dalla nostra corrispondente a Parigi – “Qui sommes nous? Tous Charlie! Qui sommes nous? Tous Charlie!”. Questo il grido che ha scandito i passi della più imponente manifestazione che la Francia ricordi, organizzata domenica a Parigi in risposta agli attacchi terroristici che sono costati la vita a 17 persone. Uomini e donne di tutte le età e di tutte le provenienze, bambini, anziani, persino disabili si sono ritrovati a place de la République per una impegnativa marcia in nome della libertà di espressione.
Sulle note della Marsigliese, tra il tricolore della bandiera nazionale e numerose altre bandiere da tutto il mondo, parigini, francesi e semplici cittadini hanno sfilato composti, sfidando il freddo e le lunghe attese prima di poter camminare. Pressati gli uni agli altri, migliaia di manifestanti (i media parlano di 2 milioni di persone) hanno percorso boulevard Voltaire per testimoniare la loro presenza alla lotta contro il terrorismo.
“17 morti. 66 milioni di feriti”; “Volevano metterci in ginocchio. Siamo tutti in piedi”; “Libertà di penna”. E poi, “Not afraid”, niente paura. Questi alcuni degli slogan che si leggevano sui manifesti. Ma soprattutto, penne, matite, pennarelli, di tutte le dimensioni, appuntate sul cappello, sulla giacca, trasportate come una bara, o stretti nelle mani e branditi in alto ben in vista. Come delle armi. Tanti i manifestanti che hanno sfilato mostrando alcune delle vignette di Charlie Hebdo, al grido di “vive la liberté d’expression!”
Nonostante l’allerta altissima per il timore di nuovi attentati, e nonostante i numerosi inviti a non partecipare alla manifestazione per ragioni politiche, ideologiche, religiose, chi era lì domenica lo ha fatto perché bisognava esserci.
Mercoledì sera a place de la République, era scesa spontaneamente una folla di persone incredule, stupite, ammutolite di fronte a quello che era successo in mattinata nella redazione di Charlie Hebdo.
La folla oceanica che domenica per tutta la giornata, fino a tarda sera, ha invaso Parigi, era ostinatamente “debout”, in piedi, cantava, aspettava paziente, scherzava, lasciava il passo al vicino. Al di là delle contestazioni e delle opinioni che continuano a susseguirsi sulla legittimità o meno della manifestazione, quella di domenica è stata prima di tutto una risposta, una scelta di vitalità. Una reazione necessaria e profondamente autentica. Segno che il seme della democrazia, la scelta di partecipare insieme, è ancora vivo in ognuno di noi.
foto di copertina: Marta Fallani