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Home Primo Piano

Come vorrei la mia città (Roma) dopo il coronavirus

di Patrizia Caiffa
5 Aprile 2020
in Primo Piano, Se ne parla
Tempo di Lettura: 5 mins read
39 0
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(di Patrizia Caiffa) – Cosa succederà appena finita l’emergenza coronavirus? Tornerà tutto come prima oppure avremo tratto insegnamento da questa dura prova? Ora è troppo presto per dirlo e i tempi sembrano inesorabilmente allungarsi. Ma io ho un sogno (utopico?) per Roma, la mia città.

L’aria pulita incredibilmente respirata in questi giorni dai balconi, nelle strade vuote di macchine ma libere da smog e inquinamento, mi porta a sognare.

Allora perché non immaginare un futuro migliore di quello avuto finora?

Non parlo da esperta ma da cittadina. Gli urbanisti, gli ingegneri, gli amministratori locali avranno mille e più appropriate considerazioni, scuse, valutazioni e convenienze politiche. Oppure diranno che ci sono milioni di ipotesi e progetti già realizzati e mai presi in considerazione. Che ci vogliono soldi e tempi troppo lunghi per realizzarli. E’ probabile.

Ma il sogno ad occhi aperti è ancora un diritto, tra i pochi che ci restano.

La prima necessaria misura di buon senso, visto che si può fare senza problemi e lo abbiamo sperimentato tutti – è l’auspicabile

adozione dello smart working in tutte le aziende private e pubbliche, almeno due o tre giorni a settimana,

per ridurre il traffico.

 

E poi, visto che in poco tempo, a causa dello stato di emergenza sanitaria, si è riusciti a prendere provvedimenti drastici ai limiti della costituzionalità, tanto da riuscire a far restare in casa 60 milioni di italiani – più o meno – svuotando le città di automobili e smog,

perché non decidere ora, con la stessa forza ed efficacia usata con le persone,

di migliorare la viabilità con trasporti pubblici, incentivando l’utilizzo di moto e scooter, biciclette, bici elettriche, motorini, monopattini, Ape Piaggio, veicoli ad idrogeno, ibridi ed elettrici?

A Roma, che ha una tangenziale importante come il Grande raccordo anulare (G.R.A.) che gira tutto intorno alla capitale,

si potrebbe sostituire o affiancare la viabilità automobilistica del G.R.A. con un tram leggero su rotaie o bus veloci in corsie preferenziali, con nodi di scambio nelle vie consolari

che permettono l’accesso in città e altri mezzi pubblici, meglio se su rotaia, diretti verso il centro.

Si potrebbe

consentire una sola automobile a famiglia

– per la mala suerte delle tante mamme ultrabenestanti che non potranno più sfoggiare i Suv per portare i figli a scuola – da tenere parcheggiata in città e utilizzare solamente per spostarsi dalla capitale verso l’esterno.

Al contrario, chi entra in città potrebbe lasciare le automobili in

nuovissimi parcheggi di scambio adiacenti al GRA.

Non mancano i progetti a cui ispirarsi, già realizzati da fior fior di architetti. Questo lo abbiamo visto in una mostra a Palazzo Merulana: Roma servita da 10 linee metro che coprono tutto il territorio.

Semplicemente rigenerando e utilizzando linee ferroviarie già esistenti, creando nuove fermate dove ora ci sono solo rotaie.

Il progetto nella mostra di riqualificazione urbana a Palazzo Merulana

E le fabbriche di auto e i lavoratori del comparto automobilistico? Questa è facile, se ne parla da tanto, ma manca la volontà.

Si riconverte la produzione da auto a benzina ad auto ad idrogeno, ibride ed elettriche di tutti i tipi (chissà quanti prototipi hanno già sfornato senza dircelo), motorini, monopattini, tutto ciò che la creatività e il genio possono inventare.

Ogni visione deve confrontarsi con la realtà, ma questo è il compito degli esperti. E lo so che ogni volta entrano in gioco gli interessi delle lobby, dei poteri forti, dell’industria, dei sindacati, e che ognuno vuole portare l’acqua al suo mulino e non vuole rinunciare a niente.

Ma il punto è sempre lo stesso, cari miei: la paura della morte. Se non moriamo oggi di coronavirus moriremo domani, noi o i nostri figli, di inquinamento, alluvioni, “monnezza”, o dovremo sfollare anche noi, come i rifugiati e migranti che facciamo finta di non vedere.

Perché il corpo estraneo che disturba la Terra siamo sempre noi, e se continuiamo così ci espelle a forza, come già sta facendo.

Non c’è più tempo, non lo dice solo Greta Thunberg, ne siamo consapevoli in tanti. Quello che sta accadendo in questi giorni è esemplare: secondo noti esperti i virus entrano nell’atmosfera e vengono portati dagli animali a causa della deforestazione, l’inquinamento amplifica i malanni, la natura si ribella a noi. 

Riusciremo a mettere in pratica questo insegnamento? Potremo vedere ancora Roma e le nostre città libere dalle auto e dallo smog come in questi giorni? 

Intanto lasciatemi sognare.

***

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Patrizia Caiffa

Patrizia Caiffa

Direttrice responsabile di B-hop magazine. Giornalista professionista, lavoro dal '98 all'agenzia Sir. Laureata in Lingue e letterature straniere moderne, scrivo anche libri e viaggio (tanto) nel Sud del mondo. Curiosa di nuove avventure, dentro e fuori di me, ho voluto B-hop per portare bellezza, fiducia e consapevolezza nel mondo dell'informazione.

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Direttrice responsabile: Patrizia Caiffa
ISSN 2724-2528

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