di Patrizia Caiffa – I Musicanti di Brama, trio romano che si riallaccia in maniera creativa alla tradizione del teatro canzone, sta portando in scena in questi giorni a Roma lo spettacolo “Si fa per dire“: una esperienza musicale raffinata ed originale, da assaporare con il sorriso.
Oltre a biblioteche comunali e teatri, è stato messo in scena anche in terrazze e giardini privati, una sorta di “home concert” che evita le spese esose dei teatri e attira il pubblico prevalentemente tramite il passaparola.
Una dimensione domestica che rende l’esperienza ancora più privilegiata, perché mira a intessere vere relazioni, a creare comunità.
Il trio è composta da Daniela Maurizi, voce e testi, Michael Wernli, chitarrista e Alberto Proietti Gaffi alle percussioni.

Sorprendenti le doti vocali e recitative di Daniela Maurizi: un brillante passato (rinnegato) di architetto, la versatile artista ha scelto di intessere la sua vita di costante creatività e libertà.
Si è formata come cantante con la guida di Rosa Rodriguez e le sue prestazioni canore sono cristalline.

L’incontro con Michael Wernli, svizzero francofono, traduttore e chitarrista classico che compone le musiche, è al tempo stesso un sodalizio d’amore e d’arte.
L’avventura de I due Wermau (acronimo dei loro cognomi) è evoluto quest’anno nei Musicanti di Brama con l’ingresso di Alberto Proietti Gaffi, bibliotecario e regista in pensione, percussionista, che partecipa a questo progetto musicale dedicando tempo e passione.

La nuova denominazione, oltre ad evocare la nota favola dei fratelli Grimm I Musicanti di Brema, gioca con le parole per introdurre il concetto di “brama” in quanto desiderio, sempre sfuggente, di felicità.
“Oggi nella nostra società dominano i bisogni indotti e i falsi desideri – spiega Daniela Maurizi -, quindi è sempre necessario riconoscere i desideri veri. Ossia tornare ad esprimere la molteplicità del nostro essere interiore, superando la riduttiva dimensione di consumatori-consumati in cui siamo intrappolati”.
Lo spettacolo vede la cantante destreggiarsi sul palco come menestrella (“non poeta”), “non attrice ma pagliaccio”, con le sue filastrocche cantate che spaziano tra i più disparati generi musicali: dagli echi di Giorgio Gaber alla chanson française, dal jazz allo swing, dal valzer al sirtaki, dalla tamurriata alla tarantella.
Non sono architetto ma giostraia
non sono scrittrice ma parolaia
non santa ma consolatrice
non profondità ma superficie
I riferimenti colti dei testi ricordano, oltre a Gaber, il cinema di Federico Fellini, gli aforismi di Ennio Flaiano, l’umorismo grottesco di Cesare Zavattini, perfino Noam Chomsy e Herbert Mancuse riguardo alla critica del pensiero neoliberista.

Tra le righe è celato un discorso introspettivo che invita alla ricerca interiore, alla crescita e consapevolezza,
sempre alla ricerca del benessere in maniera gioiosa e giocosa, al tempo stesso impegnata e profonda.
C’è anche una intelligente critica ai luoghi comuni e al perbenismo che affliggono la nostra società nella canzone “Presunti onesti”, conducendo lo spettatore verso un dettagliato mea culpa:
Noi siam persone oneste e sincere
noi siamo gente per bene…
Etici! Noi siamo etici,
empatici, simpatici
pieni di valori!
Non è per giudicare ma…
lei si dovrebbe vergognare
Non è da me lo giuro su di te!
Si fa per dire scherzavo su dai
non te la prendere
sei sempre il solito non cambi mai!
Non son razzista ma
son tutti uguali
è la cultura, sono fatti così
Il cappello con le galline, i pupazzi, l’armonica nelle mani di Daniela, i duetti scherzosi con Michael e Alberto, il coinvolgimento del pubblico, sono
tutti ingredienti che rendono lo spettacolo altamente teatrale.
Si inizia con un inno alla vita in Kairos, nel mezzo anche chansons in francese e in inglese; infine la richiesta al pubblico Dammi una parola come pretesto per scrivere “una storia che innamora”
Dove ci aspetta l’aurora
fra liriche d’amore
e scoppi di risata sotto le lenzuola
Si finisce in un crescendo con la tarantella scatenata di L’amuri, liberamente adattata.
Daniela e il suo trio sfuggono volontariamente ad ogni definizione, tant’è che il modo migliore per parlarne sinceramente bene e concludere in bellezza è usare le loro stesse parole:
Non son tanto ma neanche poco
e tutto ciò che io non sono
servirà pure a qualcuno
fosse solo per un sorriso
che si stampa sopra un viso
e riaccende la speranza
per me questo è già abbastanza
Swingin’smile
PS. Gli spettacoli in casa sono spesso generosamente gratuiti, con altrettanta generosa offerta di aperitivo finale. E’ perciò caldamente richiesto e gradito almeno l’acquisto dei cd. In altri spazi culturali valgono le regole per i professionisti.
Info: www.iduewermau.com
iduewermau@gmail.com +39 340-8130419