(di Agnese Malatesta) – La parola a bambini e adolescenti. Le loro voci sulla pandemia e sull’isolamento in casa, su come vedono il loro futuro, su come rispondono alle nuove regole di convivenza. Nonostante ansie diffuse, sonni irregolari, irrequietezze varie, tratti depressivi fra i più fragili, spiccano comportamenti autonomi e risorse insospettate.
Bambini e ragazzi hanno compreso l’emergenza in corso e sembrano reagire positivamente al lungo lockdown, fanno progetti.
Ad ascoltare queste voci sono state due esperte del mondo infantile e giovanile: Bruna Mazzoncini, psicologa, che ha, fra l’altro, svolto la sua attività professionale clinica e di ricerca all’Istituto di Neuropsichiatria infantile ‘Giovanni Bollea’ di Roma; Irene Sarti, neuropsichiatra infantile, già direttore del dipartimento tutela fragilità della Asl RmB, e membro del coordinamento pedagogico/specialistico del Laboratorio teatrale integrato ‘Piero Gabrielli’ di Roma.
Sono stati ascoltati 470 bambini/ragazzi, dai 4 ai 18 anni, con e senza disabilità, nell’ambito del lavoro clinico di psicoterapia, dei colloqui di supporto ai genitori, dell’attività di supervisione e consulenza psicologica a operatori sanitari impegnati in contesti di cura.
Di fronte all’emergenza, “tutto d’un tratto è sparito un pezzo di mondo, quello degli incontri, dell’amicizia, degli amori ma anche della differenza e dell’emarginazione. Tutte le certezze indiscusse – scrivono le esperte in un articolo che sintetizza l’indagine qualitativa – crollano. L’emergenza rende uguali. Tutti spaventati e più soli”.
Una piacevole sorpresa è stata scoprire la dimensione del tempo e la maggiore vicinanza ai genitori; insomma, ritmi più a misura di bambini e di ragazzi: ‘Finalmente posso stare un po’ più a letto e fare tutto piano senza che mi urlino’; ‘C’è l’appuntamento online con le lezioni, mi posso lavare dopo’. ‘E’ bello vedere mamma e papà che non scappano via’; ‘Si possono fare un sacco di cose insieme’.

I ragazzi scoprono anche aspetti sconosciuti dei genitori:
‘Quando mamma fa le riunioni online ha un’altra voce, sembra una professoressa’; ‘Ho scoperto che a papà piace far da mangiare anche se proprio non è capace’.
“La sensazione piacevole di poter vivere tempi più rilassati – affermano Mazzoncini e Sarti – accomuna bambini e ragazzi, disabili e non e coincide anche con il vissuto positivo di molti adulti”.
Diffusa la sofferenza di non poter uscire, di non poter andare a scuola e fare sport: luoghi che diventano uno “spazio del desiderio, investito di nostalgia” che fa riscoprire ai più o meno grandi l’importanza sociale delle loro attività: ‘Ti giuro che non mi arrabbierò più quando dovrò andare a nuoto’; ‘Se mi avessero detto che non vedevo l’ora di andare a scuola non ci avrei mai creduto’.
E’ poi rivalutata la propria stanza, uno spazio “difeso in modo nuovo e personale”: c’è chi sposta mobili e vecchi giochi, chi appende poster. Chi non ha una stanza tutta per sé, rivendica uno spazio su un tappeto, un angolo tutto suo della casa.
I ragazzi più grandi sottolineano di sentirsi più ascoltati e scoprono nuovi interessi: ‘anche adesso i miei genitori pensano di avere sempre ragione, ma almeno posso parlare senza essere interrotto’; ‘Sai che ho sentito la musica che piaceva a mio padre? Non è così grezza!’.
Fra i sentimenti ricorrenti, emerge la paura di ciò che può succedere e la paura della morte (non tanto della propria quanto delle persone care).
Di fronte a queste paure, c’è chi dice: ‘Non mi ferma nessuno, vado avanti da solo o insieme al coronavirus, se proprio non riusciamo a cacciarlo’.
E c’è poi la sofferenza per non poter incontrare gli amici. Ecco che i contatti sui social sono importanti: ‘sai che ora ci raccontiamo come stiamo su Instagram?’; ‘Abbiamo scelto noi gli esercizi e fare ginnastica insieme su Zoom è molto più divertente’.
Sul versante negativo, le ricercatrici segnalano situazioni già critiche (come coppie in via di separazione o di presenza di particolari disabilità) la cui vita in comune porta ad accentuare conflitti e tensioni.
“Il disagio si amplifica e investe tutta la famiglia, creando circuiti esplosivi di rabbia e disperazione. I bambini esasperano i loro atteggiamenti oppositivi, in una messa alla prova dell’adulto; i ragazzi minacciano di andarsene via di casa”.
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