(di Filippo Bocci) – Operazione coraggiosa quella del regista messicano Guillermo del Toro che con The shape of water (La forma dell’acqua) sceglie di raccontarci l’amore con una favola d’altri tempi.
Il film è ambientato nella Baltimora da piena Guerra Fredda del 1962. Elisa Esposito lavora come donna delle pulizie in un laboratorio segreto del governo americano ed è una ragazza muta perché da bambina le sono state tagliate le corde vocali.
Pure, è un’irriducibile sognatrice e ricerca nell’amore qualcosa che la completi, finché un giorno viene portato in laboratorio un essere anfibio catturato in Amazzonia; gli americani se ne vogliono servire per condurre esperimenti legati alla corsa verso lo spazio ai danni dei russi. Elisa capta subito l’intelligenza e la sensibilità del “mostro marino” e se ne innamora, ricambiata, a prima vista.
Riuscirà la nostra eroina a salvare l’umanoide dal rischio di vivisezione a cui il governo statunitense lo vuole sottoporre? Aiutata dalla sua coraggiosa amica e collega Zelda e dal vicino di casa Giles, pittore omosessuale, Elisa dovrà barcamenarsi fra i militari americani e le spie russe, in un mondo per lei finalmente colorato dall’amore, per quanto bizzarro:
“Incapace di percepire la tua forma, ti ritrovo ovunque intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi con il tuo amore, e commuove il mio cuore, perché sei ovunque”.

Pieno di echi del cinema del passato, in primis La Bella e la Bestia ma anche i grandi musical del nostro immaginario collettivo, il film invita lo spettatore a lasciarsi cullare dalla magia delle emozioni, a scommettere sulla fantasia, a perdersi con fiducia infantile.
Splendida, incantevole Sally Hawkins nella parte della protagonista e di ottimo livello la Zelda della sempre brava Octavia Spencer mentre Richard Jenkins confeziona un delicatissimo Giles. Per certi aspetti tragicamente esilarante è il personaggio del colonnello Strickland, che Michael Shannon costruisce come un cattivo da cartoon a tutto tondo.
Vincitore, fra i tanti premi, di due Golden Globes per la migliore regia e colonna sonora, il film ha trionfato con il Leone d’oro a Venezia e ha ricevuto ben 13 candidature ai Premi Oscar.