di Margherita Vetrano – Ricevere la notizia che Andrea Brugi ci ha lasciato è stato come perdere un po’ di gioia. Improvvisamente, senza possibilità di appello.
L’artista internazionale del legno che viveva tra la Toscana e la Danimarca, di cui abbiamo raccontato la storia anni fa e la sua maestria nella lavorazione del legno di ulivo, si è spento venerdì 13 gennaio a Grosseto con il conforto dei suoi affetti. Aveva solo 48 anni.
Ricordarlo oggi, con l’emozione ancora forte della notizia, è un onore ma è anche difficile perché abbiamo avuto modo di conoscerlo ed apprezzarne l’estro e la personalità.
Schivo, riservato ma anche capace di grande allegria, lo vediamo ancora chino sul suo lavoro, nel grande laboratorio a vetrate, illuminato da una luce diffusa.
Lampadari di cristallo e antiche madie, scarti di lavorazione e prodotti finiti,
Andrea era capace di intuire la scultura dalla sola visione del pezzo, senza dimenticare gli scarti di lavorazione.
Anch’essi trovavano una vita, come i suoi uccelletti: “Mi danno tanta gioia!” amava ripetere.

Nessuno restava indietro per lui e il desiderio di pace da condividere con gli altri era grande.
La semplicità e l’immediatezza di Andrea lo mettevano in diretta connessione con le persone ma soprattutto con la natura dove amava vivere.
Capelli e barba folti, sguardo luminoso e salopette; Andrea era bello ma di quella bellezza che nasce dalla serenità che trasmetteva dalla piena realizzazione del suo lavoro.
Una passione viva ed inesauribile che riconosceva, considerandosi un “fortunato” per poter godere di un lavoro che gli consente di “respirare il profumo della sua terra”.
Si è spenta una luce ma la sua presenza continuerà nel talento che permea le sue opere
come nell’amore riversato nella sua famiglia da cui attingeva forze ed ispirazione.