(di Patrizia Caiffa) – Si legge tutto d’un fiato e si assapora con gusto, proprio come gli spicchi di un mandarino, spesso dolci, a volte aspri, uno spicchio un boccone. Sono i 51 racconti brevi o brevissimi di “Spicchi” (Libri Liberi, 2017, 10 euro) che compongono l’esordio narrativo di Alessia Di Marco, fiorentina, laurea in lettere e un passato come copywriter, un talento narrativo nascosto che fa pendant con la sua laurea in lettere (rinchiusa per troppo tempo nel cassetto) e il desiderio struggente e inevitabile di scrivere piccole storie.
“E’ stato un processo molto frastagliato – dice a b-hop -, ho preso consapevolezza solo negli ultimi due anni del fatto che i racconti potevano ‘uscire’ e camminare con le proprie gambe”.
Lo stile del libro nasce da una intuizione fulminante dell’autrice, come confida nella premessa: “Non avrei capito che la scrittura che fa per me è rapida e sintetica se non avessi avuto nelle orecchie, e nel cuore, la seguente fulminante storiella:
C’era una volta un barbiere
che aveva un canuzzo.
Il canuzzo morì e la storia finì.
I racconti, come dei piccoli haiku nostrani e contemporanei, originali e surreali, mai banali o scontati, nemmeno nei titoli e nelle chiose finali, a volte lasciano disorientati, lasciando una sensazione di ironico asprigno in bocca o di emozioni soffocate.
Alessia Di Marco scrive senza costruire a tavolino le sue storie ma seguendo l’energia creativa, sempre alla ricerca di parole molto personali, calandosi nel proprio quotidiano con profonda introspezione e autoironia. Un mondo fatto di piccole cose, di momenti brevi ma intensamente vissuti e fissati nella memoria.
Dal primo intitolato “La boa”, scritto e archiviato dopo la nascita del primo figlio, prendono il via tutti gli altri, in un flusso di coscienza che gioca con le parole dilettandosi in esercizi di stile, reminiscenze letterarie, cinematografiche, ricordi, immagini, dialetti, considerazioni, osservazioni.
Perché è una osservatrice silenziosa di dettagli Alessia Di Marco, quelli del suo mondo interiore e quelli intorno a sé, fino al suo “Portomondo” quotidiano, un mercato di cose dove sfilano i personaggi più strani e curiosi, come navi che arrivano al porto.

Tra gli spicchi trovano spazio note più intime e personali come le descrizioni dei suoi parti (1 e 2) e racconti più lunghi e intriganti come “Ai piedi dell’olmo”, nel quale il protagonista è un cameriere di un hotel di lusso alle prese con il mistero di una donna seduta in terra, sotto un albero, che traccia solchi circolari, forse la ghostwriter di uno scrittore famoso.
Lo sguardo dell’autrice coglie particolari originali, come l’importanza, per le donne, di dare attenzione alla testa e ai piedi, anzi, ai capelli e alle scarpe: “Perché se sei a posto con le due estremità puoi agghindarti come ti pare, il segnale resta forte e chiaro”. (“Il polo”)

Ancora prima dei testi l’energia creativa di Alessia Di Marco è confluita in opere visive realizzate nel corso degli anni ’90, che lei chiama “Spicchi visual”: collage o patchwork molto surreali ma di grande impatto, che oggi fanno da cornice alle presentazioni del suo libro.

Il disegno di copertina, invece, è della figlia Virginia, come pure l’ispirazione inconsapevole del figlio Francesco, che a 5 anni disse alla mamma:
“Poesia,
dammi il tè
per il regno!”
Nel piccolo, il frammento di un tutto.

Il libro è in vendita su www.libriliberi.com e da gennaio anche su Amazon. La pagina Facebook di Alessia Di Marco.