(di Rinaldo Felli ) – Si vota. Domenica 26 Maggio, dalle 7 alle 23, i seggi torneranno ad aprirsi permettendo a tutti i cittadini europei di esprimere, liberamente ed in democrazia, la propria volontà. Un diritto/dovere prezioso, del quale non dobbiamo farne a meno, soprattutto in una fase di forte critica nei confronti dell’Unione europea.
Per aiutarci nella scelta potrà essere utile, mentre percorriamo la strada che da casa ci porta al seggio, canticchiare la prima strofa di “Bella ciao”. L’abbiamo cantata tutti, anche chi non condivide i valori partigiani. Quella strofa recita:
“Una mattina, mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
Una mattina mi son svegliato
E ho trovato l’invasor”
Una mattina mi son svegliato ed ho trovato l’invasore. Quella mattina è costata milioni di vittime, la più feroce guerra che la Storia rammenti, campi di sterminio, pulizie etniche, azzeramento dei diritti, povertà, distruzione di intere città.
In realtà quell’invasione in Europa non era iniziata una mattina ma molto tempo prima: inavvertita, strisciante, silenziosa.
Era iniziata quando, nell’indifferenza, nell’ignavia dei più, si coagularono demagogie populiste e nazionaliste che successivamente diedero vita ad ideologie autoritarie ed illiberali quali furono e sono il fascismo ed il nazismo.
Quelle ideologie sfruttarono il malcontento popolare, cavalcarono la delusione di eserciti sconfitti nella prima guerra mondiale, stimolarono la paura contro un nemico che prese il nome di comunista o di ebreo, zingaro, omosessuale.
In Europa furono 55 milioni le vittime di quella follia di cui il 60% inermi civili. Ma fu proprie sulle rovine ancora fumanti che nel 1946 Winston Churchill, notoriamente il Primo Ministro Inglese, dichiarò:
“Dobbiamo edificare una specie di Stati Uniti di Europa”.
Quella tragedia rafforzò gli sforzi per trovare una forma di unione che andasse oltre i sovranismi. Per quel progetto si spesero in modo particolare l’Italia con Altiero Spinelli ed Alcide De Gasperi, la Germania con il cancelliere Konrad Adenauer e la Francia con Jean Baptiste Nicolas, Robert Schuman.
Il processo da loro innescato ci ha portato oggi ad avere una Unione europea imperfetta, incapace, tanto per citare perlomeno due grandi criticità, di affrontare il tragico problema migratorio e di attuare efficaci politiche di redistribuzione della ricchezza.
Ma nonostante le imperfezioni che conosciamo e giustamente lamentiamo, l’Europa unita ci ha regalato oltre 70 anni di pace, democrazia, libertà e prosperità.
Nel nostro Paese dal 1861, anno dell’Unità d’Italia, al 1945 il reddito pro capite cresceva in media dello 0,1% annuo, mentre dal 1946 in poi del 3,5%. Vale a dire, per ogni anno, 35 volte in più.
Oggi l’Ue produce il 22% del PIL mondiale, nella top ten mondiale del Pil sono presenti ben 4 paesi europei, in rigoroso ordine di classifica: Germania al 4°posto, Inghilterra al 5° (Brexit permettendo), sesta la Francia ed ottavo il nostro bel Paese.
Esattamente i quattro Stati che, successivamente alla seconda guerra mondiale, per primi acquisirono la consapevolezza di dover promuovere “una specie di Stati Uniti d’Europa”.
In soli 8 anni, dal 2007 al 2015 sono stati creati 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro, 2,4 milioni di cittadini europei tra il 2007 ed il 2010 hanno trovato occupazione in soli sei mesi grazie alle azioni del Fondo Sociale Europeo, 356.800 i progetti realizzati dalle PMI e finanziate dall’Ue.
Tra il 2007 ed il 2013 sono state finanziate oltre 140.000 start up, rafforzata la ricerca e l’innovazione, modernizzati i trasporti, investito nella riqualificazione ambientale. E non dimentichiamo che questa Unione europea imperfetta ci permette, al suo interno, il libero scambio di persone, idee e merci.

Quando saremo nella cabina elettorale, brandendo la matita copiativa, pronti ad effettuare il gesto più semplice e più importante della nostra vita, suggeriamo un semplice metodo per scegliere il partito.
Selezioniamo quello che promette d’impegnarsi maggiormente per il rispetto dei valori fondativi proclamati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea:
“Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza, Giustizia”.
E’ probabile che, se adotteremo questo metodo, durante il percorso che ci ricondurrà alle nostre famiglie, magari a quei figli a cui dobbiamo garantire un tempo di progresso, ci verrà voglia di cambiare motivo musicale.
Con la leggerezza e la felicità derivanti dalla consapevolezza di aver compiuto il giusto gesto avremo desiderio di fischiettare l’Inno alla gioia di Beethoven.
P.S. Sarà apprezzata un minimo di intonazione per non disturbare i passanti e Beethoven.