di Agnese Malatesta – Cinquantotto donne per 365 giorni: scienziate, scrittrici e attiviste d’eccellenza che hanno ricevuto, fino ad oggi, il premio Nobel sono raccontate nell’Agenda 2021 di NoiDonne, la storica testata femminista.
Una galleria che racconta di vite di impegno, di sforzi, di obiettivi voluti e raggiunti spesso con difficoltà e discriminazioni di genere. Due le italiane premiate dall’Accademia Svedese, la scrittrice Grazia Deledda (1926) e la scienziata Rita Levi-Montalcini (1986).


Una presenza molto scarna quella femminile nel prestigioso riconoscimento, appena dodici nei primi sessant’anni del premio e poi via via qualche caso in più: ventiquattro negli ultimi vent’anni. Eppure il 2020, registra quattro assegnazioni a scienziate e ricercatrici,
“ben quattro dopo decenni di anticamera e ingiuste sottovalutazioni di talenti, ricerche e risultati”
– si legge nella prefazione dell’Agenda. Qualcosa sta cambiando?
Dal 1901, anno di nascita del Nobel, la prima donna a ricevere il premio è stata, nel 1903, Marie Curie per le ricerche insieme al marito sulla fisica; l’unica poi a bissare nel 1911 col Nobel per la chimica per gli studi sul radio e il polonio.

Il primo premio per la Letteratura andò ad una svedese, la scrittrice Selma Lagerlöf che raccontava storie del suo paese.

A lei è intitolato un asteroide e il suo volto compare sulla banconota da venti corone svedesi.
Gerty Cori, biochimica ceca ma naturalizzata statunitense, fu invece la prima donna a ricevere, insieme al marito, il Nobel per la medicina. Era il 1947. La coppia studiò un’importante via metabolica che venne poi chiamata ‘ciclo di Cori’. Non fu però facile per Gerty avvicinarsi alla medicina perché per le ragazze non era previsto lo studio delle materie scientifiche,

ma ci riuscì con l’aiuto di una professoressa che la sostenne nella preparazione al test di ingresso. In seguito Gerty dirà che quel test è stato l’esame più difficile affrontato nella sua vita.
La prima donna a ricevere il Nobel per la Pace fu, nel 1905, l’aristocratica austriaca Bertha Von Suttner,

di fatto anche scrittrice ma soprattutto attivista nel movimento pacifista internazionale.
Nobel a Dorothy Crowfoot Hodgkin nel 1964 per la chimica,

materia in cui spiccò per intuito scientifico e a cui si appassionò dopo aver ricevuto in dono dalla mamma, per il sedicesimo compleanno, un libro sulla cristallografia a raggi x; fu premiata per le ricerche sulla vitamina B-12.
A Wangari Maathai andò il premio Nobel per la pace nel 2004 per il lavoro fatto a favore del movimento delle donne in difesa dell’ambiente in Africa.

La cilena Gabriela Mistral è stata la prima donna latino-americana a ricevere un premio Nobel per la Letteratura nel 1945. Scrittrice, poetessa e femminista, fu anche attiva nella lotta contro il maschilismo dell’epoca.

Una ricercatrice francese, premio Nobel per la medicina, è protagonista di un emblematico esempio di discriminazione di genere: è Françoise Barré Sinoussi, premiata nel 2008 per la scoperta del virus Hiv, insieme al più noto e popolare Luc Montaigner. Chi se lo ricordava?

Elinor Ostrom, premiata per l’economia (2009) per i suoi studi sulle risorse comuni, tema di straordinaria attualità.
Nel 2011, Nobel per la pace a due africane, Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee, per aver lavorato a favore della valorizzazione del ruolo delle donne africane.
Sempre per la pace, premio alla yazida Nadia Murad nel 2018 per l’impegno contro gli stupri come arma di guerra che lei (e il suo popolo) ha vissuto in prima persona.
Sono solo degli esempi. Ognuna di queste vite andrebbe conosciuta. Sono modelli di vita dove orgoglio, tenacia e coraggio ne tracciano le strade.
“Il modello che queste ‘splendide 58’ propongono – si sottolinea ancora nella prefazione dell’Agenda – è magnificamente controcorrente:
non sono donne di successo, inteso come affermazione personale. Sono piuttosto esempi vincenti di come sia possibile vedere riconosciuta – e autorevolmente premiata – la scelta di seguire le proprie passioni”.
L’Agenda, arrivata alla sesta edizione, è dedicata a Rita Levi-Montalcini, in vista del decennale della sua scomparsa, nel 2022.
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