Uno spirito indomito come fuoco e una voce calda, limpida ed emozionante come un ruscello a primavera. Le sue canzoni, testi e musica, nascono da un intenso bisogno dell’anima da soddisfare immediatamente. Alice prende la sua chitarra e strimpella ad orecchio, senza conoscere note e solfeggi. Parole poetiche e suoni dai toni intimisti, ma anche blues, folk-pop e rock, fluiscono tra ricordi di amori perduti o da conquistare, spazi di solitudine liberata e gioiosa, nostalgie e speranze, dolori e rancori. “A chi mi incanta vorrei trovare qualcosa grande da fargli male, l’oro e l’argento misti al veleno possono tutto e meno di zero”. E’ questo il refrain che ha conquistato la giuria del Premio Musicultura 2013, tanto da farle vincere, tra i vari riconoscimenti degli ultimi anni, il Premio della critica con la canzone “Meno di zero”, vero debutto della cantautrice emergente Alice Clarini.
Romana, classe ’79, cresciuta “a pane e musica”, attualmente lavora part time come operatrice con i disabili e il resto del tempo sogna di poter vivere sempre di più la sua passione. Molti la paragonano a Paola Turci, una somiglianza di voce e suggestioni che accoglie con piacere, come un vero complimento. Dall’incontro con il Bah, musicista, compositore e arrangiatore, è nato il progetto musicale “Alice Clarini Project” che si propone di far conoscere i suoi brani originali sia attraverso le esibizioni live sia con il suo primo ep “Meno di zero”, che contiene sei canzoni. Un ep autoprodotto e acquistabile in versione digitale o cd su www.aliceclarini.it realizzato anche grazie alla vittoria del Premio Sabina Music Summer festival, che le ha permesso tre giorni gratuiti in uno studio di registrazione. Stasera alle 21 sarà all’Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio “Gianni Borgna” in una serata organizzata da Helikonia – INDI edizioni e produzioni musicali e Bassa Fedeltà dedicata ai cantautori emergenti.
Mi hanno chiesto tanti soldi (che non ho) per i passaggi in radio e gli uffici stampa – racconta a b-hop -. Ho deciso di puntare tutto sul passaparola e il web. Spero di poter rientrare almeno delle spese con la vendita del cd ai concerti e su internet. Oggi è quasi impossibile arrivare a livelli alti. Già è tanto conquistare un pubblico di nicchia. Le case di produzione oramai sono inaccessibili: cercano solo il prodotto commerciale da creare a tavolino, alle loro condizioni, da buttare via dopo due o tre anni. La qualità della parte artistica raramente viene presa in considerazione”.
Alice, come nasce il desiderio di scrivere e cantare le proprie parole?
“Ascolto musica da quando ero nella pancia di mia madre. Sono cresciuta a pane e musica. I miei genitori mi hanno fatto ascoltare i cantautori italiani – il mio preferito è Francesco De Gregori – e il folk americano. Mio padre scriveva, mia madre cantava nei locali, mio fratello è un bravo compositore. Ero totalmente immersa in questo mondo, nel quale mi rifugiavo anche nei momenti di solitudine”.
La tua prima canzone da bambina?
“A 7/8 anni: saltellavo a cavalcioni su una palla di gomma e canticchiavo ‘Il tavolo, la sedia, la scrivania…’ A 10 anni ho scritto il testo di una canzoncina sul quaderno”.
Ora come nascono le tue canzoni?
“Sono autodidatta, non ho mai studiato la musica. Ma ho intenzione di farlo. Ho una melodia in testa, prendo la chitarra, canto e suono. E’ un bisogno impellente. Così sento più anima. Due anni e mezzo fa ho incontrato Emiliano, in arte ‘Bah’, che mi aiuta poi ad arrangiarle. Con lui è migliorata la qualità”.
Cosa provi quando componi?
“Grande gioia. Non ho figli ma per me è come partorire e cullare un bimbo tra le braccia”.
E quando canti in pubblico?
“A volte non mi godo il momento perché mi preoccupo del giudizio della gente. Ma ultimamente sto sempre più in contatto con le mie sensazioni e quando mi lascio andare alle emozioni è bellissimo, provo gioia, commozione. Anzi, la difficoltà più grande è dare equilibrio alle emozioni: o sono troppi forti, tanto che potrei piangere in pubblico, oppure le tengo sotto controllo. Alla presentazione dell’ep, quando ho cantato ‘Il pagliaccio’, dedicata a mio padre che non c’è più, mi sono molto commossa”.
Qual’è oggi la tua idea di successo?
“Mi sono resa conto che se cerchi non sempre trovi, le porte non si aprono. Allora voglio continuare a fare quello che mi piace con passione. Solo così le cose avvengono. E quando tutto è fermo, è sufficiente restare sereni e godersi quello che c’è”.