Vi è mai capitato di andare in una città d’arte e la prima cosa che vi propongono di visitare è la biblioteca comunale? Questo può accadere a chi si reca per un bel weekend a Imola, grazioso centro medioevale nel cuore della Romagna. La Biblioteca comunale di Imola, detta anche Bim, è un vero gioiello prezioso.
La biblioteca, sulla via Emilia che taglia in due il centro cittadino, è situata in un convento francescano del XIV secolo. Il nucleo più antico e pregiato è l’antica libreria dei Minori conventuali – oggi Aula magna – con circa 12.000 volumi dal XV al XIX secolo. L’Aula Magna, costruita fra il 1761 e il 1762 e conservata fino ad oggi negli arredi originali, è opera dell’architetto Cosimo Morelli che creò una grande sala a pianta quadrata, con una balaustra in legno che divide le pareti in due ordini di scaffali e due scalette “a lumaca” nascoste nei pilastri angolari. Colpisce la particolarità di capitelli e colonne che sembrano in marmo invece sono tutti legni dipinti, chiaro segno dell’abilità delle maestranze del tempo di accontentare le committenze con materiali meno costosi. “I volumi sono tuttora nell’ordine di argomento in cui sono stati messi – spiega a b-hop Chiara Sabattani, bibliotecaria -. Questa biblioteca rappresenta l’orientamento della cultura religiosa della seconda metà del Settecento aperta anche alla cultura civile, perchè ha risentito anche del periodo illuministico”.

L’iniziativa di realizzare una libreria all’interno del convento francescano si deve al padre Giuseppe Maria Setti, che, a metà del Settecento, vincolò le sue rendite alla costruzione e al mantenimento di una biblioteca, ancora oggi conservata nelle settecentesche eleganti forme originarie. Durante la presenza francese, la biblioteca religiosa fu confiscata ai frati Minori e destinata al Comune. In questo periodo confluirono in San Francesco, in seguito alle requisizioni fatte da Napoleone e dai francesi alle soppresse corporazioni religiose, altre biblioteche ecclesiastiche imolesi, tra cui quelle dei Cappuccini, dei Gesuiti, dei Domenicani, dei Carmelitani, del Seminario. La biblioteca, denominata “nazionale”, fu aperta al pubblico l’11 gennaio 1799 con una cerimonia pubblica. Dopo un breve intermezzo controrivoluzionario in cui la libreria tornò ai frati, la biblioteca fu affidata di nuovo alla municipalità. La chiesa superiore di San Francesco, parte dell’edificio, è diventata oggi il teatro comunale di Imola.
Spiccano, all’ingresso della Bim, la chiesa dell’ex convento di San Francesco, con significativi affreschi medievali tra cui il raro motivo della Madonna della Misericordia, che ricovera i fedeli sotto un manto di pelliccia. Una parte viene oggi utilizzata per presentazioni di libri, mostre, letture, incontri, attività. Per salire al primo piano vi è l’imponente scalone realizzato da Alfonso Torregiani nel Settecento. Qui si trova anche una ricca collezione di epigrafi, trompe-l’oeil e memorie dipinte.

Ciò che più colpisce il visitatore è la sapiente miscela di nuovo e antico, di storia e attualità. Nelle placide atmosfere delle sue stanze antiche, e nell’ampio cortile dominato da un altissimo cedro dell’Himalaya, giovani e adulti, studenti e ricercatori, leggono, studiano, consultano cataloghi, giornali e libri, navigano su internet. La documentazione moderna è a scaffale aperto. Il catalogo – 540.000 documenti, incrementati da oltre 6.000 acquisti annuali, non solo libri e periodici, ma anche cd musicali e dvd – è fornitissimo e aggiornato. Le iniziative culturali, anche per le scuole, sempre molto curate.

Nei depositi invece si conserva un ricco patrimonio storico costituito da manoscritti e edizioni antiche, stampe, fotografie, cartoline, manifesti, fondi librari e documentari donati da enti e persone legati alla storia di Imola. Nel 1997 ai depositi storici si è aggiunto un caveau climatizzato per la conservazione dei materiali di maggior pregio, capace di ospitare oltre 3000 metri di libri. Dal 1990 c’è anche una nuova sezione per ragazzi, nella sede donata alla città dalla famiglia Piani.
I bibliotecari appassionati e attenti, sono naturalmente orgogliosi del bellissimo luogo in cui lavorano e molti di loro si prestano spontaneamente per illustrarne le bellezze. “Qui furono allestite anche le prime scuole pubbliche – sottolinea Sabattani -. Inoltre, tra i primi dell’800 e i primi del ‘900, un bibliotecario illuminato, Romeo Galli, fece una straordinaria politica di sensibilizzazione della città per far entrare archivi e biblioteche private che hanno più che raddoppiato le raccolte, oltre all’Archivio storico della città di Imola con documenti che partono dall’XI secolo e altri documenti dei catasti e uffici giudiziari e comunali. Quindi questo è un istituto conservatore anche della memoria storica della città”.
Quando la ricchezza di una città – è proprio il caso di dirlo – è costituita dalla sua cultura.
Tutte le info sul sito istituzionale della Bim.