E’ un piccolo paese in provincia di Rieti, Selci, a fornire lo scenario adatto per mettere in comunicazione la street art e la sua popolazione. “Abbiamo scelto Selci, perché generalmente,siamo abituati ad operare in aree più complicate come Roma, dove ogni intervento deve fare i conti con l’inevitabile caos delle grandi metropoli. Fin da subito ci siamo resi conto del potenziale di questo paesino, così estraneo alle mode urbane ma al contempo pronto a misurarsi con esperienze di così forte intensità”. A raccontare a b-hop questa esperienza è Carlo Vignapiano, che insieme al suo gruppo “Kill the Pig”, con la collaborazione del Cultural manager Dario Marcucci, ha dato il via al progetto Pubblica, che si prefigge di aumentare l’interesse verso la street art rendendola parte integrante della città, modificando l’assetto e l’arredo urbano delle vie, delle case, dei palazzi, delle strade, creando così dei veri e propri musei all’aria aperta.
Grazie all’interesse delle autorità del piccolo paesino, rappresentate da Egisto Colamedici e Alfredo D’Antimi, è sbarcata a Selci. “L’integrazione è stato un passaggio molto delicato – prosegue Carlo -, non dobbiamo trascurare che questo particolare atteggiamento dell’arte vive in assoluta simbiosi con ciò che lo circonda e quindi con le persone che abitano quegli spazi. Anche in questo caso il nostro compito è stato molto semplice, riscontrando da subito una forte curiosità dell’intera comunità nei confronti dell’arte ma ancor più nei confronti di tutti gli artisti e di coloro che si stanno impegnando per la buona riuscita del progetto”.
“Dopo una prima fase di studio – spiega ancora – nella quale ognuno di noi si è chiesto cosa sarebbe accaduto, il paesino si è trasformato in una risorsa indispensabile, entrando a far parte di PUBBLICA”.
Secondo voi con questo tipo di progetti è possibile sensibilizzare la gente all’arte?
“Sì. Siamo coscienti delle enormi possibilità assicurate da un codice dell’arte di così grande fruibilità e crediamo possa produrre un effetto importante nell’intera comunità anche sotto il profilo sociale. Per ora il nostro compito è portare nel piccolo centro nuovi stimoli e contenuti attraverso gli interventi degli artisti ma anche grazie ad un percorso didattico creato con l’associazione Zebrart, che nel mese di dicembre ci ha visti impegnati nelle scuole inferiori del territorio. Speriamo che tutto questo lavoro venga compreso e utilizzato come base per nuove esperienze”.
Come definisce la “street art”?
“Comunemente etichettata come arte iper-contemporanea, parlerei più di ‘espansione’ del contemporaneo, dove la caratteristica mancanza di una scuola artistica dominante ridefinisce continuamente i contorni e le dinamiche rendendone difficile la catalogazione.”
Guardare un quadro in un museo o un muro dipinto è la stessa cosa?
“Personalmente non credo che un percorso di street art debba essere inteso semplicemente come un museo a cielo aperto, molte le componenti da sommare alla più serrata offerta museale, tra le quali la fondamentale estraneità all’arte del luogo che ospita gli interventi. Credo quindi che la street art possa essere goduta anche in spazi museali ma al contrario la strada non può e non deve essere pensata come solo luogo di celebrazione dell’arte e dell’artista”.
Ci saranno altri progetti nella Sabina?
“Difficile dirlo ora: PUBBLICA è per natura espandibile ed i risultati ottenuti fino ad oggi ci hanno fatto entrare in contatto con altre realtà della Sabina. Ma preferiamo in questo momento concentrarci sull’ultima fase del progetto, che a marzo si completerà di molti interventi importanti e quindi impegnativi”.
Cosa vi resterà di questa esperienza?
“Pensata come una residenza artistica, PUBBLICA ci sta permettendo di vivere Selci al pari di una seconda casa, amplificando i momenti di partecipazione con i residenti e rendendo innata la condivisione di tutti gli stimoli ed i progetti degli artisti. Credo sarà molto quello che alla fine di questa esperienza ci saremo passati. Sarà molto difficile per tutti noi salutare questa affascinante comunità”.