di Massimo Lavena – Una calda estate quella del 1980. Una estate fatta di tensioni sociali con la crisi della Fiat, di terrorismo, di sport olimpico boicottato.
Una estate, quella del 1980, che arriva dopo un inverno ed una primavera di sangue, con gli omicidi del giurista Vittorio Bachelet e del giornalista Walter Tobagi da parte delle BR e quello del giudice Mario Amato da parte dei NAR, un testa a testa feroce tra rossi e neri, a chi ne ammazzava di più.
Inizia male quella estate calda, afosa per tutti, con la tragedia di Ustica, la notte del 27 giugno, quando un missile, una bomba, un attacco aereo francese, una caccia indiscriminata a Gheddafi nei cieli del Tirreno, chissà cosa, provoca la morte delle 81 persone a bordo del DC-9 dell’Itavia, volo IH870, partito alle 20.08 da Bologna e diretto a Palermo.
Per i 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio dopo 40 anni e diversi processi senza colpevoli la giustizia non è ancora giunta.
Strana quella estate del 1980 che
intreccia di continuo la vita e la morte con fatti internazionali di sport.
La tragedia di Ustica giunge 5 giorni dopo l’edizione degli Europei di calcio italiani: erano i campionati del dopo scandalo scommesse, e non è che si fosse così felici allora.
Ma erano anche i giorni delle discussioni finali sulla partecipazione o meno degli atleti italiani ai Giochi della XXII Olimpiade di Mosca: era in corso il pesante boicottaggio guidato dagli Stati Uniti d’America del presidente Ronald Reagan contro la politica di intervento armato da parte dell’Unione Sovietica in Afghanistan dal 24 dicembre 1979.
Politica e sport vennero fatti coincidere,
con le conseguenze di spaccare il concetto stesso di “olimpismo” e causare dibattiti che non vennero chiusi, in quella occasione.
E L’Italia, come altri Paesi europei, scelse di non scegliere: lo Stato non partecipò, e con lui i suoi atleti membri delle varie forze armate; il Comitato Olimpico Nazionale Italiano prese parte ai giochi sotto l’ombrello del Comitato Internazionale Olimpico.
Quindi niente Inno di Mameli per i vincitori ma quello Olimpico ed il tricolore sostituito con la bandiera dei 5 cerchi.
Una estate che porta luce allo sport italiano e che fa dimenticare per un secondo una realtà fatta di contrasti violenti, sangue per le strade e nei cieli, paura per il futuro.
Eppure la cadenza con la quale gli atleti italiani si coprono della gloria olimpica fa gridare e gioire tutto il Paese, alla ricerca di sorrisi e lacrime di felicità e non di dolore per la morte violenta di un congiunto.
8 medaglie d’oro fanno la storia dello sport italiano e mondiale.
Sono giorni scanditi da entusiasmo crescente: Federico Euro Roman nel concorso completo di equitazione, Patrizio Oliva nel pugilato pesi super leggeri, Ezio Gamba nel judo pesi leggeri, Luciano Giovannetti nel tiro fossa olimpica, Claudio Pollio nella lotta libera minimosca mostrano la capacità degli atleti italiani di eccellere in tante discipline diverse.
Ma la memoria, non ce ne vogliano i grandi campioni citati, ci ricorda le imprese commoventi di Maurizio Damilano, trionfatore nella 20 chilometri di marcia il 24 luglio, Sara Simeoni oro nel salto in alto il 26 e Pietro Mennea vincitore dei 200 metri piani il 28.
La memoria di quella estate di quaranta anni fa ci mostra il passo con appoggio costante del marciatore che entra nello stadio Lenin; ci ripropone il sorriso di gioia della saltatrice veronese dopo l’ultimo salto vincente; quel dito alzato di Pietro Mennea, mostrato al pubblico entusiasta del monumentale stadio di Mosca è la sintesi di una carriera e di una vita indimenticabili.
Quarantanni son passati da quei trionfi, ancora oggi capaci di emozionare e commuovere.
Ma la commozione ed il dolore, in quella strana estate del 1980 non potranno mancare il prossimo 2 agosto: perché in quel giorno saranno 40 anni dalla più grande strage subita dalla storia repubblicana.

Bologna città martire con tutta l’Italia unita dovrà sempre ricordare la strage della stazione del 2 agosto 1980.
Tutti uniti dovremo sentirci come sulle piste olimpiche per portare l’alloro della pace alle 85 vittime ed ai 200 feriti di quel giorno.
Non si può dimenticare, mai. Bisogna ricordare, sempre.
Per la giustizia e la pace sociale il 2 agosto è ancora una ferita aperta per l’Italia.
Come Ustica, come tanti, troppi misteri che in questi quarant’anni si sono fermati, instillati, bloccati nella memoria di tutti. 1980, proprio una estate indimenticabile.
* immagine di copertina di Francesca Sanna
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