(di Massimo Lavena – disegni di Francesca Sanna) – #iorestoacasa ovvero: piccole coccole quotidiane per sopravvivere a sé stessi.
Rinunce, vapori e talco
Nel famoso trattato “De degeneratione animae et corporis” del monaco asceta burgundo Trismegisto delle Vasche Nere si leggono pagine elevate nelle quali l’autore, fiaccato nel corpo e nell’anima da 54 anni di digiuni e vita passata tra licheni e funghetti allucinogeni, descrive come in tutto quel lungo tempo lui fosse sopravvissuto a privazioni e vita prossima a quella delle bestie della foresta. In un capitolo in particolare Trismegisto rivive le sensazioni che provava all’accarezzarsi la barba, cresciuta a dismisura, folta e ferina.
Il solo gesto della mano passata tra gli intricati crini risvegliava in lui l’immagine suadente e seducente di una vasca di acqua termale con una saponetta all’olio di bergamotto.
La descrizione minuziosa della detersione, del piacere dell’acqua sul corpo, della schiuma soffice al bergamotto che emolliava la barba e la pelle del viso, del collo con la pelle rinsecchita dall’essersi concesso solo frasche e umidità, contrastava fortemente con le istruzioni severe per non cedere agli stimoli della carne e del piacere fisico, fondamento della sua ascesi naturalistica e che tanto aveva distillato nelle pagine del suo trattato.
Ma quella sensazione di piacere, di fresco, di ovattato spumaggio dei vapori era così lieve e pacifica che Trismegisto ce la narra proprio per poter ripartire verso ulteriori prove e rinunce, quali quelle che quotidianamente la vita ci presenta.

Dopo questi lunghi giorni passati nella casetta, ascoltando musica, leggendo, lavorando al computer per l’ufficio, cucinando per te senza aver nessuno con cui condividere, ti è tornato in mente Trismegisto delle Vasche Nere. Ci sarà pure un motivo: forse che anche tu ti stai trasformando in una fiera irsuta? Forse è giunto il momento di ridare correttezza al ritmo del sonno affrontando la prova dell’acqua di purificazione dell’anima?
Quale che sia il motivo lo vorrai debellare? Allora appronta tutto: aziona l’acqua calda ma non scuoiante, la spugna morbida, lo spazzolone morbido per l’olio di mandorle e verbena, il sapone agli agrumi; mettiti lentamente sotto il getto dell’acqua. Fai scivolare i fiotti gioiosi sulla testa, sul collo; appoggiati con le spalle per rilassarti quanto più possibile.
Lenta dal basso monta quella lieve foschia fatta di vapori umidi e caldi che ti avvolgono trafitti dall’acqua che li crea. Ah, che dolce commistione di gocce ed effluvi.
E mentre sparisce la tensione dei giorni solitari, e per un po’ non senti la noia e la paura del morbo, ti ritrovi a sostare dentro quella nuvola profumata che ti abbraccia: come una volta venivi avvolto dalla nuvola del talco che tua mamma ti rovesciava addosso dopo il bagnetto della sera: infarinato a puntino per essere fritto in una padella di coccole buonissime e allegri sprimacciamenti.
#iorestoacasa
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