“Erano tutti miei figli” di Arthur Miller è lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Palladium di Roma dal 10 al 21 febbraio 2015. Restii ad uscire di casa? Allora ecco quattro buoni motivi per abbandonare la pigrizia e la compagnia della televisione, ed intraprendere una interessante serata a teatro:
1) il primo motivo per tradire il solito reality televisivo è riscoprire un testo di forte attualità. Pubblicato nel 1947, “Erano tutti miei figli” è il primo grande successo teatrale di Arthur Miller, testo di svolta della carriera dello scrittore americano adattato anche per il grande schermo (che precede il noto “Morte di un commesso viaggiatore” – Death of a Salesman – del 1949), premiato nel 1947 con il Tony Award quale “migliore opera”.
Il dramma è centrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller che, durante la seconda guerra mondiale da poco terminata, non aveva esitato a trarre lauti profitti dalla vendita di pezzi “difettosi” destinati all’aeronautica militare; le conseguenze di questo avevano portato alla morte ben 21 piloti. Arrestato dunque per fornitura di materiale non conforme alle norme, l’uomo riesce a scagionarsi dall’accusa scaricando tutta la responsabilità sul suo socio, che Keller sacrifica impassibile alla sua brillante carriera di magnate. Intanto la sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in guerra di un figlio mai più ritrovato.
Sarà la giovane fidanzata del ragazzo – figlia del socio finito in galera –, a far emergere le contraddizioni nella vicenda e a svelare i misfatti e le verità abilmente celate dal cinico uomo d’affari.
2) Un secondo motivo è l’ interpretazione, nel ruolo di Joe Keller, di Mariano Rigillo: una garanzia per i registi che lo dirigono ed una sicurezza assoluta per lo spettatore. Come attore, ha fatto la storia dello sceneggiato televisivo partecipando a “I racconti del faro“, “Dov’è Anna“, “Così per gioco“; ha lavorato al cinema con registi del calibro dei fratelli Taviani, Luigi Magni, Francesca Archibugi e soprattutto ha messo tutta la sua arte, la sua energia e la sua passione al servizio del grande teatro, interprete sensibile di pagine scritte da Aristofane, Goldoni, Moliere, Shakespeare, Pirandello, Brecht, Durrenmatt .
3) La terza ragione per abbandonare per una sera la tv è riassaporare la tradizione teatrale italiana, quella che ha basato parte del proprio successo sulle famiglie d’arte (basti ricordare la compagnia dei De Filippo): calcano la scena oltre a Ruben, figlio di Rigillo, anche la compagna e sua figlia, Silvia Siravo. L’interpretazione offerta dalla compagnia, numerosa e affiatata, è arricchita da ricercati costumi e scenografie studiate.
4) Un ultimo motivo, ma non per questo meno importante degli altri, è quello che “Essere tutti miei figli” è uno spettacolo sopravvissuto alla crisi. Spieghiamo meglio: l’allestimento era inizialmente pianificato al Teatro Eliseo di Roma. Dopo la sua imprevista chiusura, qualche mese fa, di questo storico teatro italiano – con conseguente cancellazione di tutti gli spettacoli programmati in cartellone – Rigillo e la sua compagnia non hanno mollato e in poche settimane sono riusciti a trovare un ‘altra sala, il Teatro Palladium.
“Il testo – dichiara Mariano Rigillo – come tutti i veri capolavori conserva un’attualità costante: la corruzione, la spregiudicatezza e il cinismo incarnati dal ricco imprenditore possiamo facilmente ritrovarli anche oggi”. Purtroppo non solo a teatro.