore della Lombardia».
Si tratta di una regione, quella lombarda, che Amnesty International, all’interno di uno studio di monitoraggio nazionale, ha dovuto annoverare tra le più attive sul fronte degli hate speech, i discorsi d’odio, appunto, pronunciati in campagna elettorale.
«Le parole hanno delle conseguenze – dice – perché creano emulazione, e noi cerchiamo di bloccare certa emulazione».
«Di recente abbiamo preso una posizione netta e contraria al governatore lombardo Fontana che durante la campagna elettorale, prima d’essere eletto parlò di ‘razza bianca’. Il nostro obiettivo è fermare l’emulazione di azioni contrarie ai diritti».
E’ una sorta di remind della Costituzione, del buon senso, delle regole del vivere comunitario, quello che i gruppi della società civile operano in modo costante e preciso.
A proposito della mensa nelle scuole di Lodi, «quel regolamento lo tenevamo d’occhio da tempo – dice il responsabile di Amnesty, riferendosi al provvedimento comunale che di fatto penalizzava i figli di cittadini extra Ue –. Non potevamo contestarlo da subito, per come era formulato, bisognava aspettarne l’applicazione. Perché è possibile che un provvedimento sia scritto in un certo modo ma poi nell’applicazione non risulti così discriminatorio».
E invece in questo caso lo era. Ed è scattato subito un campanello d’allarme che ha fatto capire quanto andasse a discapito di alcune tipologie di utenti, ossia bambini figli di stranieri obbligati a dimostrare la loro situazione patrimoniale.
Nella lettera scritta alla sindaca di Lodi, Sara Casanova, Rizza dice:
«Gentile sindaca Casanova, Le scrivo per esprimere la nostra forte preoccupazione rispetto agli effetti dell’applicazione del regolamento comunale da Lei varato e volto a richiedere, per la fruizione di prestazioni sociali agevolate, una certificazione specifica per cittadini diStati extra-Unione europea».
Ora si attende una risposta. Nel caso di Lodi, questo ed altri interventi tempestivi, l’indignazione della gente, la corsa alla colletta (sono stati raccolti oltre 60.000 euro per pagare le spese extra ai bambini stranieri), hanno invertito un iter.
Segno che essere cittadini attivi paga, eccome. Anche nell’immediato.
Ma è necessaria una buona dose di indignazione reale e una strategia comune che tiri tutti nella stessa direzione.