(di Patrizia Caiffa) – Tre case di riposo per pensionati statali e “zero contagi” da coronavirus. Accade a Pescara (Abruzzo), Camogli (Liguria) e Monteporzio Catone (Lazio) nelle case albergo gestite dall’Inps.
A circa 200 persone autosufficienti della terza e quarta età – 65enni ma anche 90enni e centenari – è stato chiesto di rispettare le più rigorose misure di prevenzione per evitare qualsiasi rischio.
L’impresa non è stata facile e la tensione è ancora altissima, però oggi si comincia a tirare un primo sospiro di sollievo.
L’Inps gestisce numerose strutture di welfare per 3 milioni di dipendenti pubblici, un’ampia platea che comprende, con i familiari, circa 5 milioni di persone: case albergo per anziani, case vacanze per ferie, soggiorni estivi.
“Non si tratta di privilegi”, precisa la dirigente, ma di servizi pagati grazie all’accantonamento dello 0,35% della busta paga in un Fondo mutualistico di gestione creditizia, più una quota proporzionata al reddito. Senza oneri per lo Stato.
“Un modello che potrebbe diventare una buona prassi esportabile anche ad altre categorie e aziende private”.
Ciascuna delle tre case albergo ospita una settantina di ospiti ma potrebbe contenerne oltre cento. Sono considerate strutture di eccellenza nel campo dell’invecchiamento attivo. Qui il campanello d’allarme per l’emergenza Covid-19 è scattato subito. La strategia centralizzata è stata adattata alle diverse normative e situazioni regionali.
“Ci siamo resi conto del potenziale rischio e siamo partiti prima del lockdown”,
spiega a B-hop magazine Valeria Vittimberga, direttore centrale della Direzione Credito, Welfare e Strutture sociali dell’Inps: “Abbiamo subito sospeso le visite dei familiari e chiesto agli anziani di fare una scelta consapevole: chi voleva poteva andare via, chi decideva di restare avrebbe dovuto rispettare rigidamente le regole. Se qualcuno avesse chiesto di passare una sola notte fuori non sarebbe potuto rientrare. Sono rimasti tutti”.
Nelle case di riposo sono arrivati pc e gli ospiti hanno imparato a fare videochiamate per mantenere i contatti con le famiglie, che hanno sostenuto la scelta.
Mascherine e dispositivi di protezione individuali sono stati forniti a tutti: ospiti, medici, infermieri, operatori socio-sanitari, personale di servizio (mensa e pulizie). “A Pescara, per velocizzare i tempi – precisa Vittimberga – un dirigente ha perfino acquistato le mascherine di tasca propria”.
Le attività a rischio come il coro, la danza, le uscite ai centri commerciali, i laboratori di bigiotteria e ceramica, la fisioterapia, sono state sospese.
Al loro posto è stato incentivato l’uso della biblioteca e sono stati intensificati i controlli medici, con misurazione giornaliera della temperatura corporea. A tavola ci si siede in due anziché in tre.
Sono stati stipulati accordi con le Asl locali per il monitoraggio costante. Le strutture hanno ampi parchi intorno, per cui gli ospiti non hanno risentito in maniera così forte della quarantena forzata. Anzi, è accaduto il contrario.
“Il clima è sereno e il morale è alto, sembra quasi che questa situazione abbia fatto emergere la forza del gruppo. Si sentono molto protetti e questo li aiuta”.
Le notizie delle ultime settimane hanno purtroppo portato alla ribalta gravi errori nella gestione delle case di riposo e Rsa, con numeri spropositati di vittime e contagi soprattutto in Lombardia.
La dirigente ci tiene a ribadire, invece, un principio cardine che li guida e fa la differenza: “Alcune strutture cercano il profitto per timore di perdere ‘clienti’.
Per noi è centrale l’attenzione alla persona”.
“Spero che da questa emergenza si possa trarre un insegnamento importante – afferma -: tendiamo a dimenticarci degli anziani e a darli per scontati.
Ora ci siamo resi conto che bisogna custodire la loro fragilità con grandi cautele.
Sappiamo che le norme severe sono un limite alle libertà ma servono per il loro bene. Questa strategia sta dando i suoi frutti”.
In questa fase emergenziale l’Inps ha anche messo a disposizione della Protezione civile le sue case per ferie in Trentino per la quarantena di sintomatici e asintomatici. Nelle altre regioni – Abruzzo, Calabria e Veneto – saranno attivati su richiesta.
Inoltre, al posto dei soggiorni vacanze sarà potenziata l’assistenza domiciliare agli anziani. Per il futuro, a emergenza finita, si cercherà sempre di più “un rapporto di osmosi con i giovani, attraverso scambi culturali con le scuole”.
“Abbiamo dovuto rivoluzionare tutto – conclude la dirigente – e il livello di tensione è ancora alto. Ma abbiamo sperimentato che l’attenzione alle persone, più che alla burocrazia e al profitto, produce risultati effettivi”.
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