Vale la pena, anche in questa estate particolarmente assolata, salire la scalinata del neoclassico Palazzo delle Esposizioni a Roma, e lasciarsi sedurre, in mezz’ora o poco più, da Hollywood Icons, raccolta di immagini senza tempo delle più importanti star hollywoodiane. Si tratta di 161 fotografie in mostra fino al 17 settembre prossimo, raccolte per decadi dagli anni ’20 agli anni ’60.
Vari sono i motivi di fascino e suggestione dell’esposizione. La memoria di un pubblico adulto spazia deliziata nelle immagini che rimandano ai film che fanno parte del nostro patrimonio collettivo, come Gilda o Colazione da Tiffany, o ancora Cantando sotto la pioggia, Gioventù bruciata. Oppure ci si può perdere negli occhi di Bette Davis, piuttosto che nei baffetti di Clark Gable, nella sensualità esplosiva di Rita Hayworth come nel ricercato profilo di Cary Grant.
Ma più interessante ancora, ed è questo lo specifico della mostra, è fare la conoscenza di un personaggio per certi aspetti memorabile come John Kobal, dalla cui Fondazione provengono le fotografie. Nato nel 1940 e prematuramente scomparso nel 1991, Kobal è stato probabilmente in primo luogo un grande accumulatore di sogni. Ha fatto di un hobby la sua vita, e ha contribuito, attraverso la sua enorme raccolta acquisita soprattutto grazie alla chiusura dei grandi studios di Hollywood, ad accrescere la fama delle star, ma anche a far emergere il lavoro di grandi fotografi rimasti nell’ombra. Ne possiamo nominare alcuni, come Clarence Sinclair Bull, che ha immortalato la Garbo, George Hurrel, che ha ritratto con arte straordinaria soprattutto Joan Crawford, e ancora Ted Allan che negli anni ’60 ebbe il privilegio di lavorare in esclusiva per Frank Sinatra.
John Kobal, che mosse i primi passi come collezionista da mercatini, arrivò a essere amico dell’élite cinematografica americana, e concorse ad animare quel mondo pervaso di passioni, idee, emozioni, istanti. Famoso per i suoi ricevimenti a base di fumanti gulasch e proiezioni di film, spesso in lingua straniera con la sua traduzione simultanea, era un coinvolgente e travolgente conversatore.
Per chi ama il cinema, sarà un modo particolare di avvicinare la settima arte, quasi dalla porta di servizio, grazie all’attività frenetica di un uomo di grande cultura, dal quale, racconta nello splendido catalogo della mostra il presidente della John Kobal Foundation Simon Crocker, “non era insolito ricevere una telefonata ben dopo mezzanotte” perché “non riusciva a contenere la propria opinione entusiastica oppure negativa su un film, uno spettacolo o una mostra che aveva appena visto, o un libro che aveva appena finito”.
Un altro dei grandi fotografi hollywoodiani, László Willinger, dedicò a Kobal uno dei suoi ritratti dell’incantevole Vivien Leigh scrivendo: “To John, who started it all”, A John, che mise in moto tutto questo. Non sarebbe stato possibile riconoscergli un tributo più grande.
Info sulla mostra: sul sito del Palazzo delle Esposizioni.