Ci sono luoghi, città, nazioni che hanno impiegato decenni, centinaia di anni, se non millenni per assurgere alla fama, Leicester ha impiegato il tempo di un campionato di calcio. La storia che vi stiamo per raccontare inizia l’8 agosto del 2015 ed è una storia di gente sfigata, perdente o almeno dimenticata dalla storia. Quel giorno il Leicester City scende in campo per giocare contro il Sunderland la prima partita della Premier League, il massimo campionato di calcio inglese. Probabilmente in pochi scommetterebbero una sterlina sulla sua salvezza ed al massimo quattro o cinque ferocissimi supporters, anche affetti da considerevoli turbe mentali, scommetterebbero sulla vittoria dello scudetto.
I famosi allibratori londinesi la danno 5.000 a 1, cioè scommettendo una misera sterlina se l’assolutamente improbabile evento si realizza se ne vincono 5.000. Eppure già alla prima il Leicester City sorprende i suoi fedelissimi vincendo con un robusto 4 a 2. E’ ai più sconosciuta questa città sita quasi al centro dell’ Inghilterra. Neanche Wikipedia le dedica grande spazio: 285.000 abitanti, bagnata da un fiume, un breve elenco di personalità, monumenti e quasi in fondo alla pagina la citazione per il Leicester City F.C., squadra di calcio. Pur essendo fondata nel 1884 il Leicester City non ha un palmarès degno di nota: tre coppe di lega, una Community Shields e sei vittorie nel campionato di seconda divisione. Gli ultimi anni sono stati particolarmente avari di soddisfazioni, nella stagione 2013/14 riesce a riagguantare la prima divisione dopo oltre un decennio trascorso nelle categorie minori e nella stagione successiva, a stento, riesce a non retrocedere nuovamente chiudendo con un insignificante quattordicesimo posto. Neanche il tecnico italiano, che viene chiamato ad allenare la squadra nel luglio 2015, ha un grande palmarès.
Claudio Ranieri, romano, testaccino, nella sua lunga carriera ha vinto qualche coppa di minor importanza nei vari tornei europei, ma mai è riuscito a vincere un campionato. Lo ha sfiorato, arrivando secondo, con la sua amata Roma, con il Monaco in Francia, con il Chelsea in Inghilterra ottenendo anche la semifinale di Champions League, insomma un perdente di successo. Nonostante questo rimane comunque difficile capire il motivo per il quale Ranieri accetti una panchina di così scarso prestigio se non immaginando che, osservando i giocatori che avrebbe allenato, abbia intravisto un fattore a lui comune: la fame di vittorie.
Il bomber, quello che nei top club spesso fa la differenza, si chiama Jamie Vardy. E’ un ex metalmeccanico, gran parte della sua carriera trascorsa a rincorrere palloni per squadre di modesta categoria, nella sua bacheca non ci sono nè coppe e nè trofei, forse qualche scolorito gagliardetto, inoltre non è lontano dal compiere 30 anni e quindi è considerato ormai un giocatore avviato sulla famigerata strada del tramonto. Se questo è il bomber figuriamoci gli altri. Tra i difensori c’è addirittura un centrale che viene dalla Giamaica, paese che ha sempre primeggiato in altre discipline sportive ma quasi inesistente nella storia del football. Si chiama Wes Morgan, è anche il capitano della squadra, ha ben 32 anni e pesa 94 kg, cioè il peso di un pugile piuttosto che quello di un giocatore di calcio. La sua bacheca è simile a quella di Vardy ma anche noiosamente simile a quella di tutti gli altri componenti della rosa: una bacheca con tanta polvere e molti ricordi.
Sono trascorsi pochi mesi da quell’8 agosto ma molto è cambiato per Leicester ed i suoi protagonisti. Oggi è una delle parole più cliccate sul web, le vecchine fanno la spesa indossando orgogliosamente la maglia blu dei loro idoli e tutta la città è dipinta dello stesso colore. I costernati allibratori londinesi contano le perdite mentre i supporters con turbe mentali le sterline. J. Vardy nel frattempo è divenuto il capocannoniere della Premier, ambito da tutti i top club europei, Morgan è divenuto più famoso di Bob Marley ed il loro Mister, Claudio Ranieri denominato a Roma “L’Imperatore”, è divenuto uno “special one”, l’uomo che, grazie ad un manipolo di gente sfigata, perdente o dimenticata dalla storia, ha saputo sconfiggere quello che sembrava il suo inevitabile destino da perdente di successo.
Ci è piaciuto raccontarvi questa storia perchè non è quella finta del calcio dei riflettori, dei calciatori divi, dei miliardi sparati dai paperoni, ma quella vera, fatta di sudore, di terra, di sacrifici e sofferenze per superare i propri limiti, una storia vera ma ricamata con i sogni fatti da bambini.